“Una metodologia di valutazione per comprendere ciò che hanno appreso gli studenti, utile a loro stessi e anche al professore”. E’ in questo modo che il prof. Francesco Izzo, docente di Strategie d’impresa alla Facoltà di Economia, definisce i project work realizzati dagli studenti del suo corso. Oltre che importante occasione di analisi di una realtà aziendale, come strumento per l’applicazione pratica delle teorie economiche studiate. Ai ragazzi, divisi in gruppi di massimo cinque componenti, vengono assegnati casi d’impresa – solitamente imprese di piccole e medie dimensioni – delle quali bisogna comprendere e approfondire le strategie, il mercato, i concorrenti, la clientela e, al termine, valutare le linee guida per il futuro. “Un lavoro che, senza dubbio – afferma Izzo – sviluppa, negli studenti, anche competenze di tipo relazionale e comunicativo, tenuto conto che, molto spesso, le lezioni, che dovrebbero essere interattive, si trasformano in seminari in cui gli studenti rappresentano la parte passiva. Al contrario, il lavoro di gruppo sviluppa alcune importanti caratteristiche e competenze: per il timido, ad esempio, può essere l’occasione per far sentire la propria voce, per il leader assoluto un modo per smussare alcuni angoli del proprio carattere”. I lavori vengono riassunti e presentati in aula con l’ausilio del computer, in un tempo massimo di venticinque minuti.
“Purtroppo, i ragazzi che vivono nelle province casertane soffrono del contesto che non è quello di un’area metropolitana. C’è da dire, oltretutto, che, negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito, proprio nel casertano, ad un processo di de–industrializzazione devastante, dovuto al fallimento delle grosse imprese delle telecomunicazioni. E, a mio avviso, i ragazzi sentono molto la distanza dal mondo aziendale, di cui magari hanno sentito parlare solo in termini di mobilità e cassa integrazione. Purtroppo, sono consapevoli di vivere in una zona che non offre grandi sbocchi occupazionali”. Dunque, il project work anche come modo per avvicinare i ragazzi al contesto aziendale. “Sono anni ormai che organizziamo lavori di questo genere, tramite i quali trasformiamo i concetti appresi in attività pratica, insegnando agli studenti a non fermarsi al ‘che cosa?’, piuttosto a chiedersi il ‘perché?’. E devo dire che i più intraprendenti, a volte, hanno creato anche contatti con l’azienda per chiedere informazioni in merito al lavoro da svolgere”.
Vediamo cosa ne pensano gli studenti. “E’ stata la prima volta che ho lavorato alla stesura di un progetto – afferma Raffaele Aquilante, ventunenne di Gricignano di Aversa, al terzo anno di Economia – e ho ritenuto opportuno farlo, in quanto volevo vedere applicati i concetti studiati in precedenza”. Raffaele ha lavorato in un gruppo di cinque componenti sul caso della Angelantoni Industrie, azienda fondata nel 1932 che si occupa della produzione di componenti per l’industria spaziale. “E’ una realtà poco conosciuta, in quanto l’azienda è specializzata nella produzione di simulatori spaziali, camere climatiche, insomma prodotti altamente tecnologici. Durante il lavoro, abbiamo redatto un report in cui abbiamo messo in evidenza i punti salienti e le tappe del nostro percorso: dalla storia dell’azienda all’analisi delle risorse e delle competenze fino, in ultimo, all’elaborazione di strategie per il futuro”. Buona parte del lavoro, definito “appassionante” da Raffaele, è stato incentrato sulle risorse umane. “Abbiamo ricercato nel web anche le interviste rilasciate dagli amministratori di Angeloni. E poi ipotizzato che il business sarà, nel prossimo futuro, sempre più incentrato sulle energie rinnovabili e, in particolare, sulla produzione di tubi ricevitori per pannelli solari”. E il lavoro di gruppo si è rivelato un ottimo collante per i ragazzi. “Abbiamo lavorato bene insieme e gli scontri sono serviti come momento di confronto. Siamo riusciti a trovare sempre un punto d’incontro”.
Anche per Rosa Capasso, che ha lavorato al project work sulla Azimut–Benetti, azienda leader nella costruzione di yacht, è stata la prima volta che ha approfondito aspetti rilevanti di una realtà aziendale operante sul mercato. “Non conoscevo l’esistenza della Azimut–Benetti – dice Rosa, originaria di Succivo, che, da grande, vorrebbe svolgere la professione di dottore commercialista – in quanto opera in un settore, quello della nautica di lusso, che non è molto comune o alla portata di tutti”. La stesura del progetto ha impegnato i ragazzi per circa un mese e mezzo, compreso le vacanze natalizie. “Siamo partiti dall’analisi della collocazione dell’impresa nel mercato – racconta Rosa, che ha lavorato insieme ad altri due studenti – e abbiamo analizzato i processi di crescita, ponendo maggiore attenzione sulla clientela che rappresenta il punto di forza di questo tipo di azienda”. E per il prossimo futuro, “abbiamo ipotizzato che sarà dato sempre più risalto al mercato del charter e alla diffusione del made in Italy nel mondo”.
Maddalena Esposito
“Purtroppo, i ragazzi che vivono nelle province casertane soffrono del contesto che non è quello di un’area metropolitana. C’è da dire, oltretutto, che, negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito, proprio nel casertano, ad un processo di de–industrializzazione devastante, dovuto al fallimento delle grosse imprese delle telecomunicazioni. E, a mio avviso, i ragazzi sentono molto la distanza dal mondo aziendale, di cui magari hanno sentito parlare solo in termini di mobilità e cassa integrazione. Purtroppo, sono consapevoli di vivere in una zona che non offre grandi sbocchi occupazionali”. Dunque, il project work anche come modo per avvicinare i ragazzi al contesto aziendale. “Sono anni ormai che organizziamo lavori di questo genere, tramite i quali trasformiamo i concetti appresi in attività pratica, insegnando agli studenti a non fermarsi al ‘che cosa?’, piuttosto a chiedersi il ‘perché?’. E devo dire che i più intraprendenti, a volte, hanno creato anche contatti con l’azienda per chiedere informazioni in merito al lavoro da svolgere”.
Vediamo cosa ne pensano gli studenti. “E’ stata la prima volta che ho lavorato alla stesura di un progetto – afferma Raffaele Aquilante, ventunenne di Gricignano di Aversa, al terzo anno di Economia – e ho ritenuto opportuno farlo, in quanto volevo vedere applicati i concetti studiati in precedenza”. Raffaele ha lavorato in un gruppo di cinque componenti sul caso della Angelantoni Industrie, azienda fondata nel 1932 che si occupa della produzione di componenti per l’industria spaziale. “E’ una realtà poco conosciuta, in quanto l’azienda è specializzata nella produzione di simulatori spaziali, camere climatiche, insomma prodotti altamente tecnologici. Durante il lavoro, abbiamo redatto un report in cui abbiamo messo in evidenza i punti salienti e le tappe del nostro percorso: dalla storia dell’azienda all’analisi delle risorse e delle competenze fino, in ultimo, all’elaborazione di strategie per il futuro”. Buona parte del lavoro, definito “appassionante” da Raffaele, è stato incentrato sulle risorse umane. “Abbiamo ricercato nel web anche le interviste rilasciate dagli amministratori di Angeloni. E poi ipotizzato che il business sarà, nel prossimo futuro, sempre più incentrato sulle energie rinnovabili e, in particolare, sulla produzione di tubi ricevitori per pannelli solari”. E il lavoro di gruppo si è rivelato un ottimo collante per i ragazzi. “Abbiamo lavorato bene insieme e gli scontri sono serviti come momento di confronto. Siamo riusciti a trovare sempre un punto d’incontro”.
Anche per Rosa Capasso, che ha lavorato al project work sulla Azimut–Benetti, azienda leader nella costruzione di yacht, è stata la prima volta che ha approfondito aspetti rilevanti di una realtà aziendale operante sul mercato. “Non conoscevo l’esistenza della Azimut–Benetti – dice Rosa, originaria di Succivo, che, da grande, vorrebbe svolgere la professione di dottore commercialista – in quanto opera in un settore, quello della nautica di lusso, che non è molto comune o alla portata di tutti”. La stesura del progetto ha impegnato i ragazzi per circa un mese e mezzo, compreso le vacanze natalizie. “Siamo partiti dall’analisi della collocazione dell’impresa nel mercato – racconta Rosa, che ha lavorato insieme ad altri due studenti – e abbiamo analizzato i processi di crescita, ponendo maggiore attenzione sulla clientela che rappresenta il punto di forza di questo tipo di azienda”. E per il prossimo futuro, “abbiamo ipotizzato che sarà dato sempre più risalto al mercato del charter e alla diffusione del made in Italy nel mondo”.
Maddalena Esposito