Un docente per 1500 studenti è davvero poco. Se poi la materia d’insegnamento è l’Inglese si comprende benissimo il grave disagio degli studenti del corso di laurea in Psicologia che afferisce alla facoltà di Lettere della Seconda Università. La didattica delle lingue straniere, non è un mistero, richiede infatti che le lezioni avvengano a gruppi ristretti. La costante interazione tra il docente e lo studente rappresenta infatti uno dei principi base dell’apprendimento. Le esercitazioni in laboratorio e quelle con i lettori di madrelingua rappresentano l’indispensabile corollario della didattica delle lingue.
Tutte chimere, per gli studenti di Psicologia. Lo sottolinea un gruppo di studentesse agguerrite e preoccupate. Premettono: “l’esame prevede lo scritto e l’orale; la valutazione non è espressa in voti, ma con l’idoneità”. Denunciano: “ogni anno cambia il docente; durante il primo semestre, questa volta, addirittura il corso non è stato attivato. Eppure inglese funge da sbarramento per l’iscrizione al terzo anno”. Significa, in sostanza, che chi non riesca a conseguire il giudizio positivo di idoneità al biennio resta al palo e ripete l’anno, non potendosi iscrivere al terzo. Le studentesse sono sdegnate e non fanno nulla per nasconderlo. “Il prossimo appello è fissato al 7 dicembre. Ebbene, ci sarà una sola professoressa: quella che ha tenuto il corso lo scorso anno e che ormai svolge solo ed esclusivamente esami. Ci esaminerà lei soltanto e non una regolare commissione”. Insomma, lo scenario che emerge dalle loro parole è tutt’altro che roseo. La presidente di Corso di Laurea Maria Sbandi conferma la sostanza delle loro affermazioni. “Che il problema esista nessuno può o vuole negarlo. E’ vero che cambiamo docente ogni anno, ma non dipende da noi. Purtroppo l’organico dei professori incardinati nella facoltà è assai esiguo: sette docenti e nove ricercatori. Per coprire l’insegnamento di Inglese siamo costretti ogni anno a ricorrere a supplenze ed affidamenti. Solo che, per un docente, far fronte da solo ad una platea di 1500 e passa studenti è veramente difficile. Vanno via e noi, ogni anno, ci troviamo punto ed a capo. In questo momento abbiamo soltanto la dottoressa Lucia Abbamonte, una ricercatrice. Ecco perché non abbiamo potuto attivare due cattedre, come invece avevamo fatto in passato”. In queste condizioni, parlare di lezioni in laboratorio potrebbe addirittura suonare utopistico. Tuttavia, con uno sforzo di ottimismo, la professoressa Sbandi invita gli studenti e le studentesse iscritti al suo corso di laurea a portare pazienza. “I laboratori ci sono, a Caserta, e sono comuni alle varie facoltà. La dottoressa Abbamonte ed io li abbiamo visitati. L’intenzione di far partire le esercitazioni c’è, ma naturalmente è impensabile finché Inglese non avrà almeno un altro docente, possibilmente incardinato alla facoltà”. I tempi? “Speriamo nel secondo semestre, al più tardi nel primo del prossimo anno”.
E’ molto diversa, invece, la versione che offre la dottoressa Maria Rosaria D’Acierno, la ricercatrice che lo scorso anno ha coperto la cattedra per supplenza. Lezioni superaffollate ma gradite agli studenti, “settecento esami”, “un lavoraccio bestiale” che non l’ha spaventata, però, più di tanto, abituata com’è alle folle oceaniche – “mille-milleduecento studenti al primo anno”- dell’Orientale, ateneo presso il quale presta servizio da anni. Un aspetto che la D’Acierno tiene a sottolineare: l’assoluta solitudine nella quale è stata costretta a svolgere gli esami, talvolta anche fino alle dieci di sera. Racconta un episodio poco piacevole: “durante una seduta d’esami, una studentessa è svenuta; ero sola e in attesa dell’ambulanza ho dovuto praticarle la respirazione bocca a bocca”. Ma veniamo al casus belli. La dottoressa D’Acierno, forte dell’esperienza accumulata lo scorso anno, motivata anche da interessi scientifici specifici del corso di laurea -si occupa di psicolinguistica- partecipa a fine luglio al bando per l’assegnazione per supplenza di due cattedre. “Ero quasi sicura che avrei continuato ad avere la supplenza, anche per continuità didattica, così ho presentato regolarmente la domanda”. Il Consiglio di Facoltà assegna una cattedra ad una professoressa ordinaria e l’altra ad una collega della D’Acierno sulla base della valutazione dei titoli. “Ho chiesto gli omissis del verbale del Consiglio –racconta- ed ho scoperto che c’era un errore: hanno sbagliato l’anno del mio ingresso in ruolo da ricercatrice – il 1992 e non, come tra l’altro risulta dalla documentazione, il 1983-“. D’Acierno sottolinea, inoltre, di aver prodotto 38 pubblicazioni “alcune di rilevanza editoriale”. Fatto sta che il Consiglio, ha indicato l’altra docente, la quale, colpo di scena, successivamente, ha rifiutato l’incarico. La ricercatrice dell’Orientale, ha chiesto lumi al Consiglio attraverso comunicazioni scritte, l’organo collegiale si è riunito il 7 novembre ma a lei non è ancora (al 28 novembre) giunta comunicazione di alcun tipo.
Morale, gli studenti sono senza corso e nell’attesa si arrangiano come possono. Chi l’Inglese lo conosce già non ha grossi problemi. Gli altri? Chi ne ha possibilità, s’iscrive ai corsi privati ed a pagamento degli istituti di lingua. Chi non se lo può permettere, rischia di non passare l’esame oppure di uscire dal corso di laurea in Psicologia con una preparazione linguistica mediocre. Per chi voglia fare lo psicologo, per di più in un contesto di internazionalizzazione delle professioni, significa partire con un handicap veramente notevole. Il malumore degli studenti è dunque più che giustificato. Anche perché – non va dimenticato – per i corsi ed i laboratori gli studenti pagano, all’inizio di ogni anno accademico, le tasse puntualmente richieste loro dall’ateneo.
Tutte chimere, per gli studenti di Psicologia. Lo sottolinea un gruppo di studentesse agguerrite e preoccupate. Premettono: “l’esame prevede lo scritto e l’orale; la valutazione non è espressa in voti, ma con l’idoneità”. Denunciano: “ogni anno cambia il docente; durante il primo semestre, questa volta, addirittura il corso non è stato attivato. Eppure inglese funge da sbarramento per l’iscrizione al terzo anno”. Significa, in sostanza, che chi non riesca a conseguire il giudizio positivo di idoneità al biennio resta al palo e ripete l’anno, non potendosi iscrivere al terzo. Le studentesse sono sdegnate e non fanno nulla per nasconderlo. “Il prossimo appello è fissato al 7 dicembre. Ebbene, ci sarà una sola professoressa: quella che ha tenuto il corso lo scorso anno e che ormai svolge solo ed esclusivamente esami. Ci esaminerà lei soltanto e non una regolare commissione”. Insomma, lo scenario che emerge dalle loro parole è tutt’altro che roseo. La presidente di Corso di Laurea Maria Sbandi conferma la sostanza delle loro affermazioni. “Che il problema esista nessuno può o vuole negarlo. E’ vero che cambiamo docente ogni anno, ma non dipende da noi. Purtroppo l’organico dei professori incardinati nella facoltà è assai esiguo: sette docenti e nove ricercatori. Per coprire l’insegnamento di Inglese siamo costretti ogni anno a ricorrere a supplenze ed affidamenti. Solo che, per un docente, far fronte da solo ad una platea di 1500 e passa studenti è veramente difficile. Vanno via e noi, ogni anno, ci troviamo punto ed a capo. In questo momento abbiamo soltanto la dottoressa Lucia Abbamonte, una ricercatrice. Ecco perché non abbiamo potuto attivare due cattedre, come invece avevamo fatto in passato”. In queste condizioni, parlare di lezioni in laboratorio potrebbe addirittura suonare utopistico. Tuttavia, con uno sforzo di ottimismo, la professoressa Sbandi invita gli studenti e le studentesse iscritti al suo corso di laurea a portare pazienza. “I laboratori ci sono, a Caserta, e sono comuni alle varie facoltà. La dottoressa Abbamonte ed io li abbiamo visitati. L’intenzione di far partire le esercitazioni c’è, ma naturalmente è impensabile finché Inglese non avrà almeno un altro docente, possibilmente incardinato alla facoltà”. I tempi? “Speriamo nel secondo semestre, al più tardi nel primo del prossimo anno”.
E’ molto diversa, invece, la versione che offre la dottoressa Maria Rosaria D’Acierno, la ricercatrice che lo scorso anno ha coperto la cattedra per supplenza. Lezioni superaffollate ma gradite agli studenti, “settecento esami”, “un lavoraccio bestiale” che non l’ha spaventata, però, più di tanto, abituata com’è alle folle oceaniche – “mille-milleduecento studenti al primo anno”- dell’Orientale, ateneo presso il quale presta servizio da anni. Un aspetto che la D’Acierno tiene a sottolineare: l’assoluta solitudine nella quale è stata costretta a svolgere gli esami, talvolta anche fino alle dieci di sera. Racconta un episodio poco piacevole: “durante una seduta d’esami, una studentessa è svenuta; ero sola e in attesa dell’ambulanza ho dovuto praticarle la respirazione bocca a bocca”. Ma veniamo al casus belli. La dottoressa D’Acierno, forte dell’esperienza accumulata lo scorso anno, motivata anche da interessi scientifici specifici del corso di laurea -si occupa di psicolinguistica- partecipa a fine luglio al bando per l’assegnazione per supplenza di due cattedre. “Ero quasi sicura che avrei continuato ad avere la supplenza, anche per continuità didattica, così ho presentato regolarmente la domanda”. Il Consiglio di Facoltà assegna una cattedra ad una professoressa ordinaria e l’altra ad una collega della D’Acierno sulla base della valutazione dei titoli. “Ho chiesto gli omissis del verbale del Consiglio –racconta- ed ho scoperto che c’era un errore: hanno sbagliato l’anno del mio ingresso in ruolo da ricercatrice – il 1992 e non, come tra l’altro risulta dalla documentazione, il 1983-“. D’Acierno sottolinea, inoltre, di aver prodotto 38 pubblicazioni “alcune di rilevanza editoriale”. Fatto sta che il Consiglio, ha indicato l’altra docente, la quale, colpo di scena, successivamente, ha rifiutato l’incarico. La ricercatrice dell’Orientale, ha chiesto lumi al Consiglio attraverso comunicazioni scritte, l’organo collegiale si è riunito il 7 novembre ma a lei non è ancora (al 28 novembre) giunta comunicazione di alcun tipo.
Morale, gli studenti sono senza corso e nell’attesa si arrangiano come possono. Chi l’Inglese lo conosce già non ha grossi problemi. Gli altri? Chi ne ha possibilità, s’iscrive ai corsi privati ed a pagamento degli istituti di lingua. Chi non se lo può permettere, rischia di non passare l’esame oppure di uscire dal corso di laurea in Psicologia con una preparazione linguistica mediocre. Per chi voglia fare lo psicologo, per di più in un contesto di internazionalizzazione delle professioni, significa partire con un handicap veramente notevole. Il malumore degli studenti è dunque più che giustificato. Anche perché – non va dimenticato – per i corsi ed i laboratori gli studenti pagano, all’inizio di ogni anno accademico, le tasse puntualmente richieste loro dall’ateneo.