Il racconto affascinante di una passeggiata spaziale. Condito da qualche curiosità. Il pubblico, accorso numeroso, il 26 maggio, nell’Aula Magna della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, lo ha ascoltato rapito. L’astronauta russo Sergej Vasil’evic Avdeev, fisico ed ingegnere, ha narrato la propria esperienza nello spazio con diverse missioni Sojuz, tutte dirette alla stazione Mir. Ha viaggiato per complessivi 747 giorni, 20 millisecondi nel futuro, secondo i calcoli sviluppati in accordo con la teoria della relatività generale di Einstein. Lo hanno accolto il Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Alfredo Testa, il Direttore del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione Furio Cascetta. Nelle altre nazioni c’è un importante investimento all’interno delle realtà operative e di ricerca, sottolinea il prof. Massimo Capaccioli, Emerito di Astronomia e Astrofisica dell’Università Federico II: “Avdeev porta al petto una medaglia che fa comprendere quanto per la Russia sia di primaria importanza investire sulla crescita culturale, e non solo, del proprio paese, premiandolo per l’efficace attuazione del volo spaziale sulla stazione orbitale Mir e la visualizzazione
di coraggio ed eroismo”. Avdeev è, infatti, eroe della federazione russa, insignito della Medaglia per i contributi della conquista nello spazio e di altre importanti onorificenze nella madrepatria, oltre ad essere anche Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore francese. Una personalità che ha affascinato la sala gremita di studenti che gli hanno propinato le domande più disparate: dalla possibilità di accesso in questo mondo a come sia possibile sopperire
alla mancanza dei propri affetti restando mesi lontano dalla propria famiglia. “Il fattore psicologico incide molto in questi casi – spiega Avdeev – così come bisogna ben tenere a mente i fattori di tempo e spazio. Ci preparano in precedenza a tutto ciò grazie ad un team medico efficiente. Sicuramente anche la conoscenza della lingua è importante per chi si avvia ad un lavoro del genere. In origine veniva adottato all’unanime il russo, poi si è passati all’inglese, sebbene vi sia stata anche la via di mezzo che prevedeva un misto fra le due lingue principalmente adottate”. Importante anche il ruolo della fede: “Nelle mie spedizioni mi sono reso conto che non tutto può essere spiegato mediante la ragione. Esistono sicuramente leggi che vanno al di là della comprensione umana, che non è possibile spiegare con leggi fisiche e astrofisiche. I viaggi spaziali sono stati per me fonte di crescita anche personale da questo punto di vista”. Seguono, poi, una serie di riprese effettuate a bordo delle sue spedizioni così da illustrare via via agli studenti aspetti positivi e più duri di chi svolge questo compito. “Sono stato colpito dalle condizioni in cui vivono gli astronauti: dalla necessità di dover fare continui esercizi per il
miglioramento della muscolatura e della struttura ossea, alla conduzione di esperimenti a bordo per studiare la divisione di liquidi e gas. In uno spazio che sembrava limitato vi è tutto ciò che è necessario all’essere umano per svolgere funzioni essenziali”, afferma Mario, secondo anno del Corso di Laurea in Ingegneria Industriale. “Un incontro piacevole che ci ha aperto gli occhi sulla realtà poco conosciuta e sulle difficoltà che si vivono a bordo della nave spaziale – continua Salvatore, studente al primo anno del Corso di Laurea in Ingegneria aerospaziale-meccanica – come ad esempio il cibo che è limitato e l’acqua che viene ricavata anche dall’umidità della cabina”. Un evento che ha indubbiamente aperto le speranze anche a chi volentieri intraprenderebbe questa strada. “Sarebbe un sogno per me entrare a far parte di una squadra scelta per una missione nello spazio – afferma Sara, prossima alla laurea in Ingegneria Aerospaziale – ma anche dedicarmi alla struttura delle navicelle, scoprirne i segreti e contribuire sostanzialmente allo sviluppo della ricerca!”.
M.T.P.
di coraggio ed eroismo”. Avdeev è, infatti, eroe della federazione russa, insignito della Medaglia per i contributi della conquista nello spazio e di altre importanti onorificenze nella madrepatria, oltre ad essere anche Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore francese. Una personalità che ha affascinato la sala gremita di studenti che gli hanno propinato le domande più disparate: dalla possibilità di accesso in questo mondo a come sia possibile sopperire
alla mancanza dei propri affetti restando mesi lontano dalla propria famiglia. “Il fattore psicologico incide molto in questi casi – spiega Avdeev – così come bisogna ben tenere a mente i fattori di tempo e spazio. Ci preparano in precedenza a tutto ciò grazie ad un team medico efficiente. Sicuramente anche la conoscenza della lingua è importante per chi si avvia ad un lavoro del genere. In origine veniva adottato all’unanime il russo, poi si è passati all’inglese, sebbene vi sia stata anche la via di mezzo che prevedeva un misto fra le due lingue principalmente adottate”. Importante anche il ruolo della fede: “Nelle mie spedizioni mi sono reso conto che non tutto può essere spiegato mediante la ragione. Esistono sicuramente leggi che vanno al di là della comprensione umana, che non è possibile spiegare con leggi fisiche e astrofisiche. I viaggi spaziali sono stati per me fonte di crescita anche personale da questo punto di vista”. Seguono, poi, una serie di riprese effettuate a bordo delle sue spedizioni così da illustrare via via agli studenti aspetti positivi e più duri di chi svolge questo compito. “Sono stato colpito dalle condizioni in cui vivono gli astronauti: dalla necessità di dover fare continui esercizi per il
miglioramento della muscolatura e della struttura ossea, alla conduzione di esperimenti a bordo per studiare la divisione di liquidi e gas. In uno spazio che sembrava limitato vi è tutto ciò che è necessario all’essere umano per svolgere funzioni essenziali”, afferma Mario, secondo anno del Corso di Laurea in Ingegneria Industriale. “Un incontro piacevole che ci ha aperto gli occhi sulla realtà poco conosciuta e sulle difficoltà che si vivono a bordo della nave spaziale – continua Salvatore, studente al primo anno del Corso di Laurea in Ingegneria aerospaziale-meccanica – come ad esempio il cibo che è limitato e l’acqua che viene ricavata anche dall’umidità della cabina”. Un evento che ha indubbiamente aperto le speranze anche a chi volentieri intraprenderebbe questa strada. “Sarebbe un sogno per me entrare a far parte di una squadra scelta per una missione nello spazio – afferma Sara, prossima alla laurea in Ingegneria Aerospaziale – ma anche dedicarmi alla struttura delle navicelle, scoprirne i segreti e contribuire sostanzialmente allo sviluppo della ricerca!”.
M.T.P.