La Facoltà premia i suoi migliori laureati triennali

Giovani, appassionati, hanno conseguito la laurea Triennale nei tempi previsti e con risultati eccellenti. Sono stati premiati dal Rettore Guido Trombetti e dal Preside Edoardo Cosenza, l’8 maggio nel corso di una cerimonia che si è svolta presso l’Aula Magna della Facoltà. Sono in tutto sedici, uno per ciascun Corso di Laurea. I migliori di ogni Classe di Laurea hanno ricevuto borse di studio da 3mila euro ciascuna, intitolate alla memoria di tre Presidi del passato: Gianni Astarita, Nando Gasparini e Aldo Raithel. 
“Non so come ho fatto ad andare così bene negli studi, certamente occorre  un minimo di sacrificio”, spiega Giuseppe Lucibello, laureato in Ingegneria Edile. Attribuisce alla famiglia (“che ha supportato economicamente”) e dei compagni di studio (“mi hanno aiutato molto”) la sua celerità Riccardo Vizioli, laureato in Ingegneria Civile, che segue una tradizione di famiglia, ma specifica: “non basta. Ti deve anche piacere quello che fai, altrimenti non riesci ad ottenere risultati”. “Ho seguito tutti i giorni perché il contributo che si può trarre dalle lezioni è insostituibile”, afferma Chiara Petrillo, laureata in Ingegneria delle Telecomunicazioni, che ha scelto questo indirizzo per l’interesse verso le nuove tecnologie. “Impegno e tanto amore per quello che fai”, il segreto per riuscire bene secondo Mariangela Leo, laureata in Scienze ed Ingegneria dei Materiali, che sogna il dottorato e la ricerca e che ha svolto una tesi sull’analisi dell’atomizzazione, riproducendo in ambiente chiuso, all’interno della galleria del vento del CIRA di Capua, le nuvole.  
Ed ora la parola ai bravi tra i bravi.
Carlo Scalo, 23 anni, di Sant’Angelo dei Lombardi, laureto in Ingegneria Aerospaziale con 110 e lode (media di partenza 29,6 con 11 lodi) è uno dei tre borsisti, premiati per ‘essere molto secchioni’. Studi difficili, facoltà dura, questa l’essenza delle parole di Carlo. “Il mio professore di Aerodinamica, non si spiega perché gli studenti vadano fuori per l’Erasmus dal momento che gli ingegneri italiani, napoletani in particolare, dettano legge nel mondo. Qui lavorano docenti intellettualmente fuori dalla norma”. Passione e impegno sono gli ingredienti che gli hanno permesso di concludere brillantemente il triennio. “Mi sono sacrificato molto, ho studiato tantissimo e sto ancora studiando molto alla Specialistica. Per ottenere questi risultati ci vuole passione, il senso del dovere, da solo, non basta” Carlo si è iscritto ad Ingegneria perché nure una grande passione per la matematica e la fisica, nata come reazione all’ambiente scolastico. Quella per gli aerei è nata grazie ad un gioco. “Me l’ha trasmessa un amico con un simulatore di volo”. Un amore sviscerato per l’Algebra Lineare stimolata dagli incontri “con quei personaggi fuori dal comune dei quali parlavo prima”. Nel corso della tesi di laurea Carlo  si è occupato di Metodi Ottici per la visualizzazione di campi di moto. “È la tecnica per la visualizzazione di campi di moto tridimensionali, realizzata per Pininfarina ed utilizzata per stimare la resistenza aerodinamica di un Audi A2. Studiamo le particelle in moto intorno ad un corpo”. Un’aspirazione: “mi piacerebbe fare un dottorato all’estero di Fluidodinamica Numerica. I nostri professori sono i primi a sostenere che, se si vuole crescere, bisogna andare fuori”.
Saluta con favore l’iniziativa della Facoltà “perché l’impegno va premiato”. Paolo Melillo, 22 anni, laureato in Ingegneria Biomedica (media di partenza 30 con 12 lodi). Ingegneria, una scelta per passione. “Avevo superato il test di ammissione a Medicina, ma poi ho avuto dei ripensamenti. Ho scelto quindi Ingegneria, dopo qualche tentennamento ho preferito l’indirizzo biomedico. Ho scelto con il cuore: ho deciso di interessarmi ad un campo nuovo e affascinante, anche se non è semplice trovare lavoro in questo ambito”. La passione per la scienza è di vecchia data anche se ha frequentato il Liceo Classico. Paolo ha avuto anche tempo per coltivare un hobby: “ho la passione della scrittura, sono giornalista pubblicista. Scrivo per il giornale della Diocesi di Napoli e per un giornale locale di Casoria”. Nel corso della tesi, si è occupato di Telemedicina, lavorando nell’ambito di un progetto di Telecardiologia per il monitoraggio a distanza, attraverso la rete, dei cardiopatici.  Adesso sta seguendo la Specialistica. “Spero di riuscire, in futuro, a svolgere un lavoro coerente con la mia formazione. A parità di opportunità, vorrei restare a Napoli. Mi piacerebbe viaggiare per confrontarmi con altre realtà e riportare qui le cose apprese altrove. Non ho il sogno di fuggire”. 
Non si aspettava di essere addirittura il  migliore della Classe di Laurea Clemente Cantelmo, 22 anni, laureato in Ingegneria Gestionale dei Progetti e delle Infrastrutture (media di partenza 29,79 con 13lodi). Racconta: “al liceo studiavo, ma niente di speciale. All’Università, invece, ho iniziato a seguire con maggiore impegno. Mi sono concesso pochi interessi, solo un po’ di piscina. Ho preso 30 al primo esame, poi 30 al secondo ed ho capito il metodo. Non sono un genio, non capisco tutto al volo. Seguo bene i corsi ed evito di uscire la sera durante settimana”. Nella tesi ha affrontato la costruzione di reti idrauliche, in particolare quelle conducono il gas metano nelle abitazioni. “Mi sono occupato della rete del gas metano di Nola, vicino dove abito”. La scelta di Ingegneria è stato in parte casuale, in parte utilitaristica. “A scuola mi piacevano le materie scientifiche e la Storia dell’Arte e, per questo, avrei voluto iscrivermi ad Architettura. Mio padre mi ha un po’ dissuaso orientandomi verso Ingegneria perché mi avrebbe offerto maggiori opportunità. Ho sostenuto il test attitudinale ad Ingegneria, sono risultato pienamente e così ho scelto l’indirizzo gestionale per l’Ingegneria civile, perché mi è piaciuta la presentazione”. Le motivazioni per proseguire in questo campo, sono in parte ideali. “Con il mio lavoro si possono prevenire disastri come quelli di Sarno. Mi piacerebbe fare qualcosa che di utile. Costruire pozzi in Africa, per esempio. In generale, mi immagino in cantiere con il caschetto in testa”. 
Simona Pasquale 
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