Laureato in Filologia Classica, primo alla selezione per l’Accademia di Arte Drammatica

Sarà ormai un luogo comune abusato, ma in effetti Francesco Puccio è la prova concreta di come studi classici possano ancora costituire una “base solida che permette di affrontare le avversità, una chiave per la lettura critica degli eventi, per l’analisi di testi e fonti di tutti i tipi”, come sostiene lui stesso.  A testimonianza di ciò c’è la sua piccola parabola personale: dopo la triennale in Lettere Classiche e la specialistica in Filologia Classica, è arrivato primo nella selezione nazionale per l’accesso alla prestigiosa Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’amico, con tanto di complimenti per la sua cultura classica, come sottolinea soddisfatto il prof. Salvatore Cerasuolo, Presidente della specialistica. Un corso di studi che Francesco ha ritenuto importante nella sua formazione, soprattutto in quanto “patito di Greco, sia per quanto riguarda la letteratura che la lingua; mi ha sempre affascinato moltissimo l’insieme della cultura e della civiltà greca, tra cui ovviamente il teatro”. “L’anno scorso ho promosso, con il patrocinio morale dell’università, una mostra fotografica su elementi dell’architettura mediterranea accompagnati da brani dell’Odissea in una nuova traduzione di noi studenti della specialistica, con la supervisione del prof. Cerasuolo; il progetto si chiamava appunto ‘Odissea minima’. Ma mi è rimasto qualcosa di un po’ tutte le materie, del Corso nel suo insieme” continua Francesco. Anche se, per il futuro, si potrebbe pensare di apportare qualche modifica anche alla più classica delle specialistiche: “Filologia Classica è forse troppo ingessata nello studio esclusivo della letteratura greca e latina; aggiungere qualche esame estraneo a questa direzione, come storia o storia dell’arte, contribuirebbe ad una formazione a 360gradi, pur senza snaturare il senso del corso di studi”, sostiene Francesco, aggiungendo che “l’iter complessivo avrebbe bisogno di una sterzata verso la modernità”. 
Parallelamente alla formazione classica universitaria, Francesco porta anche avanti da anni autonomamente la propria formazione teatrale: “ho iniziato con un laboratorio di teatro al liceo, come molti altri, lavorando su testi sia classici che contemporanei, e poi ho continuato con una compagnia giovanile che ho diretto, mettendo in scena testi più tradizionali partenopei, come la Gatta Cenerentola, in occasione di festività e manifestazioni cittadine”, racconta. Ma è all’università che la passione per la cultura classica e per il teatro si incontrano in maniera più compiuta, fondando i Kalokagatoi, gruppo teatrale in cui confluiscono vari studenti del corso di Lettere Classiche, che potrà contare anche sull’appoggio e sul coordinamento dei professori Spina e Valenti. E a partire dall’inizio della triennale i Kalokagatoi (che in una traduzione pedestre potrebbe suonare in italiano come ‘i belli e buoni’) mettono in scena testi che vanno da Pavese all’Odissea, da Seneca a Durenmatt, dal quale fanno un’apposita riduzione scenica del romanzo Morte della Pizia.
“La mia è una formazione autodidatta – spiega Francesco- motivo per cui il risultato ottenuto nell’arrivare primo alla selezione per la Silvio D’Amico è sicuramente un punto importante d’arrivo, ma credo di potermi definire in fase di rodaggio. La formazione accademica, soprattutto in una sede così prestigiosa, può essere utile ma non per tutti digeribile, ci sono cose che non coincidono con la mia formazione”, come dire che l’Accademia può andare stretta a chi è autodidatta e, come si definisce lui stesso, piuttosto “vivace intellettualmente” e alla ricerca di esperienze più concrete – “mi piacerebbe molto poter seguire da vicino un grande regista, e osservarne direttamente il lavoro”-.
Nel frattempo comunque Francesco si gode il risultato ottenuto e prepara nuovi lavori insieme agli altri componenti dei Kalokagatoi: in programma a Napoli per ora c’è una lettura nel corso dell’incontro (si terrà martedì 19 dicembre alle ore 17.00 presso la Libreria Pisanti al Corso Umberto I, 23)  con Laurent Pernot, professore dell’università di Strasburgo e presidente della International Society for the History of Rhetoric, incentrato sulla presentazione di due volumi del professore in tema di retorica classica. La compagnia lavora anche alla messa in scena di un’altra opera di Durenmatt, questa volta un testo prettamente teatrale. Un autore che continuano a scegliere “perché è un contemporaneo che affronta la classicità in maniera moderna e questo per me vale in generale: il mio interesse per il mondo antico è sempre stato in funzione del mondo moderno. Non come qualcosa destinato a rimanere su uno scaffale di una libreria, a se stante. Non ha senso. Nella tragedia greca – come hanno detto già molti – c’è già tutto, tutta la civiltà occidentale successiva. Sono discipline da studiare oggi per avere una chiave di lettura di una modernità a tratti deprimente – conclude Francesco- La nostra modernità ha bisogno di quella cultura”.
Viola Sarnelli
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