Lo stage: “un’esperienza formativa”

Sono una trentina i ragazzi che hanno partecipato ai gruppi Web 2.0 e Edimedia del progetto Fixo Azione 3, tutti giovani laureati triennali o iscritti alla Specialistica, che hanno cercato nello strumento dello stage un primo rapporto con il mondo del lavoro.
“Esperienza istruttiva e gratificante”. La racconta così Salvatore Landolfi, giovane laureato in Linguaggi Multimediali e Informatica Umanistica, che ha partecipato a Web 2.0. “Il progetto si divide in una prima fase di studio in aula per la preparazione allo stage, basata su un’area essenzialmente tecnica: in particolare io ho studiato social media, marketing, web marketing, insieme a nozioni tecniche ed alcune basi di diversi linguaggi di programmazione. La seconda fase di stage l’ho svolta presso la NinjaMarketing, un laboratorio creativo sul marketing a Cava de’ Tirreni”, spiega entusiasta Salvatore, elencando tutte le fasi della sua esperienza come se facesse già parte del team. “Il nostro obiettivo è quello di creare contatti per mettere in circolo un messaggio pubblicitario. Il lavoro è prettamente on line ed è stato molto interessante, perché è costantemente creativo e bisogna avere ingegno. Inoltre, la NinjaMarketing è una delle prime aziende che si occupa di questo genere di marketing per cui c’è stato anche l’aspetto relativo alla ricerca, con traduzioni di testi dall’inglese”. Per Salvatore, attualmente iscritto alla specialistica in Produzione Multimediale, lo stage presso la NinjaMarketing è stato davvero illuminante, non solo perché “ho potuto mettere in pratica alcune nozioni imparate durante il corso di laurea”, ma soprattutto perché gli ha offerto la possibilità di “un’esperienza di formazione più pratica e concreta rispetto a quello che si può studiare in aula e sono stato messo al lavoro fin dal primo giorno”.
Chi partecipa al progetto Fixo deve star sicuro che non andrà a far fotocopie, ma sarà immediatamente operativo, come racconta anche Laura Iovino, laureata in Linguaggi Multimediali che ha svolto lo stage presso Nascar web agency di Agnano: “mi è sembrata un’esperienza molto adatta al mio tipo di curriculum accademico. Mi sono occupata di marketing assistent, definizione strategie di marketing e ho creato contenuti web per alcuni siti. E’ stato interessante anche perché lavorando con un ritmo di nove ore al giorno entri davvero in stretto contatto con la realtà del lavoro”.
Dopo il tirocinio, 
un solo contratto
di lavoro
Lo stage impone anche il rallentamento degli studi perché un impegno lavorativo quotidiano non offre la possibilità materiale di poter studiare o dare esami, in particolare per chi lo stage lo ha svolto fuori Napoli: a Torino, Milano o Palermo. “Abbiamo svolto il nostro stage presso la casa editrice Alpina di Torino – raccontano Angela Pezzullo, Valentina Venezia e Fernanda Riccio – Ognuna di noi si è occupata di un settore diverso”. Valentina ha lavorato alla progettazione di piattaforme e-learning, Angela all’ufficio stampa e all’area della comunicazione e Fernanda come addetto e-book. “L’assegnazione è stata casuale – spiegano – e non aveva nessuna attinenza con i nostri studi universitari, però è stata comunque un’esperienza positiva perché ci ha permesso di sviluppare capacità in settori diversi”. Inoltre, aggiungono un po’ sornione: “abbiamo visto il vero volto del padrone! Entrare a diretto contatto col mondo del lavoro ci ha fatto capire come sono in realtà i rapporti tra colleghi e con i superiori: ci aspettavamo qualcosa di più ‘dolce’, invece, sono stati molto duri” . Anche per Irene Tortorella, laureata in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa, e stagista a Palermo presso Dario Flaccovio Editore, l’impatto con il mondo del lavoro non è stato per niente soft. “Otto o nove ore al giorno di lavoro ti fanno capire cosa vuoi fare, se lavorare come libera professionista o come lavoratore dipendente”, dice. Lo stage “è stata un’esperienza molto formativa perché ho potuto vedere come si lavora davvero in una casa editrice: c’è molto più lavoro di quanto mi aspettassi! Durante i tre mesi di stage, mi sono occupata di social network, creazione eventi e concorsi letterari, tra cui il primo concorso letterario su Facebook”. Irene è anche una dei pochi a mantenere i contatti con l’azienda dove ha svolto lo stage: “si tratta di telelavoro, che posso svolgere da casa, e mi pagano 300 euro al mese. E’ un progetto di vendite online che, per adesso, mi hanno approvato fino all’1 aprile, poi se funziona avrò una proroga”.
Certo non per tutti gli stagisti l’esperienza è stata utile.  C’è anche chi, come M., ritiene di aver solo “perso tempo”. Racconta la giovane con un po’ di ritrosia: “mi dispiace perché sono stati tutti molto gentili con me, sia al Caot che in azienda, però non me la sento di raccontare bugie: sono stata tre mesi a non far niente, magari avessi fatto fotocopie! Forse sono stata sfortunata”.  
Una delle questioni di cui si lamentano sottovoce i ragazzi è che lo stage resta un momento episodico, tant’è solo una di loro ha firmato un contratto presso l’azienda milanese dove aveva svolto il tirocinio. Per gli altri solo “proposte ridicole”, come spiegano delle ragazze che preferiscono rimanere anonime. Accusano le aziende di sfruttare gli stagisti: “a loro fa comodo partecipare a questi progetti perché prendono soldi dal Ministero ed in più hanno un lavoratore gratis: gli arrivano sempre stagisti freschi che poi, terminato il periodo, liquidano tranquillamente”.
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