“Sono dell’idea che il Corso di Laurea Triennale sia fin troppo poco teorico. Questa frenesia di voler fare qualcosa di pratico è solo indice di immaturità”, risponde il Preside di Sociologia Gianfranco Pecchinenda. Nei primi tre anni, sottolinea, “sono concentrati gli insegnamenti di base, dunque non possono che essere teorici. In seguito, alla Magistrale, sarà possibile svolgere studi sul campo ed entrare più nel pratico. Solo a titolo d’esempio, abbiamo una Specialistica che funziona molto bene, quella in Politiche sociali e del territorio, i cui insegnamenti prevedono un lavoro empirico e sono molto legati al territorio in cui operiamo”. Riguardo l’organizzazione di seminari ed altre attività, “dallo scorso anno, quando i ricercatori hanno messo in atto la protesta contro la legge Gelmini rifiutandosi di assumere compiti didattici, i seminari sono addirittura aumentati. Questo semestre sono numerosissimi, anche se è possibile partecipare solo a seguito di una selezione, per certi versi discriminante, basata sulla media dei voti perché non abbiamo aule tanto ampie da accogliere tutti coloro che volessero prendervi parte”. Stesso discorso per Culture digitali. “Noi non insegniamo ad usare il computer o a creare siti internet. Per questo basta un semplice corso di informatica, di certo non occorre la laurea. Piuttosto ci occupiamo di studi sull’uso delle nuove tecnologie applicate ai processi di apprendimento, delle nuove tecniche di ricerca sociale in rete”. Se l’offerta didattica, poi, continua ad essere scarna – in riferimento alla scelta limitata per il biennio specialistico – è da attribuire alla carenza di risorse umane. “A causa dei pensionamenti, quest’anno il corpo docente si è ulteriormente ridotto del trenta per cento. Gli stessi professori insegnano sia alla Triennale che alla Specialistica. Si capisce che non ci sono risorse per ampliare l’offerta formativa”. Sulle sessioni d’esame per tutti, il Preside chiarisce: “L’anno scorso abbiamo fatto un grande sforzo per agevolare i fuori-corso e dare loro la possibilità di sostenere esami anche ad aprile, non so se quest’anno potremo farlo e non è detto che ciò debba diventare un diritto per tutti. Gli studenti devono capire che l’organizzazione didattica è cambiata ormai da diversi anni (si sono succeduti tre diversi ordinamenti) e siamo in ulteriore fase di cambiamento. In definitiva, inserire appelli per tutti ad aprile significherebbe bloccare i corsi, vista la carenza di aule, e non possiamo permettercelo”.
Insegnamenti di base alla Triennale, studi sul campo alla Magistrale

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