Per le matricole dispari “la vita è più complicata”

Gli studi di Medicina sono molto impegnativi ma la vita universitaria offre diverse occasioni di socializzazione. Lo testimoniano gli iscritti al Corso della Federico II. “Al primo anno ho conosciuto un sacco di gente, passavo il tempo a chiacchierare in Facoltà. Poi, andando avanti, ho trovato un mio gruppetto: studiamo assieme e ci diamo una mano a vicenda”, racconta Pietro, studente del V anno. “Sembra ieri che ho seguito la mia prima lezione – ricorda Lello, approdato a Medicina dopo due anni di Scienze Biotecnologiche – Ero felice di essere stato ammesso e non sapevo cosa mi aspettava. Il primo semestre eravamo ingenui e pieni di entusiasmo. Le cose sono cambiate da Anatomia in poi…”. Secondo Eliana, l’esame di Anatomia non deve paralizzare: “Non conta quello che senti dire in giro. Anche se sono più i bocciati che i promossi non è detto che non possa andare bene a te. Ciò che conta è sperimentare sulla propria pelle”. “Se sopravvivi i primi tre anni è fatta. Dopo studiare diventa più piacevole”, sostiene Pietro. Marco, che è iscritto al III anno, ribatte: “Alcuni programmi, per esempio quello di Biologia, sono talmente vasti che stenti a credere che il manuale vada studiato per intero. Poi capisci che non ci sono sconti”. I docenti delle discipline di base suggeriscono l’utilizzo di un manuale a scelta. “La cosa migliore è sfogliarli prima di decidere quale usare”, raccomanda Lello.
Le aule degli edifici 6 e 20 sono fatiscenti. “All’inizio è avvilente stare tra sedie rotte e pareti scrostate. Ma dopo un po’ ti abitui e non ci fai più caso”, afferma Sabina che mette in guardia dalle prove intercorso: “Sono un’arma a doppio taglio: ti abbreviano il programma ma poi le domande sulla parte restante possono essere talmente specifiche che finisce per esserci una strage di voti bassi”. Raffaele non sta a badare al voto, guarda avanti e procede come un treno: “Ci sono esami come Microbiologia in cui se ti sta bene il risultato dello scritto non devi nemmeno sostenere l’orale. Invece, all’interrogazione di Farmacologia e Tossicologia ti tengono un sacco di tempo. I docenti pongono domande che non ti aspetti”. Francesco è arrivato al termine degli studi: “Te ne esci che hai l’impressione di non aver imparato niente. Se mi trovassi davanti tutti i sintomi dell’infarto, probabilmente non capirei di cosa si tratta”. Poi incoraggia i più giovani a seguire la sua strada: “Do un grosso in bocca al lupo ai diplomati e che incrocino le dita per divenire matricole pari. La vita di quelle dispari da noi è più complicata”.
- Advertisement -




Articoli Correlati