Marzo, corsi ed esami in contemporanea

Ai nastri di partenza i corsi del secondo semestre. L’inizio delle lezioni, fissato per lunedì 8 marzo, ha dato esito negativo a chi proponeva di posticipare l’avvio dei corsi alla terza settimana del mese. L’accavallamento con gli esami è una realtà da anni, gli studenti abituati ad operare una scelta sono pronti a far sentire il proprio dissenso. “Come ogni inizio semestre siamo costretti a scegliere – commenta Irene Guardiola, terzo anno – e visto che gli esami non possono essere rimandati non ci resta che posticipare la frequenza dei corsi”. Opinione molto diffusa tra gli studenti, si chiede un cambio di rotta. “Sono del primo anno – dice Fabrizio Scamardella – e non ho ancora dato nessun esame. Ho puntato le mie aspettative su marzo, vorrei svolgere due prove ma con l’avvicinarsi dei corsi tutto diventa più frenetico. A breve partiranno le lezioni di Diritto Privato, vorrei seguirle fin da subito ma non credo sarà possibile”. “Ormai siamo abituati a ritmi pressanti – dichiara Marianna Esposito, studentessa al quarto anno – I primi giorni di corso vengono saltati per far fronte ad esigenze più imminenti. Solo al termine degli esami la frequenza diventa normale, anche se le prime nozioni della disciplina sono quasi sempre da recuperare autonomamente”. Il rischio che si corre, se l’esame da svolgere è fissato a fine sessione, è quello di perdere un intero mese di corsi. “Situazione insostenibile – incalza Tullio Marotta, secondo anno – quella di dover scegliere. Ricordo che da matricola ho iniziato il secondo semestre a fine mese perdendo l’input iniziale di una disciplina come Privato. La Facoltà dovrebbe valutare i pro e i contro ed assumere una decisione che non danneggi nessun aspetto della didattica”. Una voce fuori dal coro quella di Giuseppe Parascandolo: “Accontentare le esigenze di tutti gli studenti può diventare deleterio. Far slittare i corsi di qualche settimana vuol dire dover recuperare il tempo perduto nella prossima sessione. A questo punto sarà il mese di giugno a diventare insostenibile e poco produttivo. Le soluzioni proposte sono molto lontane dalla realtà, nella pratica vi sono spazi temporali che bisogna rispettare”. Il fattore tempo diventa quindi una costante ineliminabile. “Purtroppo dobbiamo confrontarci con il poco tempo a disposizione – dice Marilena Lubrano – e farlo fruttare nel modo migliore. I corsi devono terminare entro maggio altrimenti si rischia di perdere metà sessione estiva di esami. Meglio avvertire qualche disagio per le lezioni che in sede d’esame. D’altronde il problema può trovare facile soluzione. Basta un amico che sia disposto a scambiare i propri appunti per poter aggiornare il programma”. La questione è stata girata anche ai rappresentanti degli studenti. Chiara la risposta del presidente del parlamentino studentesco Roberto Iacono: “Nella nostra Facoltà i corsi sono considerati di primaria importanza data la vastità dei programmi d’insegnamento. Uno slittamento delle lezioni comporterebbe di conseguenza un esaurimento dei corsi nella prima decade di giugno. Se già tre mesi sembrano non bastare per alcune discipline, figuriamoci con ulteriori limitazioni”. Eliminare settimane di corso comporta in modo certo un peggioramento della didattica. Come se non bastasse, lo spettro è l’eliminazione del mese di marzo dalla sessione d’esame. “La sessione straordinaria non si tocca – ribadisce Iacono – perché ci permette di rimontare agli esami, oltre ad essere l’unico periodo dell’anno in cui ci sono tre appelli per disciplina. Per questo motivo invitiamo gli studenti a ponderare le richieste, siamo pronti a farci portavoce delle esigenze di tutti, ma bisogna valutare bene i pro e i contro. Rinunciare al mese di marzo o giugno come sessione d’esame, per fare spazio ai corsi, non ci sembra l’ipotesi più invitante. Quindi meglio sacrificarsi un po’ per alcune settimane, cercando di conciliare i tempi”. 
(Su.Lu.)
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