Lavorare nella Fondazione Piano, per un architetto, è il sogno proibito. Per Riccardo Soreca, 24 anni, che ha discusso la sua tesi a luglio presso il Dipartimento di Aversa – relatore il professore Cherubino Gambardella – ed a novembre sosterrà l’esame di Stato, quel sogno è da poco diventato realtà. Il primo settembre, infatti, si è trasferito a Genova e due giorni più tardi ha iniziato a collaborare con la squadra, composta da una sessantina di persone, che opera nella Fondazione. Quella di destinare borse di studio agli Atenei per ospitare studenti nelle sedi di Genova e Parigi è ormai una pratica consolidata della Fondazione. Attualmente sono 8 i giovani che hanno intrapreso questa esperienza usufruendo del programma di Internship promosso dalla Fondazione Renzo Piano con Università selezionate in tutto il mondo. A Genova con Soreca ci sono Julia Fleury (Faculdade de Arquitetura e Urbanismo, Brasilia), Federico Fauli (Architectural Association School of Architecture, London), August Hijlkema (École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris-Malaquais). A Parigi Merve Yildirim (Technical University, Munich), Camila Lohezic (University of Florida), Claire Townley (School of Architecture of University of Texas, Austin), Elena Cirnigliaro (Università degli Studi di Catania).
Soreca alloggia nella Fondazione e percepirà un compenso di 8500 euro per sei mesi, la durata della sua permanenza a Genova. La disponibilità di una borsa di studio per uno studente della Vanvitelli è nata da un contatto del prof. Luca Molinari con la Fondazione Piano. Soreca ha concorso con altri suoi colleghi, tutti iscritti all’epoca del bando al quinto anno, ed è stato scelto da una commissione della quale facevano parte, oltre a Molinari, i professori Ornella Zerlenga ed Antonio Rosato.
Racconta: “Sono stato inserito in una squadra composta da poco meno di una decina di persone. Lavoriamo ad un progetto di prototipi di scuole destinati alla Cina”. La giornata comincia alle nove e scorre veloce, tra i vari impegni, fino alle sette di sera. In mezzo, tra l’una e le tre, la pausa pranzo. Si mangia insieme, ma c’è anche chi approfitta dello spacco per lo jogging o, finché il tempo lo permette, per una puntata in spiaggia ed un tuffo rigenerante. “Sono qui da una settimana – prosegue, l’otto settembre, il neolaureato – ed ogni giorno è stata una scoperta. Appena siamo arrivati ho avuto la possibilità di una visita alla Fondazione, nello spazio dedicato ai lavori di Piano e poi all’archivio. Ho incontrato Piano insieme ai miei tre colleghi e ci ha rivolto un caloroso in bocca al lupo. Gli abbiamo garantito che ci impegneremo al massimo per essere all’altezza di questa bella occasione. Mi hanno impressionato, al di là degli strumenti all’avanguardia – stampanti 3 D avanzatissime e strumenti a taglio laser – la perfetta organizzazione. Qui tutti hanno un ruolo, sanno cosa fare e sono tutti professionisti di altissimo livello. Mi ha sorpreso piacevolmente, allo stesso tempo, che si respira una bella atmosfera. C’è disponibilità a collaborare e ad aiutare noi giovani, c’è il piacere di lavorare insieme e la capacità di apprezzare anche le piacevolezze che esulano dal lavoro. Come, appunto, una puntata al mare durante lo spacco per il pranzo”. Prosegue: “Nello studio si frequenta una realtà internazionale. Si parla in inglese e si tengono lezioni di italiano per studenti stranieri. Sto cercando di affinare il mio inglese, che non è ad un livello ottimale”.
Soreca alloggia nella Fondazione e percepirà un compenso di 8500 euro per sei mesi, la durata della sua permanenza a Genova. La disponibilità di una borsa di studio per uno studente della Vanvitelli è nata da un contatto del prof. Luca Molinari con la Fondazione Piano. Soreca ha concorso con altri suoi colleghi, tutti iscritti all’epoca del bando al quinto anno, ed è stato scelto da una commissione della quale facevano parte, oltre a Molinari, i professori Ornella Zerlenga ed Antonio Rosato.
Racconta: “Sono stato inserito in una squadra composta da poco meno di una decina di persone. Lavoriamo ad un progetto di prototipi di scuole destinati alla Cina”. La giornata comincia alle nove e scorre veloce, tra i vari impegni, fino alle sette di sera. In mezzo, tra l’una e le tre, la pausa pranzo. Si mangia insieme, ma c’è anche chi approfitta dello spacco per lo jogging o, finché il tempo lo permette, per una puntata in spiaggia ed un tuffo rigenerante. “Sono qui da una settimana – prosegue, l’otto settembre, il neolaureato – ed ogni giorno è stata una scoperta. Appena siamo arrivati ho avuto la possibilità di una visita alla Fondazione, nello spazio dedicato ai lavori di Piano e poi all’archivio. Ho incontrato Piano insieme ai miei tre colleghi e ci ha rivolto un caloroso in bocca al lupo. Gli abbiamo garantito che ci impegneremo al massimo per essere all’altezza di questa bella occasione. Mi hanno impressionato, al di là degli strumenti all’avanguardia – stampanti 3 D avanzatissime e strumenti a taglio laser – la perfetta organizzazione. Qui tutti hanno un ruolo, sanno cosa fare e sono tutti professionisti di altissimo livello. Mi ha sorpreso piacevolmente, allo stesso tempo, che si respira una bella atmosfera. C’è disponibilità a collaborare e ad aiutare noi giovani, c’è il piacere di lavorare insieme e la capacità di apprezzare anche le piacevolezze che esulano dal lavoro. Come, appunto, una puntata al mare durante lo spacco per il pranzo”. Prosegue: “Nello studio si frequenta una realtà internazionale. Si parla in inglese e si tengono lezioni di italiano per studenti stranieri. Sto cercando di affinare il mio inglese, che non è ad un livello ottimale”.
Genova,
una città ferita
una città ferita
Quando è sceso dal treno, Soreca ha trovato una città – Genova – ancora traumatizzata dalla tragedia del ponte Morandi e sgomenta di fronte alle conseguenze che quella vicenda provoca nella quotidianità di ciascun genovese. “Ne parlavo – racconta – con i miei familiari al telefono. Sono arrivato qui e, oltre a comprendere il dramma della perdita delle vittime, sono entrato nelle dinamiche di una città quasi paralizzata. In Fondazione, per esempio, una ragazza mi ha raccontato che i genitori, titolari di un panificio, sono ora costretti ad anticipare di tre ore la produzione del pane per riuscire a distribuirlo in orario al mattino. Una storia come tante. Certamente nulla rispetto a chi ha subito lutti o ha perso la casa, ma significativa del fatto che qui non c’è famiglia che non abbia pagato un prezzo al crollo del ponte”. Soreca si è laureato con una tesi in Composizione architettonica ed urbana. “Avevo scelto – racconta – la trilogia di Trainspotting ed ho cercato di tradurre quelle sensazioni molto forti in una architettura, in un percorso di disintossicazione che abbiamo immaginato di ambientare nella Valle dell’Inferno del Vesuvio. Una sperimentazione sulla scia delle utopie dell’architettura del ‘900”. Il futuro? “Per ora mi vivo questa esperienza straordinaria e mi preparo all’esame di Stato. Dopo, avrei voglia di intraprendere un percorso di dottorato di ricerca. Poi chissà, l’ambizione ad aprire un mio studio c’è, ma per ora è prematuro parlarne”.
Fabrizio Geremicca
Fabrizio Geremicca