Onorificenza dall’Ateneo Federico II per il regista americano Frederick Wiseman

Un grande regista americano a Napoli. Grazie alla manifestazione organizzata da Arci Movie e Parallelo 41 Produzioni, in collaborazione con la Federico II, Frederick Wiseman riceve il titolo di Membro onorario dell’Associazione Alumni dell’Ateneo. Una tre giorni dedicata ai suoi film, proiettati al cinema Astra – National Gallery, Boxing Gym, At Berkeley -, ha dato la possibilità di conoscere meglio uno dei maggiori documentaristi viventi, Leone d’Oro alla Carriera all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. La cerimonia di consegna ‘A conversation with Frederick Wiseman’, si è tenuta il 25 febbraio nella Aula Magna Storica di Corso Umberto. “È per noi un grande onore consegnare il riconoscimento a Friederick, dimostrazione dell’impegno rinnovato e l’interesse, da parte dell’Ateneo, verso le arti visive. Perché proprio a Wiseman? Nella sua opera ha sempre messo al centro il ruolo dell’istituzione, non solo come formazione, ma anche come crescita. Ciò rientra nella missione della nostra Università”, introduce il Rettore Gaetano Manfredi. Presenti alla cerimonia il ProRettore Arturo De Vivo e il Console agli affari culturali degli USA Deborah Guido O’ Grady, che sottolinea: “è una splendida opportunità per tutti noi conoscere il grande regista e narratore, che con il suo sguardo sulle istituzioni e la società americana ne ha registrato aspetti positivi e negativi”. Antonella di Nocera, Presidente di Parallelo 41 Produzioni e curatrice della rassegna, aggiunge: “la presenza del regista possa essere d’ispirazione fondamentale dal punto di vista della cultura napoletana contemporanea in ambito cinematografico. È segno che l’istituzione Università sta cambiando, ed è un piccolo tassello di un lungo percorso per Napoli”. L’onore di presentare al pubblico la personalità del regista va al prof. Corrado Calenda: “autore di livello assoluto, dalla complessa fisionomia. Intrattiene un rapporto privilegiato con il reale, dimostrando talento visionario supportato da straordinarie tecniche di ripresa. L’obiettivo dei suoi documentari è la società americana dagli anni ’60 ad oggi. In mezzo secolo, con oltre quaranta opere, ci permette di entrare nei manicomi criminali, in scuole, università, palestre, mattatoi e mura domestiche, fedele non a ciò che veramente è, ma alla complessità di ciò che è accaduto. Riassumibile nel termine ‘fair’: onesto, giusto, pertinente”. Riassume il contenuto dei film: “nessuna ansia dimostrativa, né spettacolarità, né denuncia, ma una commistione di concretezza ed analiticità. Non c’è nelle sue opere una ricognizione in chiave sociologica o politica, ma una raccolta di esperienze concrete, alla cui base c’è la curiosità”. La parola passa al diretto interessato per la lectio magistralis, prima della consegna dell’onorificenza: “ricevere questo titolo da un’Università oggi è molto importante, considerato il momento particolare. Il Governatore del Wisconsin ha attaccato le Università dello Stato perché insegnano scienze umane, che non aiutano a trovare un lavoro. Le scienze umane sono sempre state sotto attacco dai tecnici, ma hanno contribuito a forgiare le nostre coscienze democratiche”, afferma Wiseman. Descrive ciò che rappresenta nei suoi film: “tento di esaminare la vita contemporanea della società americana. Non impongo una base ideologica e, quando inizio, non so nulla del soggetto scelto, imparo girando. Ogni film è il risultato di ciò che apprendo in dodici settimane di riprese più il montaggio. Qualcuno può non essere d’accordo con questo tipo di approccio, ma è il mio. Imparo ogni giorno di più sulla varietà e complessità della natura umana”. Non gira per dare una spiegazione a fenomeni complessi: “ma rappresento la complessità stessa. La preparazione migliore per me non è guardare altri film, ma il modo migliore per imparare a fare cinema è leggere libri buoni e belle poesie, pensando a come sono stati composti e concepiti. Nel documentario ‘Near Death’ ho filmato un’unità di terapia intensiva a Boston. Riguarda il processo decisionale che porta all’interruzione della terapia, dunque della vita stessa del malato quando non c’è speranza”.
Allegra Taglialatela
- Advertisement -




Articoli Correlati