“Con l’organizzazione didattica ci siamo, i professori sono preparati, è la pratica che è ridotta”, dice Andrea, iscritto al III anno del Corso di Laurea napoletano della Seconda Università. E Stefano aggiunge: “La Federico II ha strutture migliori, la SUN è organizzata meglio per la didattica. Noi abbiamo più date d’esame. Il primo anno è semplice rispetto agli altri. La prima botta è Anatomia che è al secondo”. Altre “botte”, come le chiama Stefano, sono Patologia Generale, Neurologia, Farmacologia e Anatomia Patologica. Il segreto per riuscire bene, secondo Francesco, è mantenere il ritmo: “Se lo perdi non hai modo di recuperare. La maggior parte degli esami sono più facili al primo appello. Se non li dai subito sono guai”. Gli studenti ritengono che alcune lezioni siano più utili di altre. “Se sei in corso vale sempre la pena seguire per capire il professore cosa si aspetta da te – è il parere di Francesco – E poi i docenti danno informazioni aggiornate rispetto al libro. Per esempio in Farmacologia, dove ogni mese escono 10 nuovi farmaci”. Per fermarsi a studiare, i ragazzi utilizzano tre aulette collocate a S. Andrea delle Dame ed il box all’ingresso di S. Patrizia. “C’è posto solo per un terzo degli studenti – affermano – Da noi le donne fanno paura. Sono più ambiziose, studiano di più e hanno una media più alta”. Maria, iscritta al III anno, li contraddice: “Non è vero. La differenza è che le ragazze ci tengono a studiare tutto per bene, mentre i ragazzi tendono ad avere una visione globale”. Interrogato su cosa ricorda del suo ingresso all’università, Vincenzo risponde recitando il codice assegnatogli 6 anni fa per la prova di accesso. Lo studente frequenta l’ultimo anno e dei sacrifici fatti pensa: “Il gioco non vale la candela perché la vita sociale si riduce a scambiare una chiacchiera in Facoltà. La nostra è una comunità a sé stante”. Angela, anche lei in procinto di laurearsi, sconsiglia ai neo-diplomati di iscriversi a Medicina: “Stanno chiudendo molti reparti. Quelli che sopravvivono non riescono ad accogliere tanti studenti e si finisce per fare poca pratica”. “Il problema sorge per le branche chirurgiche: nei reparti clinici puoi andare quando vuoi mentre per la sala operatoria esiste una turnazione”, precisa Manuela, studentessa del III anno che si è iscritta a Medicina dopo la Triennale in Infermieristica. “Con il liceo che avevo fatto non sarei mai stata in grado di superare il test”, dice. “Se i diplomati pensano di studiare Medicina solo per trovare il posto, si iscrivano alle Triennali. Se vengono con l’obiettivo di guadagnare, hanno sbagliato strada”, conclude Antonio, studente del III anno.
Dalla sede napoletana, a quella di Caserta. Apprezza “il numero ridotto di studenti”, perché ci si può relazionare con i docenti “senza fare file chilometriche”, Pietro, iscritto al IV anno, che è critico riguardo alla strutture: “Le aule non sono abbastanza capienti. I sistemi audio e video sono superati. Altre Facoltà sono meglio dotate”. “Mi sono pentito di aver scelto Caserta – riferisce Antonio, in procinto di laurearsi – Abito ad Aversa, era più comodo arrivare a lezione ma poi ho capito che come teoria vale 100, come pratica zero. Quando si è in corsia in gruppi di 20-30 persone non si impara niente. All’ospedale di Caserta nessuno ha il tempo per seguirti”. Per compensare la carenza di competenze pratiche, Antonio fa il volontario al Pronto Soccorso di S. Maria.
Dalla sede napoletana, a quella di Caserta. Apprezza “il numero ridotto di studenti”, perché ci si può relazionare con i docenti “senza fare file chilometriche”, Pietro, iscritto al IV anno, che è critico riguardo alla strutture: “Le aule non sono abbastanza capienti. I sistemi audio e video sono superati. Altre Facoltà sono meglio dotate”. “Mi sono pentito di aver scelto Caserta – riferisce Antonio, in procinto di laurearsi – Abito ad Aversa, era più comodo arrivare a lezione ma poi ho capito che come teoria vale 100, come pratica zero. Quando si è in corsia in gruppi di 20-30 persone non si impara niente. All’ospedale di Caserta nessuno ha il tempo per seguirti”. Per compensare la carenza di competenze pratiche, Antonio fa il volontario al Pronto Soccorso di S. Maria.