L’esasperazione di un gruppo di studenti del Vecchio Ordinamento bloccato da anni sull’esame di Lingua e Letteratura Inglese con il prof. Stefano Manferlotti

E’ mercoledì 4 febbraio quando uno studente di Lingue, accompagnato da un esterno, si presenta nello studio di un docente per aggredirlo e insultarlo, rendendo necessario l’intervento delle guardie giurate. Lo studente in questione, iscritto al Vecchio Ordinamento, è stato bocciato per la tredicesima volta all’esame di Lingua e Letteratura Inglese 3 dal prof. Stefano Manferlotti. Un episodio di violenza deprecabile che ha riportato però in primo piano il disagio di un gruppo di studenti del Vecchio Ordinamento, da anni bloccato su quell’esame. 
Dopo l’episodio, il Preside Arturo De Vivo ha chiesto ai Presidenti dei Corsi di Laurea Triennale e Specialistico di Lingue di istituire una Commissione che si occuperà d’ora in poi di seguire gli studenti che devono ancora superare l’esame: sia per evitare che possano ripetersi episodi incresciosi, sia perché il prof. Manferlotti, ormai da un anno afferente al Corso di Laurea in Lettere Moderne – dove insegna Letterature Comparate -, esaurisce con quest’ultimo appello la fase di transizione che lo legava ancora al Corso di Lingue. 
Ora gli esami
si sosterranno con una Commissione 
di Valutazione
“Al prof. Manferlotti va tutto l’appoggio dei colleghi. È impensabile che un docente possa subire un’aggressione di questo genere, per di più da uno studente esterno al Corso di Laurea”, dichiara la prof.ssa Silvana La Rana, Presidente del Corso di Laurea Triennale in Lingue. “E come docente di Inglese posso attestare che il compito dello studente bocciato era davvero inaccettabile. In ogni caso, in seguito alla tensione creatasi intorno a questo episodio, e al disagio espresso da un gruppo di studenti, il Preside ha incaricato me e la prof.ssa Anna Maria Palombi Cataldi di istituire una Commissione di valutazione, e poiché noi docenti di Lingua inglese abbiamo già un modulo operativo i ragazzi potranno sostenere l’esame direttamente con noi”. 
La questione è quindi risolta e le tensioni possono dissiparsi; ma per molti studenti l’esame in questione sembra essere stato più che un normale scoglio da superare; piuttosto un circolo vizioso dal quale non sono riusciti ad uscire per anni, continuando a ripetere per quattro, sette, dieci volte lo stesso esame, ogni volta con meno fiducia nelle loro capacità. E non sono mancati i casi di studenti che abbiano denunciato il loro disagio anche al Preside di turno, con tanto di certificati che attestavano disturbi psicologici. Ma se in una situazione così tesa è difficile stabilire torti e ragioni – fatta eccezione per il singolo episodio dell’aggressione al docente, in cui la colpa pende dal lato dello studente – è davvero incredibile che la Facoltà abbia accettato che un gruppo di studenti potesse ripetere lo stesso esame per dieci e più volte, con lo stesso docente, senza intervenire (ad esempio con corsi di recupero) a sostegno della loro preparazione tra un appello e l’altro. La mancanza di supporto didattico viene in effetti denunciata dallo stesso prof. Manferlotti, che da parte sua si è detto sempre disponibile ad offrire spiegazioni aggiuntive durante il suo orario di ricevimento. Ma il sostegno da parte dello stesso docente non poteva certo bastare, soprattutto perché con uno studente che è stato ripetutamente bocciato allo stesso esame il rapporto sarà chiaramente privo della necessaria serenità (almeno da parte dello studente), a prescindere dalla preparazione o dalle qualità del singolo insegnante, che in questo caso è uno studioso noto e apprezzato a livello europeo. 
Alcuni tra i docenti del Dipartimento parlano di una “questione di carattere” del professore e dei suoi modi che possono essere male interpretati, ma sottolineano che è anche un docente “che dà tanto, che ha molti pro e molti contro”. E riconducono il disagio espresso dagli studenti ad un ‘problema strutturale’ dell’Università, che spesso permette a persone con una preparazione insufficiente di arrivare a sostenere esami di grado avanzato. C’è chi vede in questa questione anche un problema di responsabilità individuale, che spesso manca da parte degli studenti: “potrà sempre capitare nella vita di avere un problema con un docente, o con un’altra figura autoritaria”, sostiene la prof.ssa Anna Maria Lamarra, “ma bisogna avere il coraggio delle proprie azioni, andare direttamente dalla persona in questione a discuterne, senza nascondersi dietro a chi si affida a modi assolutamente incivili per risolvere le cose. Bisognerebbe istituire un’assemblea periodica in ogni Corso di Laurea, in cui docenti e studenti potrebbero abituarsi al confronto reciproco”.
Tra attacchi di panico
e voglia di mollare
tutto, gli studenti 
raccontano….
Gli studenti che hanno sollevato il problema non sembravano per lo più in grado di affrontare il problema in prima persona. Come A. che racconta: “sono stata bocciata per anni, volevo cambiare Università a causa di questo esame. Alla fine ho trovato il coraggio di rivolgermi alle istituzioni, anche con l’aiuto di un altro docente, ma sono tuttora in cura da uno psicologo. La prova scritta si svolgeva in un clima di tensione inaudita. Il professore una volta mi si è avvicinato dopo dieci minuti, ha guardato quello che avevo scritto sul foglio e mi ha chiesto: ‘quante volte hai ripetuto l’esame?’. ‘Due volte’, ho risposto. E lui mi ha invitato ad andarmene e tornare direttamente per ripeterlo la terza”. Una versione confermata anche da altre due studentesse: “sono bloccata da più di due anni sull’esame di Lingua e Letteratura Inglese 3”, racconta B., “neanche fosse un esame di Medicina o Diritto penale. I miei amici si laureano, l’età incalza, e mi ritroverò ad immettermi sul mercato del lavoro con anni di ritardo. Mi vergogno a dire che sono stata bocciata sette volte. E’ una situazione frustrante, anche perché ripeto l’esame ormai meccanicamente, senza più alcuna fiducia in me stessa. E’ diventata una questione che ha minato la mia autostima. Il punto non è la severità del docente, che può essere del tutto giustificata. Ma il clima che caratterizzava gli esami ha convinto la maggior parte di noi, soprattutto a quelli che lo ripetono da più tempo, che non ce l’avremmo mai fatta a superarlo. L’atteggiamento del docente era spesso umiliante, tendeva a sminuire chiunque sollevasse una questione, come se ti mettesse delle ‘orecchie d’asino virtuali’ per renderti ridicola davanti a tutti. All’esame non potevi neanche provare a chiedere una penna che subito venivi trattato come un criminale e spostato davanti alla cattedra. Più volte prima di dare l’esame i miei sonni sono stati tutt’altro che tranquilli e so di persone che sono state colte anche da attacchi di panico e sono dovute ricorrere ad un supporto psicologico”. 
“Vorremmo un
trattamento 
più umano”
L’esame è oggettivamente difficile, racconta un’altra studentessa, “ma il punto è che ormai dopo quattro bocciature avevo un rifiuto totale della materia. Una mia amica qualche tempo fa cercò di parlarne direttamente con il Rettore, oltre che con il Preside di allora, ma non si è mai mosso niente. Alcuni di noi del Vecchio Ordinamento ormai lavorano, un paio di volte sono venute delle ragazze incinte… Non vogliamo che ci venga regalato l’esame, ma vorremmo un trattamento più umano. Se fosse possibile chiederei all’Università un risarcimento per danni psicologici ed economici. Tra di noi, per vergogna, cerchiamo di non ricordare più quante volte siamo stati bocciati. E di bocciatura in bocciatura si è creato un clima di sudditanza psicologica, non avendo la possibilità di svolgere l’esame con altri docenti ed essendo costretti a dipendere unicamente dal suo giudizio. Certo possiamo dire di avere imparato con lui una serie di nozioni importanti, ma ci portiamo dietro anche un bagaglio davvero negativo in termini di esperienza umana. Se un giorno insegnerò, spero di non ritrovarmi mai a riprodurre gli atteggiamenti aggressivi e l’atmosfera di tensione continua che ho subito”.
“Mi ha bocciato
7 volte ma 
lo ringrazio”
Non tutte negative però sono le esperienze legate all’esame: “l’ho sostenuto e superato direttamente la prima volta”, racconta una ragazza che sta per entrare nello studio del prof. Manferlotti con la tesi in mano, “non è affatto così terribile, è solo che come tutti i professori anche lui può avere i suoi momenti storti; l’importante per superare l’esame è studiare molto”. 
“Io l’ho ripetuto due volte – aggiunge C.- non è impossibile come si dice, ma certo è difficile e su noi del Vecchio Ordinamento il professore si è accanito parecchio”. 
“E’ piuttosto duro nel giudicare gli errori, non ammette leggerezze o sviste per distrazione, ma se vai sempre dal professore a ricevimento a farti spiegare punto per punto tutti gli sbagli e sei tenace, alla fine lo superi”, spiega G., che lo ha ripetuto solo una volta. “L’importante è che ti attieni del tutto alle sue indicazioni, perciò alla fine quelli che vanno sempre da lui a ricevimento vengono promossi. Anche perché, non essendoci la possibilità per noi del Vecchio Ordinamento di seguire nuovamente il corso, questa è l’unica possibilità per cercare di imparare qualcosa in più tra un appello e l’altro”. C’è anche chi dice di aver apprezzato proprio il particolare rigore del docente: “mi ha bocciato 7 volte, ma lo ringrazio”. 
All’ultimo appello c’erano 42 candidati: di questi, 31 sono stati nuovamente bocciati. Accanto al nome di alcuni di loro, una stelletta indica che la bocciatura è dovuta ad “errori gravi”, come spiegato nella legenda sotto all’elenco dei nomi. Mentre tra i promossi, due stellette vicino al nome significano che la promozione è stata “conseguita con fatica”. 
Il docente: gravi
lacune nella
preparazione
Il professore ne fa da sempre una questione di difesa della meritocrazia e di una obiettività nel giudicare la preparazione degli studenti che da altri colleghi vengono invece promossi con eccessiva leggerezza. “Capisco bene il disagio degli studenti e sono il primo a rammaricarmene”, afferma il professore, “ed è altrettanto ovvio che sarei ben  felice se l’esame in questione lo superassero tutti. Ciò detto, debbo sottolineare che stiamo parlando di un terzo anno, di una materia qualificante e di lacune nella preparazione davvero gravi”, sottolinea Manferlotti. “Qualcuno si chiederà come abbiano fatto a superare le prove del primo e secondo anno: me lo sono chiesto anch’io, ma si capisce bene che si tratta di un quesito che va posto ad altri. Devo anche precisare che questo esame hanno poi finito per superarlo quasi tutti. Dei duecento iniziali sono rimasti una trentina di studenti. Con tutti sono sempre stato prodigo di consigli, spiegazioni e orientamento metodologico. Il vero problema è che, essendo del vecchio ordinamento, non possono giovarsi di corsi di recupero che sarebbero utilissimi. Non so, infine – conclude il docente – se possa confortarli sapere che dal gennaio scorso sono passato al Corso di Laurea in Lettere. Ciò significa che dopo la sessione di febbraio la cura e lo svolgimento degli esami una volta connessi alla mia cattedra spetteranno ad altri colleghi”.
Viola Sarnelli
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