MEDICINA. Il 20: un edificio colabrodo

Nell’edificio 20 del Complesso di Cappella Cangiani gli studenti di Medicina trascorrono gran parte del loro tempo. Eppure è la costruzione più malandata dell’intera struttura. E’ sede della biblioteca, dell’aula informatizzata, di quella multimediale, nonchè di numerose aule didattiche e di un ampio corridoio frequentato dai ragazzi per consultare le bacheche o approviggionarsi di cibi e bevande dai distributori automatici, ma gli studenti si lamentano della scarsa funzionalità degli spazi. “Non riesco a studiare nel box all’ingresso, c’è troppa confusione. E’ assurdo progettare un’aula studio senza pareti!” afferma Katia, studentessa del II anno che ha rinunciato a uno dei pochi posti del box perché estenuata dallo sforzo di concentrarsi nel chiacchiericcio di coloro che sostano nell’androne. Ai ragazzi manca una vera e propria aula studio dove sfruttare i tempi morti tra una lezione e l’altra. “Forse sarebbe stato meglio destinare agli studenti alcuni degli spazi dell’edificio 22” ipotizza Giacomo, iscritto al terzo anno che sogna di diventare un cardiologo dello sport. “No, il supermercato è utilissimo. E’ la mia salvezza”, lo interrompe Valeria che ha appena comperato yogurt e crackers per il pranzo. 
Esercizi commerciali
nell’edificio 22
Nell’ampio piano terra dell’edificio 22, oltre al bar e alla mensa, sono sorti una sala conferenze ed una copisteria, un ampio supermercato, un ortofrutta, un negozio di articoli da regalo, uno di articoli etnici, uno di gadget del Cral Federico II, una lavanderia, un’agenzia di viaggi, un internet point, un negozio di calzature, uno di intimo, uno di elettronica ed elettrodomestici. Se per uno studente può essere comodo poter fare delle fotocopie a due passi a cifre modiche o acquistare un panino, si capisce che la maggior parte delle attività commerciali non è rivolta a loro ma al personale che lavora nel complesso e ai parenti dei degenti. All’ingresso del supermarket si legge infatti: “Spaccio interaziendale – La vendita dei prodotti è riservata ai soli dipendenti della Federico II”. “Non c’è nessuno che controlli; andiamo tutti a comprare qualcosa là” sostiene Giacomo che avrebbe preferito che qualcuno di quei negozi fosse destinato a spazi per gli studenti.
Sembra che nell’edificio 20 vi sia, però, un problema più impellente. “Per andare in bagno dobbiamo salire al primo piano dove vi è un unico servizio, oltre a quello per i docenti” afferma Antonio mostrandoci il cartello che consiglia a chi debba servirsi delle toilette, di recarsi all’edificio 5. In effetti i bagni ci sono e sono stati anche ristrutturati di recente ma l’accesso è impedito da un nastro orizzontale bianco-rosso perché si è in attesa del collaudo. “I lavori sono finiti da tre settimane e sono stati persino puliti ma le porte sono chiuse a chiave”,  protesta Federico che ha tutta l’intenzione di diventare un gastroenterologo. Il personale della manutenzione ci spiega che per aprire i bagni occorre attendere l’arrivo dei tecnici che istalleranno un sedile saliscendi al lato degli scalini per consentire l’accesso ai disabili. Nel frattempo, meglio trattenersi o fare una corsa all’edificio 5.
Piove nell’aula 
multimediale
Quando piove, poi, la situazione si complica per le numerose infiltrazioni di acqua. “Non c’è un posto in quest’edificio che rimanga asciutto”, si lamenta Rino invitandoci a guardare le macchie di umidità che si sono formate su molte delle pareti. Dai lucernai del soffitto gocciola acqua nel box, nel corridoio e nella maggior parte delle aule. Alcuni dei cestini sono posizionati in maniera strategica per raccogliere l’acqua piovana. “Quando piove, lo scalone centrale diventa una ‘lavarella’ – sostiene Gennaro Ferra, un addetto della SMI – Non finiamo neppure di pulire che i ragazzi, andando a finire con i piedi nelle pozzanghere, sporcano tutto di nuovo”. Le infiltrazioni più consistenti sono nell’aula multimediale. Da lì, dopo una mezz’oretta di pioggia, l’acqua scorre sotto la porta e comincia ad allagare anche il corridoio.“In corrispondenza della perdita abbiamo sistemato un grande bidone dell’immondizia –  afferma il signor Ferra – Nonostante ciò, ieri un mio collega ha asciugato 10 secchi d’acqua.”
Anche se nell’Aula Magna Alfredo Paolella i lucernai sono stati coperti, neppure lì il problema è stato risolto. “A chi segue nell’aula magna è proibito mettere la gonna – scherza Fabiana – Noi non ci teniamo ma se a qualcuna di noi venisse in mente di indossarla, appena seduta le si sfilerebbero le calze.” Il legno di molte delle sedie è, infatti, scheggiato, letteralmente mangiato dall’acqua. Inoltre tutti i sedili, anche nelle aule adiacenti, sono privi degli scrittoi semoventi. “E’ una vita che prendiamo appunti sulle ginocchia” commenta rassegnata Fabiana, appollaiata su un gradino della scalinata centrale con un blocco di fotocopie sulle gambe.
“Per ristrutturare l’edificio c’è bisogno di un grande piano – dichiara il Preside Giovanni Persico – Approfitteremo della bella stagione per organizzare un sopralluogo con gli architetti dell’Azienda e con  quelli dell’Università”. Il Preside invita gli studenti a pazientare perché “di piccoli interventi ne sono stati fatti tanti e sono stati anche sprecati molti soldi. In edifici concepiti con finestre orizzontali che con l’usura non son capaci più di trattenere l’acqua, non si può ovviare all’inconveniente con modeste riparazioni”.
Manuela Pitterà
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