La ‘cura dell’altro’ nell’Unione Europea

“Il tema fondamentale, il filo conduttore, è quello della cura ed è un aspetto centrale, perché la filosofia politica contemporanea intende sempre più dare ascolto ed attenzione alle istanze delle persone. È un approccio che storicamente è stato sempre fortemente radicato nella tradizione femminista. Oggi alcune correnti di pensiero lo hanno portato fuori dal discorso specificamente femminista ed è diventato un tema di riflessione generale”. La prof.ssa Mariapia Paternò, che insegna Storia delle dottrine politiche a Scienze Politiche, presenta il nuovo ciclo di seminari che ha curato nell’ambito del progetto EUcare. Inizierà il 26 marzo e si protrarrà fino a maggio. Si svolgerà in modalità a distanza, come tutta l’attività didattica che si tiene in Ateneo in questa fase. È una iniziativa alla quale partecipano vari docenti, tra i quali Armando Vittoria e Fortunato Musella. Il ciclo di seminari, dice, “rientra in una iniziativa  più ampia che è partita già lo scorso anno accademico. Quella, per l’appunto, di EUcare. Mira a fornire agli studenti una visione d’insieme della realtà in continua evoluzione dell’Europa sociale. L’idea alla base è quella di favorire una diversa comprensione del ruolo dell’Unione e di analizzare in quale misura i cittadini possano contribuire al processo di creazione di un’Europa sociale che tenga virtuosamente insieme il livello nazionale e quello sovranazionale”. Prosegue: “L’etica della cura implica la possibilità di ascoltare e dare una opportunità a chi è in difficoltà. È un modo di considerare la politica come l’azione di chi si occupa di distribuire il lavoro di cura. Negli Stati Uniti questa corrente di pensiero ha avuto molto a che fare con la critica del liberismo selvaggio, perché lì lo Stato sociale è sempre stato poco presente. In Europa le cose stanno un po’ diversamente. Personalmente ritengo che uno degli aspetti più interessanti stia nell’idea di immaginare che si possa collegare la cura ad iniziative come il servizio sociale europeo. Dunque anche ad una scuola e ad un apprendimento per i giovani, qualcosa di diverso dall’alternanza scuola-lavoro della quale tanto si è parlato. Oggi i giovani sono tenuti fuori da qualsiasi cosa ed invece è fondamentale che imparino la cura verso l’altro”. Una parola chiave delle politiche che pongano al centro il prendersi cura è ‘fragilità’. Sottolinea la docente: “L’uomo aspira all’indipendenza, ma è un essere fragile. Bisogna che si metta al centro dell’agire politico la fragilità e la vulnerabilità umana. È necessario, per questo, innanzitutto che la si riconosca. L’autonomia si può raggiungere solo al termine di un lavoro di cura andato a buon fine”. Nel ciclo di seminari, prosegue la docente, “c’è anche una parte rivolta alla riflessione su come oggi l’Unione Europea potrebbe dare dimostrazione di capacità di farsi carico delle fragilità. Siamo su un crinale, si può andare da una parte o dall’altra di questa soglia. Una parte del progetto, poi, si occupa di cose legate al contesto sanitario”.
EUcare, si diceva, è al suo secondo anno di vita. “Partimmo – ricorda Paternò – con seminari in presenza. Siamo stati poi costretti a tenerli a distanza. Abbiamo aperto e chiuso in varie occasioni. Alla luce di quello che è accaduto, della pandemia che quando iniziò EUcare era ovviamente inimmaginabile, direi che è un successo portare avanti il progetto di ricerca ed i seminari, sia pure in modalità online”.
Chiunque sia interessato può partecipare ai seminari, oltre agli studenti di Scienze Politiche (quelli della Magistrale potranno acquisire 6 crediti nell’ambito delle attività formative a scelta con la presenza e la stesura di una relazione su una tematica trattata negli incontri).
Fabrizio Geremicca
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