Medicina, una scelta per la vita

“Medicina è una scelta per la vita. Non c’è altro che vorrei fare – afferma Stefano, studente  del  IV anno – Ho preso in considerazione sia l’aspetto morale sia il riscontro economico: questa Facoltà dà una certa sicurezza lavorativa e permette di fare anche del bene”. Stefano è entusiasta del proprio Corso di studi ma riconosce che i sacrifici da fare sono tanti: “gli esami sono molti e spesso si accavallano. I miei amici si svagano molto più di me. Però poi io ho belle soddisfazioni”. “Gli esami devono essere difficili per essere formativi – è il parere di Alessandro, che frequenta il VI anno e si  laureerà a luglio con una tesi in Radiologia – Studio spesso in biblioteca, il riscaldamento non funziona da prima di Natale ma, pazienza, sono agli sgoccioli”.
“Molti ragazzi di altre Facoltà vengono a studiare nell’edificio 20. È aperto fino a sera. Quasi tutti gli esami li ho preparati lì, a casa mi distraggo – racconta Stefano a cui piacerebbe esercitare la professione di chirurgo plastico – Cambierei il sistema perché è poco meritocratico. Soprattutto per quanto riguarda l’accesso alle Scuole di Specializzazione. Spesso si è costretti ad andare fuori per fare quello che veramente piace”. Abbastanza critico è anche Claudio che prima dell’estate discuterà una tesi in Medicina interna: “i tirocini a volte non si fanno, sono demandati alla buona volontà dello studente. Non sempre sono utili. Anche chi ha voglia di imparare si scoraggia se si rende conto che può utilizzare meglio il proprio tempo in altro modo”.
Anatomia, a febbraio 
promossi in 31
su 130
Peppe, studente del II anno, è immerso tra libri e blocchi di appunti sparsi sulla cattedra dell’aula G, intitolata ad Antonio Calì. Attorno al ragazzo il pavimento e i gradoni sono coperti da cartacce e da ogni genere di rifiuti. Lui non sembra farci caso e afferma: “l’organizzazione deve migliorare ma vi sono Facoltà che funzionano peggio. I professori sono preparati anche se non sempre forti nella didattica”. Gli esami che gli sono rimasti nel cuore sinora sono Anatomia e Chimica mentre Statistica è quello che gli è piaciuto di meno. Ora teme le due prove di Farmacologia. “Sarebbe utile avere un terzo appello a sessione” afferma, ma il collega Alessandro non è d’accordo: “ci deve essere un periodo dedicato alle ADE e al tirocinio, altrimenti ci rinchiuderemmo in casa a studiare”. E poi aggiunge: “gli scritti sono importanti perché garantiscono il successo a chi lo merita. Evitano favoritismi e iniquità dettate dal caso”. Alessandro è uno dei pochissimi che all’esame di Anatomia di gennaio ha avuto un ottimo voto: 28. “Avevo già superato Anatomia ad Odontoiatria, che ho frequentato per due anni prima di decidere che intendevo diventare un medico. Vorrei lavorare in una clinica e, se ci riesco, fare anche un po’ di ricerca in Ematologia o Oncologia”. Alessandro ammette che per i ragazzi del primo anno l’esame di Anatomia non è affatto una passeggiata: “è difficile, anche il linguaggio è differente. Però c’è da dire che molti non sono proprio adatti, non studiano con passione. Per ricordare l’Anatomia c’è bisogno di fantasia, di immaginazione. È utile memorizzare vedendo e in questo gli atlanti aiutano molto”. Marco e Francesco, iscritti al II anno, hanno appena sostenuto l’orale di Anatomia. “Ci ha penalizzato il voto dello scritto – si rammarica Marco – Io ho preso 21 e Francesco 20 ma abbiamo studiato per 4 mesi solo questo”. “Allo scritto ci sono domande che non sono sul libro e distrattori che fungono da trabocchetto. In teoria l’Anatomia dovrebbe essere qualcosa di oggettivo ma in pratica non è così”, si lamenta Francesco. Hanno superato la prova di febbraio 31 studenti su 130, ma la percentuale di ammessi è più o meno sempre la stessa. “Noi ce l’abbiamo fatta al terzo tentativo. C’è gente che perde anni su questo esame. Anatomia II ha un programma più vasto ma il voto dello scritto non è determinante”. La passione per la medicina di Francesco è nata quando era ancora un bambino: “sono stato contagiato da mio padre e dagli zii. In famiglia ci sono tanti medici. Sono rimasto colpito dal loro lavoro, da come gestivano situazioni difficili. Loro però mi hanno sempre dato totale libertà di scelta”. Nella famiglia di Marco, invece, c’è solo la sorella che studia Medicina: “è al V anno e mi aveva detto di pensarci bene prima di iscrivermi. Gli amici mi avevano sconsigliato sia Medicina sia Ingegneria, le Facoltà più dure. Io però sono determinato e guardo al futuro”.
Manuela Pitterà
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