Sono consapevoli delle difficoltà a cui vanno incontro, eppure sono convinti della loro scelta: Medicina. In tanti si danno due anni di tempo; una seconda chance se non dovessero riuscire a superare l’esame di ammissione in questa tornata. Li abbiamo incontrati poco prima dei test, ai corsi di preparazione organizzati da Softel, il centro di orientamento e tutorato della Federico II. Hanno trascorso le vacanze estive in compagnia degli Alpha Test, seguito le lezioni preparatorie al Policlinico – familiarizzando così anche con l’ambiente che sperano possa accoglierli durante l’avventura universitaria -, studiato in maniera autonoma (talvolta anche negli ultimi anni delle superiori). I tanti ragazzi candidati ‘medici’ ora sono con il fiato sospeso in attesa delle graduatorie e di eventuali scorrimenti. Nessuno ha tentato il test senza un’adeguata preparazione, sarebbe inutile. “Ho studiato tutta l’estate e sono pronta a studiare ancora, perché questa è l’unica Facoltà che mi interessa da quando avevo cinque anni e guardavo alla TV ‘Esplorando il corpo umano’. Non sceglierei nient’altro”, afferma convinta Monica Avino. Fanno questa scelta per i motivi più diversi, ma ciò che li accomuna è la passione. “Se non fai il medico con amore, allora si spiegano i casi di malasanità”, commenta Jessica De Felice. “La passione l’ho ereditata da mia madre, che non è laureata in Medicina, ma ha studiato da autodidatta. Ho capito di voler fare il medico quando, cadendo dai pattini, mi sono fratturata il malleolo. Durante l’operazione conseguente non ero per nulla spaventata, anzi, la seguivo con interesse facendo domande all’anestesista e al ferrista, con loro grande stupore. Io dico che non si può fare il medico solo per soldi, tanto vale sposare un uomo ricco”, aggiunge Serena Garofalo. Una forte grinta e una gran voglia di aiutare gli altri sono gli ingredienti per un buon dottore in Medicina: “Vorrei mettere le mie capacità al servizio degli altri, per evitare danni irreparabili. Mia nonna è morta perché non le è stato diagnosticato in tempo un tumore. Non vorrei che l’incompetenza regnasse sovrana, quindi sono pronto a studiare quanto è necessario”, replica Bryan. “Il mio sogno è quello di aiutare i bambini in Africa con ‘Medici Senza Frontiere’. È stato il mio pediatra a farmi innamorare del suo lavoro”, commenta Francesca Di Luca.
A spingere verso questa professione è anche la voglia di cambiare qualcosa, di ridurre i casi di malasanità e di rendere gli ospedali più vivibili e umani. “Ho una gran voglia di fare il medico per migliorare qualcosa, strutture a parte. Il personale medico dell’Ospedale Maresca di Torre del Greco lascia molto a desiderare e il nosocomio non è per niente attrezzato. Mio nonno è stato ricoverato lì per poco, perché noi di Torre siamo costretti ad andarci per casi di Pronto Soccorso, visto che un altro ospedale più vicino si trova a Boscotrecase”, lamenta Maria Rosaria Fortunato.
Gli aspiranti medici hanno già le idee chiare su quale specializzazione scegliere a laurea conseguita. “Mio padre e mio fratello sono ginecologi; mio fratello ora lavora sia in ospedale che in clinica, praticamente 24 ore su 24. Loro di sicuro mi hanno indirizzato verso la Facoltà Medicina e Chirurgia, ma io l’ho scelta perché mia madre, che è tecnico di laboratorio, da piccolo mi portava con sé a lavoro e mi mostrava i gruppi sanguigni e le altre cose interessanti del suo mestiere. Non sceglierei la specializzazione di mio padre e mio fratello, preferisco Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, perché mi ha sempre affascinato la lotta dell’essere umano tra la vita e la morte”: queste le parole di Carlo Fiorini. “Io invece sceglierei Anatomia Patologica. So che è una scelta singolare, ma è una branca specialistica utilissima. Insegna molto sul corpo umano e dà la possibilità di conoscere le cause delle malattie o dei delitti. Sono interessata a scoprire gli ingranaggi che ci permettono di vivere e che non sono immediatamente visibili”, asserisce Marilù Borriello.
La voglia di entrare è forte, il desiderio rende ansiosi i ragazzi, nell’attesa del verdetto che stabilirà un cambiamento radicale nella loro vita. Qualcuno ha già un piano B se non dovesse entrare, altri sono ancora indecisi. Tutti mettono in conto la possibilità di non superare il test d’ingresso e sono pronti a ritentare l’anno prossimo, scegliendo quest’anno una Facoltà affine con esami che si possono convalidare per Medicina. “Noi sceglieremo per il momento Biotecnologie, perché ha degli esami simili a Medicina”, replicano Michela Letizia e Giusi Marcone. “Io invece tento il test d’ingresso anche per le Professioni Sanitarie, fermo restando che l’anno prossimo riproverei a entrare a Medicina”, afferma Roberta. “Questo è già il secondo anno che provo, sono iscritta a Biotecnologie. Dovesse andarmi male anche ‘sta volta, mi iscrivo a Giurisprudenza. Se non posso fare Medicina, preferisco fare qualcosa di completamente diverso”, dice Sara.
Allegra Taglialatela
A spingere verso questa professione è anche la voglia di cambiare qualcosa, di ridurre i casi di malasanità e di rendere gli ospedali più vivibili e umani. “Ho una gran voglia di fare il medico per migliorare qualcosa, strutture a parte. Il personale medico dell’Ospedale Maresca di Torre del Greco lascia molto a desiderare e il nosocomio non è per niente attrezzato. Mio nonno è stato ricoverato lì per poco, perché noi di Torre siamo costretti ad andarci per casi di Pronto Soccorso, visto che un altro ospedale più vicino si trova a Boscotrecase”, lamenta Maria Rosaria Fortunato.
Gli aspiranti medici hanno già le idee chiare su quale specializzazione scegliere a laurea conseguita. “Mio padre e mio fratello sono ginecologi; mio fratello ora lavora sia in ospedale che in clinica, praticamente 24 ore su 24. Loro di sicuro mi hanno indirizzato verso la Facoltà Medicina e Chirurgia, ma io l’ho scelta perché mia madre, che è tecnico di laboratorio, da piccolo mi portava con sé a lavoro e mi mostrava i gruppi sanguigni e le altre cose interessanti del suo mestiere. Non sceglierei la specializzazione di mio padre e mio fratello, preferisco Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, perché mi ha sempre affascinato la lotta dell’essere umano tra la vita e la morte”: queste le parole di Carlo Fiorini. “Io invece sceglierei Anatomia Patologica. So che è una scelta singolare, ma è una branca specialistica utilissima. Insegna molto sul corpo umano e dà la possibilità di conoscere le cause delle malattie o dei delitti. Sono interessata a scoprire gli ingranaggi che ci permettono di vivere e che non sono immediatamente visibili”, asserisce Marilù Borriello.
La voglia di entrare è forte, il desiderio rende ansiosi i ragazzi, nell’attesa del verdetto che stabilirà un cambiamento radicale nella loro vita. Qualcuno ha già un piano B se non dovesse entrare, altri sono ancora indecisi. Tutti mettono in conto la possibilità di non superare il test d’ingresso e sono pronti a ritentare l’anno prossimo, scegliendo quest’anno una Facoltà affine con esami che si possono convalidare per Medicina. “Noi sceglieremo per il momento Biotecnologie, perché ha degli esami simili a Medicina”, replicano Michela Letizia e Giusi Marcone. “Io invece tento il test d’ingresso anche per le Professioni Sanitarie, fermo restando che l’anno prossimo riproverei a entrare a Medicina”, afferma Roberta. “Questo è già il secondo anno che provo, sono iscritta a Biotecnologie. Dovesse andarmi male anche ‘sta volta, mi iscrivo a Giurisprudenza. Se non posso fare Medicina, preferisco fare qualcosa di completamente diverso”, dice Sara.
Allegra Taglialatela