Ristrutturazione dei laboratori. Acquisto di attrezzature. Reclutamento di un docente esterno, di ricercatori e di tecnici. Borse di studio per studenti di Medicina e di Biotecnologie per la salute e Biotecnologie Mediche con medie voto da capogiro. Si prepara al restyling il Dipartimento di Medicina molecolare e Biotecnologie mediche, entrato a far parte dei 180 Dipartimenti di eccellenza che, per il quinquennio 2018-2022, riceveranno finanziamenti (271 milioni di euro annui da dividere tra i vincitori) per la valorizzazione della ricerca. A spiegare come saranno investite le nuove risorse è il Direttore del Dipartimento, il professor Tommaso Russo.
Dal 9 gennaio (quando l’ANVUR ha pubblicato l’elenco dei Dipartimenti scelti) dirige un Dipartimento eccellente.
“È un successo notevole, anche perché competevamo nell’area 05, di Scienze Biologiche, quindi siamo uno su tredici”.
Cosa ha determinato il successo?
“Il primo fattore è stato la produzione scientifica degli anni precedenti, determinante per poter entrare nei 350 (dai quali sono stati selezionati i 180). Successivamente, la valutazione del progetto è stata molto buona perché abbiamo ottenuto 28 dei 30 punti a disposizione della commissione (composta da sette personalità di alto profilo scientifico e presieduta dalla prof.ssa Paola Severino). Condividendo le scelte di base con i colleghi del Dipartimento, l’ho scritto io lavorandoci per tutto agosto. Non è stato un grande sacrificio, anzi, queste sono le cose divertenti del ruolo di Direttore”.
Il progetto.
“È un progetto di sviluppo. Molti gruppi del Dipartimento hanno svolto negli ultimi anni una grande attività di sequenziamento, appaltandola all’esterno. Adesso la vorremmo condurre internamente, concentrandoci in particolare sul sequenziamento di singole cellule. Ha una grande rilevanza nel campo dell’oncologia, ma non solo”.
Quali sono le priorità ora?
“La ristrutturazione di laboratori che risalgono agli anni Settanta e vanno resi moderni. Il finanziamento serve a questo, ma anche per altre iniziative”.
Cioè?
“Abbiamo proposto di finanziare borse di studio per studenti dei Corsi di Laurea di Medicina e di Biotecnologie. Svolgeranno formazione di alto livello. Si caricheranno di un peso di lavoro molto più grande rispetto ai colleghi, però avranno una borsa”.
Su cosa si baserà la selezione?
“Stiamo lavorando con gli uffici di Ateneo per trovare un sistema che sia efficace e veloce. Sceglieremo ragazzi che sono in corso: Medicina dal terzo anno in poi; Biotecnologie dal terzo anno della Triennale e fino a fine Magistrale. Un punto cruciale della selezione sarà la media degli esami. Poi seguirà un colloquio motivazionale. Un ragazzo che si carica di un lavoro in più deve dimostrare che ha voglia di farlo. Abbiamo previsto che è necessario mantenere la media alta per confermare la borsa e il percorso parallelo per gli anni successivi. Ci è sembrato il modo migliore per coltivare la vocazione per il dottorato di ricerca che spesso, soprattutto per gli studenti di Medicina, tende un po’ a perdersi”.
Quanti studenti saranno coinvolti?
“Una decina. È una sperimentazione, quindi vogliamo iniziare con numeri molto piccoli”.
Parte del finanziamento può essere investito per reclutare i docenti. C’è anche questo nelle idee del progetto?
“Sì, ma un po’ meno. Recluteremo un professore ordinario che dovrà occuparsi non solo della docenza, ma, tra le varie cose, della piattaforma di sequenziamento prevista dal progetto. Si tratterà di un docente esterno, non di una progressione di carriera interna. Poi sceglieremo due ricercatori di tipo B e un paio di tecnici di laboratorio”.
Nota dolente. Dei 180 Dipartimenti scelti, soltanto 25 sono del Sud.
“Dispiace molto. Nell’ambito del nostro Ateneo ci sono altri Dipartimenti che hanno partecipato alla competizione e che avrebbero meritato ampiamente il riconoscimento. Penso ad alcuni della nostra Scuola che sono forti, come Scienze mediche traslazionali e Neuroscienze e Scienze Riproduttive ed Odontostomatologiche. Al di fuori della Scuola di Medicina, sono rimasto deluso dall’insuccesso del Dipartimento di Agraria che è eccellentissimo. È un vero peccato. La competizione è stata terribile, soprattutto con le Università del nord che hanno avuto un successo enorme”.
Come spiega il divario?
“C’è stata negli anni una politica di Governo che ha indirizzato molte risorse verso le Università del nord. Ci sono poi dei problemi di contesto che non vanno dimenticati. Tutta la ricerca di tipo industriale, ad esempio, è favorita al settentrione, perché noi abbiamo meno imprese. Altro problema è l’idea che Napoli sia una metropoli complessa. È un’esagerazione. Dovremmo promuovere la nostra città come luogo dove si vive bene, ma non siamo sempre bravi a farlo”.
Tornando al Suo Dipartimento. Il futuro adesso sembra più roseo.
“Il riconoscimento ottenuto è un punto di partenza importantissimo. Alla fine del quinquennio ci valuteranno nuovamente e l’etichetta di Dipartimento di eccellenza può essere confermata per altri cinque anni. Io sono relativamente interessato perché me ne vado in pensione, ma sono felicissimo per i più giovani che abbiamo reclutato e hanno davanti un lungo percorso di ricerca. Festeggeremo. Al prossimo Consiglio di Dipartimento porterò una bottiglia di spumante”.
Ciro Baldini
Dal 9 gennaio (quando l’ANVUR ha pubblicato l’elenco dei Dipartimenti scelti) dirige un Dipartimento eccellente.
“È un successo notevole, anche perché competevamo nell’area 05, di Scienze Biologiche, quindi siamo uno su tredici”.
Cosa ha determinato il successo?
“Il primo fattore è stato la produzione scientifica degli anni precedenti, determinante per poter entrare nei 350 (dai quali sono stati selezionati i 180). Successivamente, la valutazione del progetto è stata molto buona perché abbiamo ottenuto 28 dei 30 punti a disposizione della commissione (composta da sette personalità di alto profilo scientifico e presieduta dalla prof.ssa Paola Severino). Condividendo le scelte di base con i colleghi del Dipartimento, l’ho scritto io lavorandoci per tutto agosto. Non è stato un grande sacrificio, anzi, queste sono le cose divertenti del ruolo di Direttore”.
Il progetto.
“È un progetto di sviluppo. Molti gruppi del Dipartimento hanno svolto negli ultimi anni una grande attività di sequenziamento, appaltandola all’esterno. Adesso la vorremmo condurre internamente, concentrandoci in particolare sul sequenziamento di singole cellule. Ha una grande rilevanza nel campo dell’oncologia, ma non solo”.
Quali sono le priorità ora?
“La ristrutturazione di laboratori che risalgono agli anni Settanta e vanno resi moderni. Il finanziamento serve a questo, ma anche per altre iniziative”.
Cioè?
“Abbiamo proposto di finanziare borse di studio per studenti dei Corsi di Laurea di Medicina e di Biotecnologie. Svolgeranno formazione di alto livello. Si caricheranno di un peso di lavoro molto più grande rispetto ai colleghi, però avranno una borsa”.
Su cosa si baserà la selezione?
“Stiamo lavorando con gli uffici di Ateneo per trovare un sistema che sia efficace e veloce. Sceglieremo ragazzi che sono in corso: Medicina dal terzo anno in poi; Biotecnologie dal terzo anno della Triennale e fino a fine Magistrale. Un punto cruciale della selezione sarà la media degli esami. Poi seguirà un colloquio motivazionale. Un ragazzo che si carica di un lavoro in più deve dimostrare che ha voglia di farlo. Abbiamo previsto che è necessario mantenere la media alta per confermare la borsa e il percorso parallelo per gli anni successivi. Ci è sembrato il modo migliore per coltivare la vocazione per il dottorato di ricerca che spesso, soprattutto per gli studenti di Medicina, tende un po’ a perdersi”.
Quanti studenti saranno coinvolti?
“Una decina. È una sperimentazione, quindi vogliamo iniziare con numeri molto piccoli”.
Parte del finanziamento può essere investito per reclutare i docenti. C’è anche questo nelle idee del progetto?
“Sì, ma un po’ meno. Recluteremo un professore ordinario che dovrà occuparsi non solo della docenza, ma, tra le varie cose, della piattaforma di sequenziamento prevista dal progetto. Si tratterà di un docente esterno, non di una progressione di carriera interna. Poi sceglieremo due ricercatori di tipo B e un paio di tecnici di laboratorio”.
Nota dolente. Dei 180 Dipartimenti scelti, soltanto 25 sono del Sud.
“Dispiace molto. Nell’ambito del nostro Ateneo ci sono altri Dipartimenti che hanno partecipato alla competizione e che avrebbero meritato ampiamente il riconoscimento. Penso ad alcuni della nostra Scuola che sono forti, come Scienze mediche traslazionali e Neuroscienze e Scienze Riproduttive ed Odontostomatologiche. Al di fuori della Scuola di Medicina, sono rimasto deluso dall’insuccesso del Dipartimento di Agraria che è eccellentissimo. È un vero peccato. La competizione è stata terribile, soprattutto con le Università del nord che hanno avuto un successo enorme”.
Come spiega il divario?
“C’è stata negli anni una politica di Governo che ha indirizzato molte risorse verso le Università del nord. Ci sono poi dei problemi di contesto che non vanno dimenticati. Tutta la ricerca di tipo industriale, ad esempio, è favorita al settentrione, perché noi abbiamo meno imprese. Altro problema è l’idea che Napoli sia una metropoli complessa. È un’esagerazione. Dovremmo promuovere la nostra città come luogo dove si vive bene, ma non siamo sempre bravi a farlo”.
Tornando al Suo Dipartimento. Il futuro adesso sembra più roseo.
“Il riconoscimento ottenuto è un punto di partenza importantissimo. Alla fine del quinquennio ci valuteranno nuovamente e l’etichetta di Dipartimento di eccellenza può essere confermata per altri cinque anni. Io sono relativamente interessato perché me ne vado in pensione, ma sono felicissimo per i più giovani che abbiamo reclutato e hanno davanti un lungo percorso di ricerca. Festeggeremo. Al prossimo Consiglio di Dipartimento porterò una bottiglia di spumante”.
Ciro Baldini