Medicina celebra i suoi primi venti anni di vita

“Sono onorato di celebrare assieme a tutti voi, i traguardi ottenuti da questa Facoltà in questi venti anni ricchi di storia – dal 1973 al 1993- nel ricordo, anche, di quattro grandi maestri della medicina- i professori Bruno Angelillo, Gaetano Salvatore, Giuseppe Tesauro e Giuseppe Zannini- Spero, a breve, di celebrare, anche, i prossimi venti anni, nel 2013, sempre con il vostro appoggio”, ha detto in apertura dell’affollata cerimonia nell’Aula Magna del 29 aprile il Preside della Facoltà di Medicina Giovanni Persico. Una festa nella festa. Una festa per ricordare e per andare avanti, nel segno di una continuità e di un prestigio tutto napoletano. “Prendo la parola con l’emozione nel cuore- ha affermato il Rettore Guido Trombetti, all’inizio del suo intervento- Quando questo magnifico complesso fu inaugurato, nel 1972, mi ero laureato da appena un anno, ma già si intravedeva la grandezza di una struttura unica sia dal punto di vista urbanistico che universitario. Tutti hanno parlato di questa università, tutti ancora ne parlano, a volte, purtroppo a sproposito. Ma questi commenti, nulla tolgono ai grandi traguardi che questa facoltà ha raggiunto. Allo stesso modo, ora, sono molti quelli che hanno da ridire, su un altro progetto, quello di Scampia, ma nonostante tutto, io continuo a considerarlo, un progetto magnifico”. Il ricordo dei quattro professori: “sono stati grandi protagonisti e grandi uomini. Personalmente non ho mai conosciuto Tesauro, Zannini e Angelillo, ma me ne hanno sempre parlato in modo entusiastico. Ho conosciuto, però, Gaetano Salvatore, o meglio Nino. Quando penso a lui, la mente mi si affolla di ricordi. Era non solo un grande docente e medico, ma soprattutto, un grande napoletano. Se esiste un solo termine per identificarlo, vorrei usare la parola, esagerato. Nino era esagerato in cultura, fascino ed intelligenza, ma anche di straordinarie doti umane che ne hanno fatto un uomo a cui tutti hanno voluto un gran bene”. Poi il personalissimo contributo e ricordo del Presidente del Polo delle Scienze della Vita Guido Rossi. “Vent’anni ricchi di emozione. Ricordo i primi anni di docenza in questa facoltà. Gli anni del boom di iscrizioni. Eravamo talmente in tanti, che impiegavo decine e decine di minuti prima di raggiungere la cattedra. Anni duri, i famosi anni di piombo, delle occupazioni e degli scontri, ma allo stesso tempo anni straordinari, che hanno gettato le basi di una vera e propria rivoluzione culturale in tutto il paese”. 
La testimonianza del prof. Rossi, ha fatto da apripista per il lucido e appassionato intervento del prof. Armido Rubino, già Preside della Facoltà.  “Era il 18 luglio 1972, quando negli uffici di Corso Umberto I si riunirono quattordici professori, tra cui anche Zannini, Tesauro e Salvatore.  Era una data storica, perché nasceva la sede della facoltà di Medicina e Chirurgia nel nuovo Policlinico. Nasceva un’epoca di grande trasformazione scientifica. L’ospedale divenne ben presto il luogo del progresso e della ricerca per eccellenza. Forse si sarebbe potuto fare prima questo passo, forse si sarebbe potuto fare meglio e di più in tutti questi anni, ma una cosa è certa: il nuovo Policlinico ha segnato, realmente, una delle poche e produttive svolte dei nostri tempi. In tutti questi anni, il progresso scientifico e la nostra città, hanno avuto, grazie a questa struttura, un legame molto forte, basti pensare ai tanti traguardi raggiunti, come la nascita dei primi bambini in provetta, il cui primo caso, manco a dirlo, vide protagonista Napoli, nel 1983. Ciò fa capire, anche un’altra cosa che la trasformazione scientifica avuta in questi anni è stata resa possibile, anche grazie a strutture come la nostra. Noi non siamo mai stati a guardare, ma ci siamo sempre impegnati con grande entusiasmo e vitalità, nonostante il sistema sanitario dell’epoca fosse allo sbando, sia dal punto di vista medico che da quello relativo al rapporto tra le strutture ospedaliere e l’università”. 
Un lungo applauso ha salutato la chiusura dell’intervento del prof. Rubino, accompagnando la cerimonia alla sua seconda tappa, quella in onore dei quattro docenti scomparsi cui sono stati intitolati alcuni padiglioni. Il primo intervento è stato quello del prof. Ugo Montemagno, che ha tracciato un suo ricordo del prof. Giuseppe Tesauro. “Era un grande ginecologo. Il suo cammino professionale è stato uno dei più importanti di tutto l’Ateneo. Esperienze di Rettore infallibile, di Preside superbo e di grande luminare del sapere scientifico. Giuseppe Tesauro era e resta un gran patrimonio della medicina e della ginecologia italiana. Gente di altri tempi”. Subito dopo è stata la volta del prof. Raffaele Iovino e del suo tributo al prof. Giuseppe Zannini. “Sono commosso ed onorato nel descrivere una personalità grande e complessa come quella del prof. Zannini. Si laureò all’inizio della II Guerra Mondiale, ma anche in guerra si dedicò con passione alla sua missione, con numerosi interventi ed opere, nell’ospedale di Messina. Era un chirurgo di razza, uno dei padri della chirurgia italiana. Durante la sua esperienza napoletana riuscì a perfezionare ancor di più il suo già straordinario talento ed estro. Ottenne numerosi riconoscimenti ed attestati di stima non solo dal mondo scientifico, ma anche e soprattutto, dalla gente comune, a cui ha dedicato tutta la sua vita. La cosa che ricordo maggiormente di lui, era la sua straordinaria capacità tecnica ed oratoria, con la quale riusciva ad ammaliarti. Un uomo unico, che ha dato tanto e che ha reso sempre più nobile la professione di medico”. Dopo il suo intervento, sul palco è andato il prof. Giovanni Renga per omaggiare il prof. Bruno Angelillo. “Sono arrivato a Napoli, con il prof. Angelillo, 40 anni fa, lavorando all’Istituto di Igiene. Anni bellissimi, anche perché ho avuto il piacere e l’onore di conoscere gli altri tre giganti che oggi ricordiamo. Il prof. Angelillo aveva due prerogative che lo contraddistinguevano. La prima, era la capacità di avere una visione strategica unica su tutto. Riusciva sempre a pensare e a fare la cosa giusta, al momento giusto, anche nelle situazioni più complesse e delicate. La seconda, era la straordinaria capacità di capire le persone. Ti conquistava con poco, in virtù anche del suo forte carisma. Amava i giovani e li aiutava sempre. Ricordo, infatti, che dopo un po’, lasciava sempre andare i colleghi più anziani del suo staff, permettendo loro di poter far carriera, in modo da inserire al suo interno i giovani. Studenti e futuri medici che lo seguivano in tutto, ai quali il professore offriva tutto il proprio bagaglio di esperienze e conoscenze. Un grande!”. L’ultimo intervento è stato quello del prof. Giancarlo Vecchio, in onore del prof. Gaetano Salvatore, omaggiato già in passato, quando nel 1998, la Facoltà di Medicina intitolò l’Aula Magna a suo nome. “Il Rettore lo ha definito un uomo esagerato, ed aveva ragione. Nino era veramente un uomo dalle potenzialità esagerate, che con il suo lavoro ha fatto cose meravigliose per Napoli e per la medicina in generale. Ricordo gli studi, che oggi sono alla base della ricerca scientifica, sulla comparsa della funzione tiroidea, o gli sforzi fatti per la nascita del centro di Endocrinologia e Oncologia del CNR, Centro che oggi porta il suo nome. Un uomo il cui prestigio e fama è riconosciuto a livello internazionale, grazie anche al suo impegno costante nel promuovere un ponte di conoscenze tra diversi mondi di ricerca. Gaetano Salvatore è stato uno dei padri della medicina, uno degli esempi della nostra città”. 
Gianluca Tantillo
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