Una partita storta può capitare. Un miracolo sportivo capace di sovvertire ogni pronostico, pure. Accade
così che la squadra di calcio a 5 del Centro Universitario Sportivo Napoli, con un piede e mezzo fuori dai Campionati Nazionali Universitari (CNU), abbia trovato la forza di rientrare in carreggiata e di rimettere le cose a posto. È arrivata una vittoria sofferta e forse insperata contro la compagine di Catanzaro che, nella partita di andata, all’ombra del Vesuvio, era riuscita a imporsi con un roboante 8 a 5. Per i calabresi erano ben tre i gol di scarto da difendere tra le mura amiche. Un margine sufficiente? No, se dall’altra parte c’è una squadra che con cuore e grinta, pur passando in svantaggio, è riuscita ad arrivare ai supplementari e a imporsi con 4 gol di scarto. 2-6 il risultato finale e biglietto per Reggio Emilia staccato. Merito di tutta la squadra. Eppure basta leggere la cronaca del match per accorgersi che sono due i nomi che ritornano con maggiore frequenza. Il primo è quello di Carlo Natale, 27 anni, professione bomber e autore di ben tre gol. Voleva sdebitarsi e pare lo abbia fatto nel miglior modo possibile: “per impegni personali non presi parte alla gara d’andata. I compagni mi hanno spiegato che è stata una partita sfortunata. Mi sentivo in difetto con la squadra per la mia assenza. Per fortuna è andato tutto per il meglio. La mia tripletta è merito dei compagni che mi hanno messo in condizione di segnare. L’emozione più grande è arrivata con il sesto gol, che ha sancito la vittoria finale”. Adesso testa ai CNU: “due anni fa siamo usciti in finale. L’anno scorso, invece, non riuscimmo a qualificarci per un solo gol. C’è voglia di riscatto. Siamo un bel gruppo, insieme stiamo bene. Non aspettiamo altro che partire per Reggio Emilia. Ci andremo con allegria e voglia di vincere, per riscattare il recente passato. Abbiamo le qualità per puntare in alto”. Qualità che lui coltiva da tanto: “da piccolo ero sempre con una palla tra i piedi. Dove vivevo, a Bellona – provincia di Caserta – c’era la squadra di serie A di calcio a 5. Tutto il paese si è avvicinato a questo sport, preferendolo al calcio a 11. Lo sport mi ha insegnato a conoscere e a interagire con le altre persone, coltivando rapporti di gruppo dentro e fuori dal campo”.
Un fuori che parla anche di università. Carlo, infatti, è uno studente della Parthenope distante solo due esami dalla Laurea Magistrale in Scienze Motorie per la prevenzione ed il benessere: “nello studio, così come nello sport, se si perde, l’importante è rialzarsi. Quando mi metto qualcosa in testa lo faccio sempre con serietà”. In merito ai suoi studi: “il Corso di Laurea mi ha dato tanta esperienza e insegnamenti teorici che applico nella scuola calcio. Ho trovato molto interessanti gli esami di Pedagogia, soprattutto perché in futuro mi piacerebbe allenare i bambini”. Se davanti c’è un Carlo che fa tremare le difese avversarie, alle sue spalle un suo omonimo si preoccupa di alzare
una saracinesca davanti alla porta, cercando di limitare il più possibile i danni. Si tratta di uno dei volti nuovi
del CUS Napoli, che risponde al nome di Carlo Capiretti, venti anni appena compiuti e una vita trascorsa tra i pali di una porta di calcio. Contro il Catanzaro ha sventato nel finale un tiro libero, difendendo il prezioso vantaggio della sua squadra: “dopo l’andata, la partita era molto difficile. Dovevamo vincere con 4 gol di scarto fuori casa.
Serviva un’impresa ed è arrivata”. Sui CNU: “siamo consapevoli della nostra forza, ma sappiamo di dover affrontare squadre molto attrezzate. Sarà dura, ma ce la metteremo tutta per rappresentare degnamente
la nostra città”. Lui continuerà a farlo da portiere: “è sempre stato il mio ruolo, è la mia passione. Da solisti, abbiamo più responsabilità degli altri. Ci vuole concentrazione e nei momenti difficili bisogna tirare
fuori il meglio”. Atteggiamento che gli torna utile pure quando indossa i panni della matricola di Economia
Aziendale alla Federico II: “il mio ruolo mi insegna a essere freddo e a tenere a bada l’ansia. È stato fondamentale per superare i miei primi due esami, Matematica e Ragioneria ed Economia aziendale”. Da grande si vede più calciatore o economista? “Ho scelto Economia perché è una materia che mi appassiona. Mi piacerebbe lavorare alla gestione di un’azienda. Naturalmente nel calcio c’è sempre il sogno di andare avanti, però più cresce la categoria, più gli avversari sono preparati”
così che la squadra di calcio a 5 del Centro Universitario Sportivo Napoli, con un piede e mezzo fuori dai Campionati Nazionali Universitari (CNU), abbia trovato la forza di rientrare in carreggiata e di rimettere le cose a posto. È arrivata una vittoria sofferta e forse insperata contro la compagine di Catanzaro che, nella partita di andata, all’ombra del Vesuvio, era riuscita a imporsi con un roboante 8 a 5. Per i calabresi erano ben tre i gol di scarto da difendere tra le mura amiche. Un margine sufficiente? No, se dall’altra parte c’è una squadra che con cuore e grinta, pur passando in svantaggio, è riuscita ad arrivare ai supplementari e a imporsi con 4 gol di scarto. 2-6 il risultato finale e biglietto per Reggio Emilia staccato. Merito di tutta la squadra. Eppure basta leggere la cronaca del match per accorgersi che sono due i nomi che ritornano con maggiore frequenza. Il primo è quello di Carlo Natale, 27 anni, professione bomber e autore di ben tre gol. Voleva sdebitarsi e pare lo abbia fatto nel miglior modo possibile: “per impegni personali non presi parte alla gara d’andata. I compagni mi hanno spiegato che è stata una partita sfortunata. Mi sentivo in difetto con la squadra per la mia assenza. Per fortuna è andato tutto per il meglio. La mia tripletta è merito dei compagni che mi hanno messo in condizione di segnare. L’emozione più grande è arrivata con il sesto gol, che ha sancito la vittoria finale”. Adesso testa ai CNU: “due anni fa siamo usciti in finale. L’anno scorso, invece, non riuscimmo a qualificarci per un solo gol. C’è voglia di riscatto. Siamo un bel gruppo, insieme stiamo bene. Non aspettiamo altro che partire per Reggio Emilia. Ci andremo con allegria e voglia di vincere, per riscattare il recente passato. Abbiamo le qualità per puntare in alto”. Qualità che lui coltiva da tanto: “da piccolo ero sempre con una palla tra i piedi. Dove vivevo, a Bellona – provincia di Caserta – c’era la squadra di serie A di calcio a 5. Tutto il paese si è avvicinato a questo sport, preferendolo al calcio a 11. Lo sport mi ha insegnato a conoscere e a interagire con le altre persone, coltivando rapporti di gruppo dentro e fuori dal campo”.
Un fuori che parla anche di università. Carlo, infatti, è uno studente della Parthenope distante solo due esami dalla Laurea Magistrale in Scienze Motorie per la prevenzione ed il benessere: “nello studio, così come nello sport, se si perde, l’importante è rialzarsi. Quando mi metto qualcosa in testa lo faccio sempre con serietà”. In merito ai suoi studi: “il Corso di Laurea mi ha dato tanta esperienza e insegnamenti teorici che applico nella scuola calcio. Ho trovato molto interessanti gli esami di Pedagogia, soprattutto perché in futuro mi piacerebbe allenare i bambini”. Se davanti c’è un Carlo che fa tremare le difese avversarie, alle sue spalle un suo omonimo si preoccupa di alzare
una saracinesca davanti alla porta, cercando di limitare il più possibile i danni. Si tratta di uno dei volti nuovi
del CUS Napoli, che risponde al nome di Carlo Capiretti, venti anni appena compiuti e una vita trascorsa tra i pali di una porta di calcio. Contro il Catanzaro ha sventato nel finale un tiro libero, difendendo il prezioso vantaggio della sua squadra: “dopo l’andata, la partita era molto difficile. Dovevamo vincere con 4 gol di scarto fuori casa.
Serviva un’impresa ed è arrivata”. Sui CNU: “siamo consapevoli della nostra forza, ma sappiamo di dover affrontare squadre molto attrezzate. Sarà dura, ma ce la metteremo tutta per rappresentare degnamente
la nostra città”. Lui continuerà a farlo da portiere: “è sempre stato il mio ruolo, è la mia passione. Da solisti, abbiamo più responsabilità degli altri. Ci vuole concentrazione e nei momenti difficili bisogna tirare
fuori il meglio”. Atteggiamento che gli torna utile pure quando indossa i panni della matricola di Economia
Aziendale alla Federico II: “il mio ruolo mi insegna a essere freddo e a tenere a bada l’ansia. È stato fondamentale per superare i miei primi due esami, Matematica e Ragioneria ed Economia aziendale”. Da grande si vede più calciatore o economista? “Ho scelto Economia perché è una materia che mi appassiona. Mi piacerebbe lavorare alla gestione di un’azienda. Naturalmente nel calcio c’è sempre il sogno di andare avanti, però più cresce la categoria, più gli avversari sono preparati”