LOSAI, il primo workshop su scienza, arte e innovazione

Riscoprire l’Ottocento napoletano coniugando arte e innovazioni tecnologiche. È stata questa la sfida e la proposta di DATABENC – Distretto ad alta tecnologia per i beni culturali – che, in occasione della mostra “Il Bello e il Vero”, ha organizzato giornate di confronto incentrate proprio sul rapporto tra beni culturali e tecnologia. Taglio del nastro con LOSAI, il Laboratorio Open su Scienza, Arte ed Innovazione, tenutosi, il 28 maggio, nella sala del Capitolo del complesso monumentale di San Domenico Maggiore. Diverse le firme dell’evento. Oltre a DATABENC, infatti, si sono impegnati nell’organizzazione il Consiglio Nazionale delle Ricerche, le Università Federico II e Salerno. A rompere il ghiaccio, il prof. Angelo Chianese, Presidente del Distretto e docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni alla Federico II, il quale nella sua relazione intitolata “Arte + Scienza = Economia”, si è soffermato sul rapporto tra scienza e arte: “due mondi a volte contrapposti o separati. È difficile trovare un linguaggio comune per farli dialogare”. Con il lavoro, però, “all’interno del Distretto si è creato un bel dialetto. La mostra che vedete qui – il Bello e il Vero, appunto – ha visto lavorare insieme storici dell’arte, archeologi e tecnologi”. Per dare vita a un’esposizione, allestita nelle sale attigue a quella nella quale si è tenuto l’incontro, che, con circa 300 opere di dimensioni e tipi diversi, si impone come la mostra più grande mai realizzata in Italia dedicata alla scultura. Nessun timore per i nuovi mezzi, quindi: “la tecnologia non prevarica, ma serve a ricordare. Il digitale va inteso come strumento di conservazione e non di sostituzione”. Microfono ceduto poi al primo relatore della giornata, il prof. Giuseppe Zollo, docente di Ingegneria economico-gestionale alla Federico II, che ha indagato il rapporto tra sapere artistico e conoscenza scientifica, parlando di arte come “esperimento cognitivo” e “come esperienza estetica”. Questo il preludio alla tavola rotonda incentrata sul tema “La ricerca come vero motore di sviluppo di nuovi modelli di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale”. “Ci auguriamo che il carattere di interdisciplinarietà che si intende costruire possa essere funzionale alle attività di tutela e di conservazione del patrimonio culturale”, ha affermato il professore di Restauro Aldo Aveta, docente di Architettura alla Federico II. Dallo stesso Ateneo è arrivato per il simposio anche il professore di Filologia Italiana Andrea Mazzucchi. A completare il gruppo dei relatori, i dottori Alessandro Naso e Giuseppe De Pietro, membri del CNR, e l’amministratore del complesso monumentale del museo Cappella San Severo, Carmine Masucci. È stato un inizio. Adesso, come afferma il prof Chianese, “è il momento di discutere di programmazione e di attività per il futuro, proponendo nuovi interventi sulla linea di quello che è stato mostrato con questa esposizione, ossia un laboratorio aperto in cui la bellezza delle opere d’arte è stata accompagnata dall’innovazione tecnologica, per nuovi modelli di fruizione”. Ha poi aggiunto: “la mostra è un punto di partenza che porterà il Distretto a proporre per la città e per la nazione nuovi modelli di sviluppo che favoriranno i livelli occupazionali nel settore dell’industria creativa in generale, con attenzione a tutte quelle attività di conoscenza, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale”. 
Ciro Baldini
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