Un viaggio metaforico indietro nel tempo, per tornare a riappropriarsi fisicamente del presente. Si potrebbe riassumere così il senso del sopralluogo presso il Duomo di Napoli, organizzato e pensato dal prof. Stefano D’Ovidio per gli studenti del corso di Storia dell’arte medievale (Triennale di Lettere Moderne) nell’ambito delle attività integrative in presenza. In un luogo inconfondibile per i napoletani – lo scrigno di tesori, le imponenti pietre bianche dedicate prima alla Maria Assunta, poi a San Gennaro, che rappresenta in senso lato il sottile confine tra sacro e pagano – il 26 aprile, per circa tre ore, 20 studentesse e studenti (suddivisi in due gruppi di 10 per ridurre il rischio Covid) varcheranno la soglia della basilica monumentale per “vedere sul campo ciò che si studia dai manuali – spiega il referente – che purtroppo trattano poco il sud e Napoli, quindi c’è bisogno di integrare lo studio teorico con quello di natura pratica”. L’obiettivo è “trasmettere ai ragazzi la stratificazione”, concetto che si sostanzia in secoli di domini stranieri, aggiunte architettoniche, influenze artistiche variegate; senza dimenticare gli scavi archeologici presenti sotto la Basilica di Santa Restituta, che rimandano all’antica Grecia e al tempio ora distrutto dedicato ad Apollo, antico protettore di Partenope – i quali “purtroppo non sono attualmente visitabili, è un vero peccato”, rimugina D’Ovidio. Letteralmente, per il docente si tratta di solchi temporali che “interagiscono tra loro”. Banale chiedersi perché la scelta del luogo dove ricostruire ‘la presenza universitaria’ sia ricaduta proprio sulla cattedrale: “Da un punto di vista artistico, si trova tutto. Dalla fase paleocristiana, passando per l’età romanica, per finire con il trecento”. E proprio nel cuore della città i partecipanti potranno riassaporare il contatto fisico sottratto senza mezzi termini dal Covid, una spinta a nuova vita passando attraverso ciò che Napoli cela con mistero nelle sue membra. Itinerario già approntato. Si inizierà da ciò che resta della fase paleocristiana: la basilica di Santa Restituta, primitiva chiesa cattedrale della città e pure la basilica più antica che contiene al suo interno il famoso affresco trecentesco di Santa Maria del Principio. A testimonianza della maestosità del Duomo, questa rappresenta la terza cappella della navata sinistra. Ma una volta arrivati lì, non si potrà ignorare il battistero di San Giovanni in Fonte con i suoi mosaici, un piccolo locale cui si accede tramite una porta lungo la navata laterale destra della basilica. E l’architettura? Pronto il passaggio attraverso il cortile del palazzo episcopale e la Cappella Capece Minutolo (appartenente ancora alla medesima famiglia) di epoca gotico-angioina. Si chiuderà con due must: il Crocifisso romanico e la Cappella degli Illustrissimi di età medievale. Insomma, tutto pronto – “virus permettendo”, conclude tra il serio e il faceto D’Ovidio.
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