“Oggi in tutte le Università italiane si discute e riflette sui problemi del sistema universitario italiano con lo scopo di segnalare il ruolo strategico degli atenei nel panorama nazionale e sensibilizzare l’opinione pubblica. L’Orientale ha rapporti scientifici con le Università di tutto il mondo grazie alla mobilità internazionale. Ma le nostre bandiere sono a mezz’asta in segno di lutto per una circostanza dolorosa”, afferma in apertura dell’incontro del 21 marzo la Rettrice Elda Morlicchio invitando i presenti a osservare un minuto di silenzio per la libertà della ricerca e, in particolare, per gli studenti Erasmus coinvolti nel tragico incidente stradale avvenuto in Spagna. All’ordine del giorno vi sono alcuni argomenti di dibattito intesi a inaugurare una nuova fase di rinascita per l’Università in declino. Come enunciato nel documento programmatico della CRUI, “l’Università è una fonte di ricchezza per il territorio dal punto di vista culturale ed economico, poiché grazie a essa i paesi diventano più innovativi e competitivi”. La parola chiave della prolusione rettorale è, dunque, ‘innovazione tecnologica’. “Il progresso della nazione passa attraverso le discipline umanistiche e, in particolare, l’interazione tra le culture straniere. Nello specifico, la ricchezza specialistica del nostro Ateneo costituisce un patrimonio unico di rilevanza mondiale per la pluralità di ambiti disciplinari studiati”, osserva la Rettrice Morlicchio.
Crescono le
immatricolazioni
Crescono le
immatricolazioni
A tal proposito, L’Orientale lancia un dato positivo registrando quest’anno un aumento delle immatricolazioni: +2,2% alle Triennali e, in maniera più considerevole, +13,11% alle Magistrali. Ciononostante, “la mia impressione è che l’Italia non sia consapevole della funzione che l’alta formazione e ricerca abbiano sull’avvenire del sistema-paese. Infatti, abbiamo il numero di laureati più basso d’Europa”. Meno investimenti dei fondi pubblici comportano meno studenti, meno docenti, meno dottori di ricerca. “Parallelamente, un minor numero di studenti incide sulla minore disponibilità di fondi per il diritto allo studio. A ciò si associa il problema del mancato turnover. Il personale tecnico-amministrativo e i docenti non sono incentivati e le loro retribuzioni sono fra le più basse su scala europea”. Nonostante i gravi tagli ai finanziamenti, l’Italia si colloca all’ottavo posto tra i paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per la qualità della produzione scientifica. Una questione ampiamente dibattuta è, infatti, la fuga dei cervelli. “Fuggire in cerca di un’occupazione diventa una scelta obbligata, anche se nel caso degli studenti di lingue e culture straniere trovare possibilità di lavoro all’estero spesso è una scelta di vita. L’effetto ambivalente della fuga è che, però, non ci sono altrettanti stranieri che vengono a svolgere la loro attività di ricerca in Italia”. Un altro capitolo complesso è legato ai limitati investimenti nelle infrastrutture universitarie (laboratori, attrezzature tecnologiche, biblioteche, residenze). Su un piano analogo, “anche la spesa di ricerca sostenuta dai privati è più bassa rispetto agli standard europei. Occorre dialogare di più con il mondo dell’impresa”. In attesa di effettive soluzioni di cambiamento, “chiediamo risorse economiche adeguate per rispondere con risorse umane altrettanto adeguate al livello internazionale. Vorremmo, infine, che la nostra voce arrivasse nelle aule del governo, ai rappresentanti della politica e delle istituzioni”. A conclusione del discorso della Rettrice, si susseguono gli interventi sul tema delle migrazioni, coordinati dal prof. Giuseppe Civile, ProRettore alla Didattica e Presidente del Polo Didattico di Ateneo, il quale sottolinea “l’urgente bisogno di cambiamento in un contesto di ‘grande freddo’ in cui tutte le componenti universitarie versano”. Tra le criticità più evidenti del sistema universitario, “emerge una generale carenza di finanziamento aggravatasi negli ultimi anni a seguito dei tagli imposti dalle leggi finanziarie a partire dal 2008”, riferisce il dott. Giuseppe Giunto, Direttore Generale de L’Orientale. “Già nel 2007 un documento elaborato da una Commissione tecnica del Ministero dell’Economia e delle Finanze annunciava la crisi imminente. Un sistema sottofinanziato non è, ovviamente, in grado di competere. Il comparto universitario è l’unico della pubblica amministrazione che nell’ultimo quinquennio ha effettivamente tagliato la spesa. I finanziamenti alle Università sono drasticamente diminuiti oltre il 18% e quelli per il diritto allo studio oltre il 15%. Mi domando se sia così difficile capire che le università producono cultura anche in termini economico-patrimoniali”. Anche il prof. Giuseppe Cataldi, docente di Diritto internazionale e Tutela dei diritti umani nell’UE, mette in primo piano “il ritorno economico prodotto dalle Università sul territorio in quanto centro di attrazione e spazio di migrazione dei saperi. Basti pensare alla Via della seta per ricordare che l’Europa moderna nasce attraverso un canale di comunicazione, un flusso di informazioni e scambi in continua osmosi. Dal 1990 al 2010 il continente europeo ha attratto il triplo dei migranti rispetto al ventennio precedente, in larghissima parte provenienti dall’Africa subsahariana. Il fenomeno delle ecatombi nel Mediterraneo ha costretto i paesi dell’UE a un piano d’azione per gestire la crescita esponenziale dei rifugiati siriani. Tuttavia, le operazioni predisposte non si propongono fini umanitari bensì la prevenzione del ‘traffico’ dei rifugiati. Di questo passo, si nega il diritto di asilo riconosciuto dalla nostra Costituzione a tutti coloro ai quali ‘sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche’ nel proprio paese”.
600 candidature
per Erasmus
per Erasmus
Parla di mobilità studentesca il prof. Sergio Corrado, Delegato della Rettrice per il programma Erasmus+: “Avere a che fare con partenze e arrivi internazionali significa per noi conoscere nel dettaglio la vita privata degli studenti, che sono sempre al centro dei nostri pensieri. Conosciamo benissimo i loro problemi: in primo luogo, economici. I contributi stanziati non sono sufficienti e le famiglie devono intervenire nelle spese, benché il nostro Ateneo integri, inoltre, i fondi per le partenze. In secondo luogo, burocratici e/o di riconoscimento crediti. A tal proposito, ci siamo impegnati nel tentativo di semplificare la macchina burocratica con un risvolto che sembra piuttosto gradito. Siamo passati dalle 400 domande dell’anno scorso a 600 candidature Erasmus: sintomo dell’esigenza di partire ma anche della speranza di formarsi in modo più interessante”. La prof.ssa Anna De Meo, docente di Multiculturalità e apprendimento linguistico, dedica uno spazio ai progetti per la formazione linguistica dei migranti: “Da diversi anni un Master forma i nostri studenti nella Didattica dell’italiano a stranieri e dal 2015 abbiamo attivato anche un Corso di Laurea Magistrale per completare il ciclo della formazione. Siamo riusciti a formare negli ultimi anni circa 1600 extracomunitari provenienti dai paesi più disparati con un’attenzione particolare a determinati target, come i minori, le donne, la comunità sorda. Dal 2014 abbiamo avviato un ulteriore progetto che coniuga l’aspetto linguistico e l’educazione alla cittadinanza. Circa 300 rifugiati hanno seguito con successo i nostri corsi, che abbiamo concluso un anno fa con oltre 200 certificazioni. Inoltre, da quest’anno sono state erogate 12 borse di studio che coprono l’iscrizione ai nostri Corsi di Laurea a coloro che hanno ricevuto il riconoscimento di rifugiato politico. E abbiamo avuto due contatti per l’immatricolazione da parte di uno studente etiope e uno afghano”. Immatricolati, laureati, dottori di ricerca: il prof. Amedeo Di Maio, docente di Scienza delle finanze, analizza alcune ricerche e dati tratti da indagini Istat. “Il numero dei diplomati è superiore al sud rispetto al nord e al centro, mentre la situazione si capovolge per gli immatricolati. Le ragioni alla base di questa tendenza sono i costi generali di adempimento economico. Quali sono i fattori che spingono i giovani a immatricolarsi? Al primo posto, il background culturale, ossia l’istruzione e il reddito dei genitori. Al secondo posto, i risultati scolastici. E quali sono le motivazioni della mobilità territoriale? La ricerca di contesti ritenuti migliori per opportunità post lauream, di un’offerta formativa in linea con i propri desideri, di università percepite di qualità in virtù di una maggiore tradizione o di una migliore posizione nei ranking odierni. A pochi anni dal conseguimento del titolo, invece, la quasi totalità dei dottori di
remunerazione è piuttosto bassa”. Segue l’intervento del prof. Andrea Manzo, docente di Antichità Nubiane e archeologo africanista: “La pratica virtuosa dell’Università è quella di saldare didattica e ricerca per una politica della cultura. Eppure, le politiche del territorio nazionale condizionano gli sbocchi occupazionali degli studenti e incidono negativamente sulle iscrizioni ai Corsi di Studio. Ciò evidenzia la marginalità che la valorizzazione e cooperazione in ambito culturale hanno nella politica del sistema-paese. In questo contesto, come antichista ritengo che l’impostazione de L’Orientale sia unica, data la possibilità di un accostamento di grande potenziale tra le archeologie classiche e quelle dell’Asia e dell’Africa. Formiamo specialisti che possono operare negli ambiti di interazione tra culture d’Oriente e Occidente e mondi lontani declinati all’antico con un senso di profondità storica. In particolare, molti dei nostri studenti attualmente sono impegnati in missioni archeologiche in Etiopia, Sudan e sulla costa egiziana del Mar Rosso in Egitto”.
Oltre lo scontro
delle civiltà
delle civiltà
La prof.ssa Valeria Micillo, Presidente della Commissione di Ateneo per l’Orientamento e il Tutorato e Delegato del Rettore per il Placement, illustra percorsi mirati di formazione e orientamento al lavoro: “L’apertura verso l’estero ha un’importanza nodale in un momento in cui il mercato del lavoro è globalizzato e il territorio italiano non offre molte opportunità. Esperienze di stage e tirocini sono importanti occasioni di crescita personale che arricchiscono il curriculum con competenze trasversali e aumentano l’occupabilità del laureato. Per questa ragione, l’Ateneo ha puntato su un Ufficio stage all’interno del SOrT (Servizio Orientamento e Tutorato) che nel 2015 ha erogato oltre 950 tirocini curriculari. 164 dei nostri studenti hanno ricevuto nel 2015 contributi finanziari per studi fuori dall’Italia e 144 hanno ottenuto una borsa di tirocinio. Inoltre, esiste un Career service che gestisce l’orientamento in uscita tramite vari strumenti, quali il tirocinio post lauream e il Placement lavorativo”. In ultimo, la prof.ssa Giacomella Orofino, docente di Lingua e Letteratura Tibetana, punta sul ruolo dell’Ateneo, che ha il dovere di divulgare cultura e andare oltre lo scontro delle civiltà: “Malgrado la grandissima mortificazione inflitta all’Università, credo che i nostri sforzi volti a integrare i programmi di studio e cercare in continuazione relazioni con il mondo circostante siano un miracolo. La società non riconosce il nostro lavoro, ma noi dobbiamo continuare a insistere. I nostri studenti devono essere consapevoli di cosa vuol dire studiare a L’Orientale e aprirsi a reali conoscenze sul ‘diverso’. A partire dalla sua fondazione, l’Ateneo non ha mai smesso di guardare ai popoli stranieri cercando un’integrazione e una strada verso l’interculturalità. Oggi il mondo è scosso nelle sue fondamenta e deve porsi problema della pacifica convivenza con l’altro scongiurando derive di xenophobia e di marginalizzazione degli immigrati in Europa”. La giornata si è conclusa con un dibattito.
Sabrina Sabatino
Sabrina Sabatino