Investimento dell’Ateneo per aggiudicarsi un testo apografo di Leonardo

Si è arricchito di un magnifico esemplare di cinquecentina il patrimonio librario della Federico II. È stato presentato l’11 novembre presso l’Aula Pessina il codice con un testo apografo di Leonardo da Vinci acquistato dall’Ateneo da una famiglia napoletana, i Brodetti. Il testo rischiava di andare all’estero, come spiega proprio il Rettore Gaetano Manfredi, e non erano poche le case d’asta, tra cui Sotheby’s, che avevano fatto offerte anche allettanti: “L’Ateneo ha deciso di investire questo denaro per l’acquisto del volume, sia per allargare il già ricco patrimonio librario della Federico II – spiega Manfredi – sia perché, impedendo che fosse venduto all’estero, si è resa esplicita una delle funzioni dell’Ateneo, cioè di essere custode di quello che è il valore del patrimonio culturale cittadino”. “È evidente – commenta il Prorettore Arturo De Vivo – che l’Università ha compiuto uno sforzo per rendere possibile l’acquisto
di questo libro, sforzo al quale ha partecipato anche tutto il personale di biblioteca, ma era importante dare un segnale positivo, proprio nel momento in cui la nostra città ha vissuto momenti difficili e gravi lacerazioni del suo patrimonio librario, essendo stata involontaria protagonista di una ‘fuga di libri’. Riuscire a mantenere qui un codice che era in una famiglia di via Martucci è una testimonianza importante e ricorda anche la vivacità culturale che ha
sempre animato questa città”. Un investimento di 15 mila euro per un bellissimo manoscritto nel quale è riportato il trattato sulla Pittura di Leonardo, insieme ad altri due trattati minori e sconosciuti, e che grazie ad una digitalizzazione ad altissima definizione sarà messo a disposizione di tutti sul sito eco.unina.it. “La famiglia Brodetti teneva a che il Codice fosse conservato in un’Istituzione che ne garantisse la conservazione e la fruizione pubblica e per questo ha rinunciato ad offerte ben più alte della nostra – spiega il prof. Roberto Delle Donne, Presidente del Centro di Ateneo per le Biblioteche – Il testo è già stato digitalizzato ed è disponibile sulla nostra piattaforma”. “L’Università ha svolto il compito di Istituzione culturale cittadina – aggiunge ancora il Prorettore – Il Testo è affidato, ora, alle cure di studiosi che saranno in grado di leggere la storia che questo codice ci testimonia”. Ed è grazie alla segnalazione di Angela Cerasuolo, studiosa del Museo di Capodimonte, e poi della consulenza di Carlo Pedretti, tra i maggiori esperti vinciani al mondo, che si è riusciti ad arrivare a questo esemplare custodito in una biblioteca privata da secoli. “Il codice era sfuggito alle ricerche di tutti gli studiosi vinciani di questi secoli – afferma il prof. Carlo Vecce, docente di Letteratura Italiana all’Orientale e studioso di Leonardo – La prima segnalazione mi è arrivata dalla dott. ssa Cerasuolo nel 2012, e devo dire che ad una prima visita in casa Brodetti non mi ero reso conto di quanto fosse importante: pensavo fosse un manoscritto del ‘600. La sorpresa, ad un’analisi più attenta, è stata di trovarmi davanti ad uno dei manoscritti più antichi. Lo studio di questi primi manoscritti è importante perché raccontano anche l’ambiente culturale dell’epoca. Questo esemplare rivela, inoltre, una mano d’artista e di esperto di quello che stava copiando”. Il manoscritto è stato redatto probabilmente a Firenze o negli ambienti della corte Mantovana, luoghi di origine della famiglia Brodetti, verso la fine del XVI secolo. “Un libro quasi leggendario appartenuto ad un personaggio leggendario – commenta il prof. Matteo Palumbo, docente di Letteratura alla Federico II – Ed è interessante proprio il fatto che sia un trattato sulla pittura, arte che Leonardo riteneva superiore alle altre”. “Il prezioso codice – spiega, quindi, Carlo Pedretti in un videomessaggio – è una abbreviazione del Trattato sulla Pittura e appartiene alla categoria degli apografi, ed è quindi tra i più vicini a quelli compilati dall’allievo di Leonardo, Francesco Melzi, che aveva effettuato la prima copiatura dai manoscritti originali, molti andati ormai perduti”. “Questo volume rappresenta l’ennesimo tassello che va a comporre il quadro della diffusione degli studi vinciani nel Mezzogiorno – sono le parole di Alfredo Buccaro, Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Iconografia della Città Europea e noto esperto leonardiano – Già qualche anno fa il Codice Corazza è stato pubblicato grazie alla sensibilità dell’Ateneo. Grazie anche alla sensibilità degli ex Presidi di Ingegneria, Cosenza e Salatino, abbiamo cercato di portare alla luce quella che è la testimonianza vinciana nel Mezzogiorno
e da cui si forma anche la figura dell’ingegnere. Inoltre, a testimoniare l’interesse verso Leonardo che ha sempre animato Napoli, grazie ad un’intesa con la Biblioteca Nazionale e la Fondazione Pedretti, in occasione del quinto centenario dalla morte di Leonardo, dovrebbe essere inaugurata una sezione leonardiana nella Biblioteca di Palazzo Reale, dove saranno raccolti testi scritti da studiosi vinciani napoletani e i manoscritti. Solo il fondo Corazza conta centinaia di opere”.
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