Lo scrittore svedese Björn Larsson a L’Orientale. Accolto da una platea di studenti e studentesse che hanno seguito il corso in Letteratura Nordica della professoressa Maria Cristina Lombardi, promotrice dell’iniziativa che si è svolta il 19 gennaio presso la sede del Rettorato a Palazzo Du Mesnil, Larsson ha presentato il suo ultimo romanzo “I poeti morti non scrivono gialli”.
Gli studenti, o meglio i lettori del libro (parte del loro esame), si sono mostrati conoscitori profondi della produzione dello scrittore (da Il Cerchio Celtico, a La vera storia del pirata Long John Silver, Il porto dei sogni incrociati, La saggezza del mare) e incuriositi di ascoltare per la prima volta la “penna” creatrice dell’interessante opera. Lo scrittore – docente di Letteratura Francese all’Università di Lund – spiega un po’ quella che è la genesi del suo libro, il ‘cantiere’, come lui stesso ha tenuto a precisare. Si tratta di “una specie di giallo”. Fin dal sottotitolo, Larsson si propone di giocare con questo genere. Afferma infatti: “Il giallo riposa sull’inchiesta, sull’enigma, il giallo svedese ormai è una moda. Quando la letteratura diventa etichetta a me non piace”. La sua è un’esigenza di fare qualcosa di nuovo e non piegarsi a quella moda. Scrive su richiesta della sua casa editrice francese, perché “il giallo svedese è un genere che vende”. Larsson, però, rinuncia all’atmosfera noir propria dei romanzi nordici e offre una personale chiave di lettura: “Il giallo svedese è serio, non c’è un sorriso, non c’è l’ironia che caratterizza il giallo italiano, come in Camilleri”. Da qui il lavoro e il costante pensiero di costruire qualcosa di originale, dato che il giallo ha già una sua forma: “c’è una vittima, un commissario, un colpevole. Inizialmente non volevo scrivere un giallo”. Prende corpo quindi l’idea di ammazzare un poeta che scrive un giallo, un omicidio che viene camuffato in suicidio (“i poeti si suicidano per la vita dura che vivono, non si uccidono”) e il commissario che indaga è un amante di poesia. La poesia, così, irrompe nella prosa: “La poesia è una sfida, la poesia è in contrasto con la prosa del romanzo; il tempo del romanzo è il passato, quello della poesia è il presente dell’eternità e farlo convivere con la prosa del romanzo è difficile”. Alle parole dello scrittore seguono interventi (quasi un’intervista) della professoressa e degli studenti. Una studentessa chiede: “Quanto di autobiografico c’è nel libro?”. Lo scrittore: “Non c’è niente di autobiografico, ma di biografico, come il poeta (il poeta del romanzo) che è un mio amico”. La prof.ssa Lombardi: “Com’è il rapporto con il tuo lavoro di scrittore e quello di professore?”. Larsson: “Scrivo sulla barca. Sull’acqua non ci sono distrazioni. Non scrivo ogni mattina perché insegno. La prima versione la scrivo di continuo, la revisione la rileggo più volte”. L’amore che lo scrittore ha per il mare, per la barca a vela, affonda le sue radici nella sua esistenza, Larsson vive per sette anni con la moglie sulla sua barca a vela “Rustica”. La docente: “Scrivi avendo in mente un piano, un montaggio della storia?”. “Non ho un piano, il romanzo è come la vita, voglio scoprire la trama con i miei lettori. C’è un mistero, se si fa un piano, il mistero finisce”, conclude Larsson.
Valentina Passaro
Gli studenti, o meglio i lettori del libro (parte del loro esame), si sono mostrati conoscitori profondi della produzione dello scrittore (da Il Cerchio Celtico, a La vera storia del pirata Long John Silver, Il porto dei sogni incrociati, La saggezza del mare) e incuriositi di ascoltare per la prima volta la “penna” creatrice dell’interessante opera. Lo scrittore – docente di Letteratura Francese all’Università di Lund – spiega un po’ quella che è la genesi del suo libro, il ‘cantiere’, come lui stesso ha tenuto a precisare. Si tratta di “una specie di giallo”. Fin dal sottotitolo, Larsson si propone di giocare con questo genere. Afferma infatti: “Il giallo riposa sull’inchiesta, sull’enigma, il giallo svedese ormai è una moda. Quando la letteratura diventa etichetta a me non piace”. La sua è un’esigenza di fare qualcosa di nuovo e non piegarsi a quella moda. Scrive su richiesta della sua casa editrice francese, perché “il giallo svedese è un genere che vende”. Larsson, però, rinuncia all’atmosfera noir propria dei romanzi nordici e offre una personale chiave di lettura: “Il giallo svedese è serio, non c’è un sorriso, non c’è l’ironia che caratterizza il giallo italiano, come in Camilleri”. Da qui il lavoro e il costante pensiero di costruire qualcosa di originale, dato che il giallo ha già una sua forma: “c’è una vittima, un commissario, un colpevole. Inizialmente non volevo scrivere un giallo”. Prende corpo quindi l’idea di ammazzare un poeta che scrive un giallo, un omicidio che viene camuffato in suicidio (“i poeti si suicidano per la vita dura che vivono, non si uccidono”) e il commissario che indaga è un amante di poesia. La poesia, così, irrompe nella prosa: “La poesia è una sfida, la poesia è in contrasto con la prosa del romanzo; il tempo del romanzo è il passato, quello della poesia è il presente dell’eternità e farlo convivere con la prosa del romanzo è difficile”. Alle parole dello scrittore seguono interventi (quasi un’intervista) della professoressa e degli studenti. Una studentessa chiede: “Quanto di autobiografico c’è nel libro?”. Lo scrittore: “Non c’è niente di autobiografico, ma di biografico, come il poeta (il poeta del romanzo) che è un mio amico”. La prof.ssa Lombardi: “Com’è il rapporto con il tuo lavoro di scrittore e quello di professore?”. Larsson: “Scrivo sulla barca. Sull’acqua non ci sono distrazioni. Non scrivo ogni mattina perché insegno. La prima versione la scrivo di continuo, la revisione la rileggo più volte”. L’amore che lo scrittore ha per il mare, per la barca a vela, affonda le sue radici nella sua esistenza, Larsson vive per sette anni con la moglie sulla sua barca a vela “Rustica”. La docente: “Scrivi avendo in mente un piano, un montaggio della storia?”. “Non ho un piano, il romanzo è come la vita, voglio scoprire la trama con i miei lettori. C’è un mistero, se si fa un piano, il mistero finisce”, conclude Larsson.
Valentina Passaro