L’Aula Rossa di Monte Sant’Angelo dedicata al prof. Carlo Ciliberto

Una cerimonia diversa dalle altre. Martedì 20 gennaio, l’Aula Magna Rossa di Monte Sant’Angelo, presente un folto pubblico, è stata intitolata ad una figura emblematica e fondamentale per la storia recente dell’ateneo fridericiano: il matematico Carlo Ciliberto scomparso nel 2004. Nato nel 1923 ad Ercolano in una famiglia di operai, ha percorso tutta la carriera accademica fino ai massimi vertici. Nel ’68, in piena contestazione studentesca, viene eletto Preside della Facoltà di Scienze. In seguito diventerà Consigliere di amministrazione e Rettore dell’Ateneo per dodici anni – dal 1981 al 1993 -.
Fautore dei progetti di nuova edilizia universitaria, molti docenti anziani hanno trascorso con lui lunghe nottate a Palazzo San Giacomo in attesa che venisse approvata la variante al piano regolatore che avrebbe poi permesso la realizzazione di Monte Sant’Angelo. Tutti ricordano la sua insonnia, la sua grande capacità di lavorare, la sua grande conoscenza dei problemi  e delle persone, la Cinquecento ‘scassata’ sempre piena di borse, perché la sera a casa continuava a lavorare. 
L’intervento del Rettore Guido Trombetti è quello commosso di un allievo: “ha rappresentato una nuova generazione, gestendo l’università quando era un cantiere aperto. Fu un grande innovatore, capì subito l’importanza dell’informatizzazione e previde prima di altri l’epoca dell’informatica diffusa, in cui tutti avrebbero avuto un computer sulla propria scrivania. Quando si aveva un problema personale, lo trovavi sempre disponibile. Per quanto era disponibile come amministratore e amico, tanto era intransigente come professore. Personalmente ho imparato tanto da lui, ma credo che tutti gli dobbiamo qualcosa”. “Aveva una visione ampia del ruolo guida che l’università deve svolgere nella società. Questo approccio non solo dimostrava capacità di gestione, ma rappresentava anche la garanzia che l’università aveva un futuro. La sua elezione a Rettore è emblematica in questo senso: la prima dopo l’allargamento della base elettorale”, ricorda Massimo D’Apuzzo Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie. Ed ha aggiunto: “a lui dobbiamo l’invenzione della SUN e la dipartimentalizzazione”. 
“L’ultima volta che l’ho visto era qui, in questa sala, durante la consegna della laurea a John Nash. L’aula era gremita di studenti e mi chiedevo cosa ne sarebbe stato di questa cerimonia senza il suo lavoro che fa onore a chi, nonostante le difficoltà, non demorde. La nostra Facoltà ha un grande debito di riconoscenza verso di lui” dice il Preside di Economia Achille Basile. “Viviamo un momento di grave crisi e l’università non può sottrarsi, deve dare una risposta e dimostrare di essere in grado di rinnovare la propria offerta e gestione conservando la propria identità, lavorando nel ricordo di quelli che hanno fatto la nostra storia. Per questo, quella di oggi non è una cerimonia formale” aggiunge il Preside di Scienze Roberto Pettorino. “Era un uomo di origini umili, che ha scalato tutti i gradini della scala accademica. Questo dimostra che l’università ha un grande ruolo, dobbiamo continuare ad essere un ascensore sociale, aperti a tutti e con tasse basse” sostiene Edoardo Cosenza, Preside di Ingegneria. Il prof. Lorenzo Mangoni, per molti anni Preside di Scienze, è stato uno degli amici e collaboratori più stretti di Ciliberto. “Ha dato una grande accelerazione al processo di trasformazione dell’università in struttura di massa. Sono convinto che il suo impegno, da solo, renda prestigiosa quest’opera che sarà per sempre legata al suo nome” conclude indicando la sala intorno a lui. Il Direttore del Dipartimento di Matematica e Applicazioni, Gioconda Moscariello, parla del talento e dell’impegno di Ciliberto nel reclutare giovani. “Ha contribuito alla nascita di due Dottorati, in Matematica e in Matematica Applicata e Informatica – oggi Scienze Computazionali – quest’ultimo in consorzio con altre università meridionali. Ha sempre avuto grande interesse per i calcolatori e si impegnò per far nascere il primo centro per il calcolo in parallelo. Sempre molto attento alla didattica e all’internazionalizzazione, fu tra i primi ad adottare un testo scritto in lingua straniera”. 
Alla cerimonia sono presenti anche la moglie Dora Celeste Amato e i figli Ciro e Gennaro, rispettivamente matematico e genetista, che prendono la parola per ringraziare la platea. “Non credo che sia usuale in cerimonie come questa che i familiari prendano la parola, ma mi sento ancora a casa. Questo Complesso deve molto al suo impegno. Si è già detto che si trattava di anni difficili, ma le persone della sua generazione venivano da anni ancora più difficili. Il loro impegno ha permesso di andare avanti. Questo dimostra che, seguendo il loro esempio, si può fare di più” (Ciro). “Era una figura molto ingombrante, per questo credo che tutti e due abbiamo poi cercato una nostra strada fuori. Ha compiuto tutto questo pur avendo un grave difetto fisico, che gli ha insegnato ad affrontare le battaglie. Il suo aiuto verso qualcuno non è mai stato clientelare, ma sempre basato sulla meritocrazia” (Gennaro).
      Simona Pasquale
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