Più di 600 firme contro la riduzione degli appelli

Più di 600 firme raccolte in pochissimo tempo per dire no alla riduzione degli appelli d’esame. L’Udu Giurisprudenza ha incominciato così, con questo eclatante risultato, la sua attività politica tra le aule di una facoltà che, per ammissione dello stesso coordinatore provinciale Andrea Genovese, aveva sempre considerato un tabù. Il sindacato degli studenti ha scelto di partire lavorando su uno dei temi più sensibili per gli iscritti a Giurisprudenza e a Scienze giuridiche, quello che riguarda la riduzione degli appelli d’esame da otto a cinque, proposta negli anni scorsi ma mai concretamente attuata. Una scelta strategica secondo i rappresentanti degli studenti, per i quali la nuova associazione aveva soltanto bisogno di darsi visibilità, utilizzando un argomento che non sarebbe passato inosservato. Nei giorni seguenti alla messa in circolazione del volantino con cui l’Udu rendeva nota la battaglia che intendeva portare avanti e alla raccolta di firme, è stato un continuo botta e risposta tra l’Unione degli Universitari e i consiglieri di facoltà. Se i primi esprimevano con il loro volantino “il proprio disappunto e serie perplessità circa l’efficienza del ruolo svolto dalle rappresentanze studentesche di facoltà che hanno vergognosamente tenuto sotto silenzio questa situazione”, i secondi rispondevano con un manifesto decisamente esplicito: “siamo di fronte ad alcuni studenti male informati che diffondono all’interno della facoltà notizie false e diffamanti”. Studenti male informati perché, come sottolinea il consigliere d’ateneo eletto per Giurisprudenza Benedetta Sciannimanica, non c’è alcun regolamento che prevede la riduzione degli appelli d’esame. “La programmazione viene fatta annualmente in Consiglio di Facoltà – dice- e in seguito alla confusione, addirittura al panico diffusi dall’Udu abbiamo dovuto convocare in tutta fretta un Consiglio straordinario nel corso del quale il Preside ci ha assicurato che non c’è alcun pericolo né attuale né futuro. E’ stato messo a nostra disposizione lo statuto per l’anno accademico 2005/06, dove è scritto a chiare lettere che gli appelli saranno otto”. Un falso problema, dunque. “Un problema inesistente – precisa la Sciannimanica- se si vuole fare una battaglia la si deve fare per qualcosa che esiste, non per qualcosa che non esiste. Basta riflettere: dal momento che conta 21.000 iscritti, la nostra facoltà non ha alcun interesse a ridurre il numero degli appelli. Si cerca piuttosto di smaltire tutti questi iscritti, in particolare i fuori corso!”. Eppure a testimoniare quanto fortemente viene avvertito un senso di precarietà nell’organizzazione della didattica ci sono quelle 644 firme raccolte il 18 aprile. E’ come se negli studenti albergasse, latente ma fermo, il timore di perdere i propri punti di riferimento, di assistere a stravolgimenti dell’organizzazione da un momento all’altro. “I ragazzi dell’Udu sapevano benissimo di andare a toccare delle corde sensibili – commenta Sciannimanica- perché invece non sono venuti con noi dal Preside? Glielo abbiamo proposto e loro non ci hanno dato risposta. Perché non hanno richiesto la documentazione che ci è stata data al Consiglio di Facoltà, oppure il verbale stesso del Consiglio? Lo ripeto: il Preside vuole che gli studenti stiano tranquilli, non c’è alcun pericolo di cambiamento”. Dal canto loro, i membri dell’Udu ritengono di essere stati in qualche modo gli artefici della rassicurazione da parte del Preside. Insistono sull’esistenza di un regolamento che detta una norma per la riduzione degli appelli, insistono nel richiedere la reintroduzione dell’appello di maggio. “E’ semplicemente stato prorogato il regime precedente”, dice la responsabile organizzativa Mariella Zaccaria, “e questo grazie alla nostra battaglia, altrimenti non era mica sicuro che si sarebbe ottenuta una proroga anche per il prossimo anno accademico. Intendiamo proseguire con la raccolta firme per arrivare alla soglia delle 1000, 1500 firme totali. Vogliamo che la regola sulla diminuzione degli appelli sia abrogata, non semplicemente sospesa. Combattiamo principalmente per le matricole che verranno, e devo dire che gli studenti si dimostrano molto partecipi del problema. Molti di coloro che hanno firmato sono laureandi, vuol dire che hanno compreso l’ottica della nostra iniziativa”. Quanto all’accusa ai rappresentanti degli studenti, la Zaccaria getta acqua sul fuoco: “abbiamo solo denunciato il fatto che non avevano informato a dovere gli studenti, non volevamo gettare discredito sul loro operato. Il nostro comunicato non voleva certo essere offensivo”. 
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