Michele Karaboue, un prof. da record di ascolti in TV

Efficace e diretto come un tecnico. Quando parla lui, il piccolo schermo si illumina e il termometro degli ascolti sale a quaranta gradi. Che sia Rai, Mediaset o La7, non importa. Cambia il canale, ma il volto resta. È
quello di Michele Ahmed Antonio Karaboue, classe ‘88. Per chi non avesse la tv a casa, si parla qui di un giovanissimo esperto di Diritto Pubblico, fortemente concentrato sul tema dell’integrazione, che vanta già il ruolo di docente a contratto di Francese giuridico a Giurisprudenza della
Seconda Università. Il suo ingresso nelle case di tutti gli italiani è iniziato tre anni fa “da Barbara D’Urso, che mi chiamò in qualità di studioso di flussi migratori, per un parere sul Ministro Kyenge – membro del governo letta – allora attaccata dai leghisti”. Perché proprio lui ? “Secondo me per gli ascolti. Da alcuni dati, pare che siano più elevati quando ci sono io. Forse i telespettatori sono spinti anche dalla curiosità per la mia doppia realtà”. Il riferimento è alle sue origini: “sono fiero di dichiararmi italo-ivoriano. Nei confronti della Costa d’Avorio ho profondi rapporti personali. Da parte mia c’è la volontà di rivendicare la bellezza della doppia origine perché per me rappresenta un arricchimento. Solo con la conoscenza dell’altro si può crescere”. A mettere benzina sullo share, però, è anche “la mia capacità di entrare in poco tempo nella natura tecnica del problema, restando fuori dalla politica, perché non mi interessa”. Disinteresse che non gli ha impedito, comunque, di svolgere attività di consulenza presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, all'interno del Dipartimento della Gioventù e a quello per le Pari Opportunità. Un’esperienza, quest’ultima, che definisce “storica” perché risalente a sette anni fa, quando lui, di anni, ne aveva appena ventuno: “ero parte di un complesso team di esperti. Adesso è un capitolo chiuso”. Non è affatto chiuso, invece, il suo rapporto con l’università napoletana, iniziato, dopo la Laurea in Giurisprudenza conseguita all’Università di Bari, con un Dottorato di Ricerca Internazionale in Diritto Pubblico e Comparato presso il Dipartimento di Scienze Politiche Jean Monnet. a spingerlo verso Caserta è stato un percorso
di studi “unico o quasi in italia, che si distingue per una spiccata sensibilità sui percorsi di integrazione e che garantisce, a mio avviso, una formazione vincente”. In tale occasione i colleghi ‘pretesero’ di averlo come proprio rappresentante: “credo mi abbiano scelto per la mia visibilità. Mi chiesero di rappresentarli e io ne fui onoratissimo. Cercai di sensibilizzare il Consiglio sulla necessità di affiancare all’attività didattica un tirocinio presso organismi internazionali, così da consentire ai dottorandi di conoscere il mondo del lavoro”. Giurisprudenza da un lato,
Scienze Politiche dall’altro. Qual è oggi il criterio che dovrebbe portare a scegliere questi studi? “Garantiscono entrambi ottime realizzazioni personali e professionali, ovviamente con le proprie specificità”. al di là dei titoli, il suo curriculum di giovanissimo professionista lo induce a individuare, quale ingrediente del successo, “la capacità di saper cogliere le opportunità che la vita offre, unita a tanta fortuna e alla consapevolezza di dover iniziare un percorso fatto di esperienze, ma anche di delusioni”. Il consiglio a chi siede ancora tra i banchi è di “laurearsi in tempo. Ho studenti che sono più grandi di me”. Inoltre, occorre “essere disponibili a viaggiare e ad accettare che
nella vita non ci sono solo comodità. Molti studenti rinunciano a delle possibilità per restare vicino casa”. In
un territorio, quello casertano, che il professore considera una medaglia a due facce: “ha delle problematiche, come tutti gli altri. Credo, però, che la terra di Caserta sia fertile e consenta di fare cose importanti. La convivenza col tessuto sociale, quindi, può essere una risorsa”. Così come può esserlo il saper guardare oltre confine: “la SUN ha una visione importante in tema di integrazione. Il Rettore Paolisso ha scommesso sull’internazionalizzazione,
incrementando l’attrattività dell’Università sugli studenti stranieri”. Il rapporto col territorio è al centro anche della
sua attività di ricerca, un focus su: “Ius Soli, analizzando i percorsi in campo americano e francese. Si tratta di questioni che hanno bisogno della ricerca perché l’esperienza altrui può contribuire a formare la nostra visione”. E se a dirlo è l’opinionista esperto di flussi migratori, non ci si può che aspettare una buona visione.
Ciro Baldini
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