Paolo Mieli inaugura la Corte di Federico

Ad inaugurare l’edizione 2007-2008 del ciclo di conferenze “Come alla Corte di Federico II” il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Non uno scienziato, dunque, ma uno dei principali esponenti del mondo della stampa, che ha tenuto una lezione su Politica e Antipolitica. Ma che cosa c’entrano la politica e l’antipolitica con la scienza di cui ci si propone di parlare nella serie di incontri? L’abbiamo chiesto ai tanti professori presenti in sala il 18 ottobre.
“Ogni anno il Rettore invita il direttore di una grande testata italiana – risponde il prof. Michele Malatesta (Lettere)– Credo che l’invito di stasera sia servito a riflettere sull’oggettiva situazione di stallo in cui si trova l’Italia. Questo è almeno il motivo che mi ha spinto ad essere qui”. “La politica e la scienza sono due dimensioni importanti della società civile che i cittadini devono conoscere – asserisce la prof.ssa Elena Sassi (Scienze), sottolinendo come la scienza si muova in un contesto in cui vigono regole politiche e come, d’altro canto, si possa guardare alla politica con occhio scientifico, attento a capire le dinamiche che sottendono le lotte di fazione. “La scienza c’entra eccome perché tutto è politica”, interviene il prof. Luciano Mayol, Presidente del Polo delle Scienze della Vita. “Ed inoltre spesso le scelte degli scienziati sono indirizzate dalla politica”, aggiunge con disappunto il prof. Lorenzo De Napoli (Farmacia). Anche il prof. Renato Musto (Scienze) richiama l’attenzione sulla necessità di interrogarsi sui problemi della convivenza civile perché “se non si crea un clima politico un po’ più serio, non ci sarà spazio per la scienza. Molti pensano che il problema in Italia sia la politica. Il problema è invece il livello culturale degli italiani”. Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore del Coinor Giuseppe Zollo (Ingegneria) che ricorda come “alla Corte di Federico ci sono stati interventi di orientalisti, di linguisti perchè parlare di scienza significa parlare di cultura” e mette in evidenza che l’Ateneo partenopeo è un’Università che abbraccia quasi tutti i campi dello scibile, concludendo con una precisazione: “e poi Paolo Mieli è un esperto, non un politico”.
Tutti, quindi, concordi nell’elogiare la scelta di affidare la conferenza d’apertura a Paolo Mieli che si affretta a rassicurare la platea dell’inconsistente pericolo rappresentato dall’antipolitica ed a esprimere la propria preferenza per una politica ben organizzata e virtuosa, suscitando una vivace reazione in sala.
Il prof. Guido Rossi (Medicina) interviene per rammentare che le manifestazioni dell’antipolitica testimoniano l’incapacità della classe dirigente di incanalare la partecipazione politica. “Quando la politica si incancrenisce per una situazione di malgoverno persistente, l’antipolitica alla Grillo perlomeno rompe gli equilibri malsani”, ribadisce il prof. Federico Giordano (Scienze). Per il prof. Giuseppe D’Alessio (Scienze), invece, ciò che fa paura dell’antipolitica è la mancanza di cultura: “Bisogna stare attenti a non decadere dal confronto politico ad una becera incultura”, avverte.
“Mi immaginavo una serata un po’ più informale, con molte meno persone, un clima quasi conviviale – commenta alla fine Mieli – Ma ho inteso lo stesso la mia esposizione solo come una premessa alla chiacchierata successiva perché è il dibattito la parte che mi piace di più”.
Manuela Pitterà
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