Lo scrittore Giorgio Fontana incontra gli studenti

“Ho voluto dar vita ad un romanzo da camera su questioni veramente vissute. Un racconto introspettivo perché tutto il succo del libro ruota attorno all’eredità di valori che tramanda il padre al figlio magistrato. Il protagonista non è un eroe, ma un uomo che ha paura e che comunque dà tutto se stesso per mantenere il più possibile intatto l’equilibrio della società dell’epoca (gli anni ’80)”, ha spiegato lo scrittore Giorgio Fontana, autore del libro ‘Morte di un uomo felice’ (alcuni brani tratti dal testo sono stati letti dall’attore Roberto Giordano), Premio Campiello 2014, alla folta platea di studenti accorsa nella Biblioteca Guarino, il 13 febbraio, per l’incontro “Tra Diritto e Letteratura”. Anche ai nostri giorni, ha aggiunto, “dovremmo agire per il bene comune, non perché siamo eroi, ma per il rispetto degli altri”. Dal libro si evince che il diritto non è marchiato a fuoco e quindi indelebile: “La legge deve essere interpretata ed occorre comprendere la zona che c’è fra giustizia e diritto. I nostri magistrati hanno un potere enorme e possono determinare l’esito delle vite di alcune persone, a loro va il mio augurio di sbagliare il meno possibile”. È questo il messaggio che si vuole trasmettere: “il potere deve essere sempre accompagnato da un forte senso di responsabilità se si vogliono evitare abusi di qualsiasi genere”. L’appuntamento con Fontana si inserisce nel solco di un progetto portato avanti dalla cattedra del prof. Salvatore Prisco, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico e docente di Diritto pubblico comparato. “Sono 5 anni che incontriamo magistrati, scrittori e professionisti vari, nell’ambito di questo progetto – dice il professore – Ogni volta il numero dei partecipanti cresce e questa è una bella soddisfazione”. Il docente proporrà l’attivazione di “un esame complementare di Diritto e Letteratura, al fine di aprire un varco nelle nostre vecchie tradizioni. Queste ultime sono fondamentali e vanno rispettate, ma occorre innovare per aprire le menti”. Non solo diritto quindi per i futuri giuristi: “Assolutamente no. Come diceva Carnelutti ‘chi conosce solo il diritto, non conosce nemmeno il diritto’ e condivido appieno. Bisogna esplorare i rapporti fra i linguaggi della letteratura e il diritto, facendoli confluire nella nostra comune umanità”. Un po’ come ha fatto lo scrittore Fontana, raccontando la storia di un giovane procuratore della Repubblica, alle prese con la lotta al terrorismo italiano degli anni ‘80, impelagato fra la legge ed i suoi interrogativi morali. “Fontana ha dato vita ad un libro teso e certo di fatti, dove il diritto ed i valori personali si incontrano e si scontrano. L’atmosfera che si riesce a percepire è proprio quella di chi ha vissuto quegli anni e ha visto, alcune volte, l’impotenza della giustizia. Racconto che si legge tutto d’un fiato e che farà porre tanti interrogativi ai nostri studenti”, dice il prof. Prisco. A commentare il testo, la dott.ssa Fulvia Abbondante, ricercatrice di Istituzioni di diritto pubblico: “Erano anni che non mi imbattevo in un libro così accattivante. L’evidente lucidità ed il distacco dell’analisi storica ci fa ritornare nel passato agli anni bui, facendoci recuperare ciò che oggi è più facile dimenticare che accettare”. Questi seminari che discorrono di letteratura “sono un elemento chiarificatore, che fa capire da dove veniamo e ci dà il perché di alcune scelte operate dal legislatore. La letteratura è una sorte di introduzione al diritto che gli studenti dovrebbero avere come base”. La parte tecnica dell’incontro è stata affidata al dott. Giuseppe Sassone: “Nella mia carriera ho conosciuto colleghi più virtuali del protagonista del romanzo – scherza il giudice della Corte d’Assise – Il personaggio scelto da Fontana è ricco e vero e rappresenta una pagina della storia del Paese. La lettura mi ha dato tanti stimoli, spesso annotavo i paragrafi che mi colpivano e che rappresentavano al meglio la magistratura e la politica”. Da tenere a mente: “Il concetto di vendetta e giustizia espresso nei dialoghi fra i protagonisti. Il processo ha una funzione di ricostruzione sociale che dovrebbe essere tradotto in giustizia, purtroppo non sempre è così ed anzi avere giustizia può confondersi con cercare vendetta. Quest’ultima è un’altra cosa che deve restare fuori dalle aule di tribunale”. Colpita dalle parole del libro anche la prof.ssa Clelia Iasevoli, docente di Procedura Penale: “Fontana è uno scrittore sensibile che ci dimostra come la nostra funzione di garanti debba essere messa a disposizione degli umili e dei deboli. Dobbiamo iniziare a chiederci se vi è una vera presa di coscienza da parte della magistratura italiana. Incontri come questi debbono spingerci a fare domande, innescando una vera e propria rivoluzione culturale. Solo così potremmo farvi diventare magistrati o avvocati di coscienza e non solo dediti alle leggi”. 
Susy Lubrano
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