Politecnico, langue il progetto

Un progetto comune per l’alta formazione tecnico-scientifica con l’attivazione di nuovi Politecnici, o centri similari, per fusione di istituti preesistenti: l’obiettivo di molti Atenei italiani. Una strada da percorrere per confrontarsi con le altre grandi strutture nazionali ed europee. Un esempio, il Polo di Alta Formazione Europeo che, nelle intenzioni – ma è un’ipotesi di lavoro che ha subito agli inizi di dicembre una brusca battuta d’arresto -, dovrebbe nascere dai Politecnici di Milano e Torino.  
Anche in Campania ferve il dibattito. C’è voglia di fare sistema. Per contrastare l’egemonia delle accademie del Nord e per dare ancora maggiore visibilità alle eccellenze – riconosciute non solo a livello nazionale – delle scuole di Ingegneria regionali. Il sasso nello stagno lo lanciò nel 2008 il Rettore del Federico II Guido Trombetti. Il quale prospettò un moderno Politecnico a scala regionale con un modello organizzativo nuovo e la federazione tra scuole di ingegneria per evitare la duplicazione di Corsi di studi e potenziare il raccordo tra discipline ingegneristiche e discipline economico-manageriali. La nascita nel “grembo” comune del Federico II, una collaborazione serrata sulla didattica come sulla ricerca, soprattutto con i Centri di Competenza, un sistema di competenze che investe centinaia di ricercatori e migliaia di studenti: per Trombetti le premesse da cui partire per dare vita ad una rete tra gli Atenei, snella e veloce e capace di attrarre investimenti e di sviluppare rapporti di collaborazione europei.
Il progetto fu accolto con enorme entusiasmo, tanto che lo stesso Premier Berlusconi, sei mesi dopo, nell’ottobre 2008, lo rilanciò specificando che la nuova struttura sarebbe stata dedicata a Gioacchino Murat.
Da allora, sono trascorsi ben 18 mesi. E non c’è stato alcun passo avanti sul progetto. Trombetti, amareggiato, denuncia: “le idee muoiono lì, tra l’indifferenza e le emergenze quotidiane, come se progettare e strutturare sinergie non fosse nel nostro DNA”.
Il Rettore della Seconda Università Francesco Rossi, pur appoggiando la soluzione “Politecnico”, sottolinea l’assenza di “un progetto vero”. Ed aggiunge: “il problema principale sono gli investimenti, sarà difficile realizzare qualcosa di importante con le stesse risorse di cui disponiamo. D’altra parte più che una rete si potrebbe anche immaginare delle sedi distaccate”. Insiste: “è fondamentale, però, partire da subito con un progetto totalmente condiviso”. 
Un’accelerata al dibattito potrebbe venire dall’approvazione della “Riforma Gelmini” che prevede nelle sue linee guida proprio l’unione, su base federativa, delle Università contigue, territorialmente o per settori di attività, per aumentare la qualità, evitare le duplicazioni e abbattere i costi. 
Intanto, sulla propensione a fare rete e ad aggregarsi degli atenei campani,  una prima prova del nove la si avrà con la risposta ai progetti “Campus” e “Reti di Eccellenza”. Il bando dell’Assessorato regionale all’Università per l’attribuzione dei finanziamenti pone grande enfasi sulla collaborazione avanzata fra le università. “Non possiamo aspettare un modello ministeriale, un po’ come è accaduto per la valutazione. Abbiamo importanti esperti in tutti i settori, soprattutto nell’organizzazione aziendale e nel diritto, forse questo è il momento giusto per uscire con una nostra soluzione. Poi, come sostiene il Rettore Trombetti, è meglio partire con un Politecnico con strutture federabili piuttosto che non partire proprio o farlo in ritardo”, dice l’Assessore Nicola Mazzocca. Politecnico e non solo: “perché non andare oltre ipotizzando aggregazioni anche per altre aree, per esempio quella medica?”. 
Gennaro Varriale
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