Panta Rei per analizzare l’acqua

Lanci un dardo chi non s’è mai posto, almeno una volta, la domanda ‘chissà cosa beviamo’. Lo stesso interrogativo se lo sono posti loro. E’ nata così l’idea di realizzare un kit per misurare cloro residuo, nitrati, ph e durezza dell’acqua. Tra provette, reagenti, scale colorimetriche, una normativa in materia ‘schizofrenica’, il coinvolgimento di esperti ed amici: l’idea si è trasformata in progetto. La soluzione –complicata- ad una domanda che sembra banale, sta tutta lì: in una scatola azzurra che reca ben impressa la denominazione dell’impresa –Water Revenge-, il patrocinio di Legambiente (l’associazione è impegnata in una campagna contro il cloro residuo che pare sia cancerogeno)  e, poiché nulla è lasciato al caso, anche l’iscrizione in brail.  
L’idea di realizzare il kit Panta Rei è partita da un gruppo di studenti di Ingegneria –quasi tutti fuorisede- che lungo la strada si è arricchito di colleghi di Economia. “Nell’estate scorsa abbiamo letto articoli sull’iniziativa di Ig students, così abbiamo contattato la dottoressa Vacca. Poi abbiamo formato un gruppo misto con gli studenti di Economia. Non è stato difficile cementare il gruppo: siamo quasi tutti fuorisede, e abitiamo nella stessa zona – Fuorigrotta-. Avevamo quest’idea da tempo: fare qualcosa sulla sensibilità ambientale, sulle acque”, racconta Guerino Leoni (responsabile qualità, Ingegneria Civile).
Panta Rei, rappresenta una novità nel settore. “C’è qualcosa di simile al nostro kit, ma sono strumentazioni che misurano nello specifico un solo parametro; costano molto –300 mila lire per la sola misurazione del cloro-, sono venduti in grosse quantità e quindi non sono utilizzabili da un pubblico di consumatori (trattandosi di sostanze tossiche) ma solo dagli addetti”, specifica Guerino.
Tante le difficoltà incontrate: “scale colorimetriche, provettature: non sono materiali che si trovano dietro l’angolo. Ma soprattutto è stata complicata la ricerca normativa sulla commercializzazione di sostanze tossiche. Non c’è un esperto e dal ‘43 al ‘99 la normativa è cambiata al ritmo di ogni venti giorni. E’ un groviglio”.
In tanti si sono fatti in quattro per aiutare a far nascere l’azienda. Dal tutor Francesco Orefice (dottore di ricerca ad Economia), al professore di riferimento Marcello Martinez (docente di Organizzazione e sistemi informativi aziendali), ai professori Roberto Andreozzi (Sicurezza e protezione ambientale), Raffaele Marotta, Domenico Acierno, Gennaro Volpicelli, Amedeo Lancia (Chimica ambientale) di Ingegneria del Federico II, al prof. Roberto Palmieri, docente di Gestione aziendale della qualità a Fisciano (“ci ha fornito materiale per la redazione del manuale di qualità della nostra azienda”), al tecnico del Laboratorio del Dipartimento di Ingegneria dei materiali e della produzione Giovanni Albano, all’Unione Italiana Ciechi, a funzionari della Regione.
Buon successo in fiera: “è stato un momento di crescita, il pubblico si è mostrato interessato; ci hanno contattato in molti, alcuni docenti ci hanno chiesto di pensare a dei prototipi  per le scuole superiori”. Sulla scia delle segnalazioni dei visitatori, realizzeranno per le prossime esposizioni anche le ricariche. Il kit è stato venduto a 10 mila lire del prodotto “ma, sulla base di indagini di mercato, dovrà salire a 15-20 mila lire. L’abbiamo realizzato a basso costo, grazie anche all’intervento degli sponsor”.
Una bella esperienza “lavorare insieme, condividere un obiettivo. Abbiamo dimostrato di lavorare con logica”.
Ora, aggiunge Guerino, “stiamo redigendo un vero e proprio business plan in collaborazione con la Ig. Non occorrono grandi capitali per realizzare l’impresa: dai 50 ai 100 milioni per realizzare un laboratorio”.
Insomma un futuro da imprenditore? “Sicuramente mi piacerebbe. Come credo a molti che hanno partecipato a quest’esperienza”.
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