La psicologia di comunità al servizio della città: è qui che trova la sua missione in una dimensione urbana lo studio dei contesti socioculturali. Il seminario Napoli: Urban Participation and Co-creation HUB del 3 febbraio, voluto dal Community psycology lab della Federico II, durante il quale sono intervenuti tra gli altri il sindaco Luigi de Magistris e il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi, ha voluto rappresentare il momento conclusivo di ben tre anni di lavoro svolti da questo laboratorio, con il coinvolgimento di un folto gruppo di ricerca e di oltre 200 studenti. “L’incontro di Castel Capuano è stato il punto di arrivo di una fase in cui si sono sviluppati diversi percorsi che hanno abbracciato la dimensione della riqualificazione urbana – spiega la prof.ssa Fortuna Procentese, referente del progetto – Abbiamo lavorato, con la prof.ssa Caterina Arcidiacono, insieme ad associazioni che operano sul territorio da tempo, per poter, attraverso la partecipazione attiva degli studenti, cercare di cogliere le domande della Città. Questo attraverso gli strumenti tipici della psicologia di comunità come interviste, questionari ed eventi, per arrivare ad individuare risposte possibili di riqualificazione urbana, che noi intendiamo non solo dal punto di vista architettonico e urbanistico, ma soprattutto per quanto riguarda la qualità di vita, il benessere sociale di un quartiere”. Il lavoro è stato svolto su due luoghi molto diversi della città: la zona di Porta Capuana e il Molo San Vincenzo. “Attraverso l’esperienza di tirocinio e laboratori condotti da noi, gli studenti hanno preso parte attiva al processo, per un lavoro che è durato più di un anno su Porta Capuana, la cui referente è la prof.ssa Arcidiacono, e che si è concluso in diversi eventi, tra cui un flash mob. Hanno avuto modo di esperire una prassi degli strumenti tipici della loro professione e anche di partecipare attivamente ad eventi sul territorio comunicando con il quartiere in maniera attiva”. Fondamentale è stata l’interazione con tante associazioni come Lanificio25 e I Love Portacapuana. Durante l’evento del 3 febbraio, aggiunge la prof.ssa Procentese, si è parlato di Porta Capuana,
“ma anche delle attività che stiamo svolgendo nella zona portuale, in particolare al Molo San Vincenzo per il quale io sono referente. Abbiamo portato esperienze di tre anni di lavoro e in alcune situazioni anche in questo caso gli studenti hanno svolto un ruolo attivo a supporto di iniziative collaborative con la cittadinanza: in particolare l’evento al Maggio dei monumenti in cui si è aperto il Molo e i ragazzi hanno raccolto le impressioni dei visitatori, mentre noi abbiamo coordinato il lavoro insieme agli urbanisti e a tutte le associazioni di Friend’s Molo San Vincenzo per poter
sviluppare un lavoro interdisciplinare affinché quest’area cittadina fosse percepita come bene comune e quindi convogliare in un’apertura che sarà prossima”. Progetti come questo che calano l’accademia nella rete urbana hanno una doppia valenza: “Da un lato aiutano gli studenti che vi partecipano a calarsi in quella che potrà essere
la loro realtà lavorativa, dall’altro evidenziano quello che la psicologia può fare per la città. Siamo presenti sulla progettualità futura ed intermediari tra cittadinanza, stakeholders e istituzioni. Si tratta di una visione molto innovativa anche per un discorso professionale perché riusciamo ad uscire dall’ambito privato della professione, per avere un setting urbano”.
Valentina Orellana
“ma anche delle attività che stiamo svolgendo nella zona portuale, in particolare al Molo San Vincenzo per il quale io sono referente. Abbiamo portato esperienze di tre anni di lavoro e in alcune situazioni anche in questo caso gli studenti hanno svolto un ruolo attivo a supporto di iniziative collaborative con la cittadinanza: in particolare l’evento al Maggio dei monumenti in cui si è aperto il Molo e i ragazzi hanno raccolto le impressioni dei visitatori, mentre noi abbiamo coordinato il lavoro insieme agli urbanisti e a tutte le associazioni di Friend’s Molo San Vincenzo per poter
sviluppare un lavoro interdisciplinare affinché quest’area cittadina fosse percepita come bene comune e quindi convogliare in un’apertura che sarà prossima”. Progetti come questo che calano l’accademia nella rete urbana hanno una doppia valenza: “Da un lato aiutano gli studenti che vi partecipano a calarsi in quella che potrà essere
la loro realtà lavorativa, dall’altro evidenziano quello che la psicologia può fare per la città. Siamo presenti sulla progettualità futura ed intermediari tra cittadinanza, stakeholders e istituzioni. Si tratta di una visione molto innovativa anche per un discorso professionale perché riusciamo ad uscire dall’ambito privato della professione, per avere un setting urbano”.
Valentina Orellana