Piacciono le strutture, meno le tariffe

Impianti moderni, spogliatoi puliti, tecnici specializzati, ambiente universitario, tariffe contenute, parcheggio custodito gratuito, vicinanza al domicilio: tanti i motivi che spingono gli studenti a frequentare il Centro Sportivo Universitario di via Campegna, la più grande polisportiva che opera attualmente nel centro-sud d’Italia. Ma non è tutto oro quello che luccica. “I costi dovrebbero essere ancora più bassi, l’intera struttura potrebbe essere diretta diversamente, non tutte le discipline vengono trattate allo stesso modo”, affermano gli utenti.
Più di 15mila coloro che – tra studenti, docenti e personale tecninco-amministrativo – hanno partecipato alle attività sportive organizzate dal Cus Napoli lo scorso anno accademico. Una popolazione di universitari che può scegliere tra il fitness e il nuoto, tra le arti marziali e lo yoga, tra il basket e la pallavolo. E, ancora, tennis, scherma, calcetto, finanche golf. Senza dimenticare l’intero settore agonistico delle diverse discipline. 
Agli studenti, però, non piace la gestione esterna delle attività del Cus. Si chiedono: quale è l’obiettivo del Cus? Agevolare la pratica sportiva degli universitari offrendo loro prezzi modici, o diventare una macchina per fare soldi? C’è chi storce il naso a proposito della gestione manageriale degli impianti. “Alla guida – afferma un gruppetto di ragazzi – ci vorrebbero persone dalla cultura sportiva più profonda. Più andiamo avanti e più è evidente il divario tra sport di serie A e sport di serie B. Ci vorrebbe gente pronta a valorizzare le varie discipline, a prescindere dagli introiti economici”. Aggiunge qualcuno: “abbiamo notato che si parcheggia nella pista d’atletica: perché? E quella nube di cloro che si vede e si sente passando da quelle parti?”. Ancora: “gli impianti di via Campegna sono poco pubblicizzati. Che sia la Federico II, la Seconda Università, L’Orientale, ecc., in nessuna Università ci sono manifesti che parlano del Cus. Chi s’iscrive al primo anno, spesso ignora l’esistenza del Centro. Questo dimostra che c’è tanto ancora da fare per lanciare e rilanciare il Centro sportivo universitario di Napoli”.
Considerato l’affollamento quotidiano e il tipo eterogeneo di utenza, a fare da traino economico all’intera struttura ci pensano soprattutto attività come il nuoto e il fitness. La piscina, 25 metri per otto corsie, è data in gestione alla Polizia ed è aperta anche ai bambini. Il che significa, in termini di soldoni, afflussi copiosi nelle casse del Centro. In cambio, i ragazzi godono di un impianto funzionale e pulito, con un’offerta differenziata a base di corsi di nuoto, acquagym e, novità recente, di hydrospin. “Ho cominciato a venirci nel 2000, quando ancora non sapevo nuotare. Da settembre sono una presenza fissa della quinta corsia nei giorni pari. Mi trovo benissimo, perché siamo tutti studenti”. A parlare è Roberta Miele, soprannominata dai colleghi di corsia “cuffia gialla”, iscritta al quinto anno di Psicologia alla Seconda Università di Napoli. Concetta Lubrano, quarto anno di Scienze della formazione primaria al Suor Orsola Benincasa, da due anni si dedica all’acquagym. “Abito qui vicino – ci dice – ho scelto il Cus per questo. Non solo. Mi piace l’idea di poter passare da uno sport all’altro pur restando nella stessa struttura”. Quest’anno ha trovato l’impianto migliorato: “l’acqua della vasca è più calda e più pulita ed anche l’ambiente sul bordo vasca è più riscaldato. Ci vorrebbe, però, qualche altra doccia nello spogliatoio, di norma abbastanza affollato per la concomitanza di discipline diverse che si praticano in piscina”. 
Vuoi per mantenersi in forma vuoi per socializzare, la palestra resta l’attività preferita dalla maggioranza degli utenti del Cus. Soprattutto nei turni serali. Tra step, spring, life pump, yogafit, aerobica, total body, fit boxe, hip hop e lo spinning come ultimo arrivato, la palestra Iorio offre corsi su corsi, macchinari su macchinari, istruttori su istruttori per garantire un benessere psico-fisico a tutti i soci. “La palestra è l’unica attività che fa conciliare studio e sport, soprattutto ora che facciamo le corse per stare dietro alla riforma universitaria”, commenta Marco Loffredo, terzo anno di Ingegneria Civile. “Anzi – gli fa eco il collega e amico Marco Lombardi – la riforma ci obbliga ad andare in palestra per scaricarci. Perché, come qualcuno ha ben scritto nei bagni della nostra Facoltà, ‘l’ingegnere non vive: funziona’”. Gli studenti, comunque, reclamano una maggiore flessibilità nella gestione dei turni. “Non troviamo giusto che non ci sia data la possibilità di recuperare quando non possiamo venire. Ultimamente ci è capitato di restare a casa per dieci giorni per colpa degli esami, situazione che si ripete ad ogni sessione”, il parere dei due ragazzi. Germana Ferulla, laureanda in Scienze della Comunicazione del Suor Orsola, apprezza la possibilità di pagare ad ingressi: “ho frequentato diverse strutture, ma questa è l’unica a contemplare un quadro così ampio di turni e corsi”. A Daniele Tarzia, collega di Germana ma al quinto anno, non vanno giù le tariffe: “il Cus è un centro universitario e come tale è finanziato dall’Ateneo. Perché, allora, dobbiamo pagare tanto? 5 euro per un ingresso in piscina, 50 euro per fittare un campo di calcetto. Insomma, se proviamo a confrontare i prezzi con le palestre esterne, più o meno si equivalgono. Quale è, quindi, il vantaggio?”. Daria Rizzo, laureata in Scienze Naturali e allieva del Master in Gestione dei sistemi ambientali, fa parte della vecchia guardia. Frequenta il Cus da oltre dieci anni. Gradisce la polivalenza dell’impianto, in cui ha praticato nuoto, fitness, tennis, pallavolo, ma ne critica i prezzi. E gli istruttori, “negli ultimi tempi un po’ demotivati, nel senso che si dedicano poco all’animazione sportiva, senza organizzare più tornei e manifestazioni”. Aggiunge Daria: “so che il Cus dovrà acquisire altri 40 ettari da destinare all’ampliamento degli impianti. Bè, si potrebbe destinare parte di quell’area all’equitazione, i cui costi sono davvero proibitivi altrove”. Invece, Italo Sainato, primo fuoricorso di Ingegneria Civile per lo sviluppo sostenibile, iscritto in palestra da appena tre mesi, vorrebbe darsi al pugilato: “non l’ho mai fatto, ma se ci fosse la possibilità proverei di certo”.
Nell’orbita del Cus non gravitano solo amatori, ma anche ragazzi che, oltre all’impegno universitario, con sacrificio e spirito di abnegazione si dedicano anche all’attività sportiva agonistica. L’agonismo, un settore che in passato ha dato tanto lustro al Cus Napoli – con la scherma di Luigi Tarantino, il canottaggio, il rugby – e che oggi, nonostante i problemi finanziari, ancora si distingue in alcune discipline: il taekwondo, di cui Napoli è campione nazionale universitario in carica, il karate, la pallavolo.
Raffaele Canonico e Felice Rea sono due agonisti dell’atletica, entrambi velocisti. Il primo corre i 100, 200 e 110 metri ad ostacoli; l’altro è specializzato nei 200 e 400 metri. In particolare, Raffaele Canonico – laureato in Medicina alla Seconda Università di Napoli, specializzato in Medicina dello Sport e dottorando in Scienze farmacologiche – è socio del Cus dal lontano 1994. “Dieci anni fa – fa notare il dottore – tutto questo non esisteva. Ciò nonostante, pur abitando al centro storico di Napoli, mi è sempre piaciuta l’idea di fare sport in una struttura universitaria e tutte le volte devo macinare chilometri per arrivare a via Campegna”. “La pista è bella – prosegue – gli spogliatoi sono puliti anche se un po’ vecchiotti e freddi”.
Il suo compagno, Felice Rea, è ancora all’Università, all’ultimo anno di Ingegneria. Si allena quattro giorni a settimana, due dei quali dalle 14.30 alle 17.30: “sono orari difficili per me, perché a volte si sovrappongono ai corsi e mi costringono a saltare mesi di allenamento”. “Quello che ci tiene uniti e che ci spinge ad andare avanti è il gruppo che si è formato – asserisce Canonico -. Tutto sommato l’atletica è uno sport individuale, ma, grazie anche all’apporto fondamentale del nostro tecnico Gianni Munier, siamo riusciti a fare squadra e a ottenere anche buoni risultati alle varie manifestazioni sportive cui abbiamo partecipato”.
Paola Mantovano
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