Quando fare il medico “è una scelta d’amore”

“Fare il medico è una scelta d’amore”. Poche semplici parole, che racchiudono il messaggio profondo del prof. Vito Antonio Mannacio,  docente di Chirurgia Cardiaca, che, negli ultimi mesi, si è distinto per l’apertura di un ambulatorio in cui eroga cure gratuite nel suo paese natale, San Nicola da Crissa in Calabria. “Non ho fatto nulla, semplicemente ho prestato la mia disponibilità professionale affinché venisse garantita un’assistenza cardiologica, assolutamente gratuita, a tutte le persone che ne avevano bisogno, nella mia terra d’origine e nei paesi limitrofi”, racconta. Attivo dallo scorso ottobre, l’ambulatorio è nato “con l’appoggio delle autorità locali e con la collaborazione del proprietario di Villa Sara, una casa di riposo per anziani, che ha messo a disposizione un locale della struttura”. Proprio nel momento in cui “la sanità si è liquefatta, ho continuato a garantire un servizio alla mia comunità. Non saprei quantificare il numero di persone che ne hanno già usufruito, principalmente anziani e qualche giovane, cardiopatici”, specifica. Da Napoli il prof. Mannacio si è spostato periodicamente a San Nicola di Crissa, “circa ogni quindici giorni, a seconda delle richieste. Al momento, purtroppo, l’attività è un po’ rallentata, ma spero di potenziarla nuovamente in estate quando, mi auguro, potrò essere più presente in Calabria. Il mio desiderio, comunque, è quello di coinvolgere colleghi di altre specializzazioni e realizzare un poliambulatorio, sempre a titolo gratuito”. Ma il sociale, a dire il vero, “è sempre stato in casa mia, non necessariamente nell’ambito di grandi iniziative. Semplicemente, tra le persone che ruotano intorno a me e a cui presto la mia opera nel quotidiano”. Un impegno il suo, “garantire assistenza, la migliore possibile, quando il diritto alla salute non è veramente un diritto di tutti”, che gli è valso anche un importante premio assegnatogli, lo scorso dicembre, dalla Filitalia International & Foundation. L’associazione, con sede a Philadelphia e la cui mission è la promozione di patrimonio e cultura italiana, ha voluto premiare nove eroi del 2020, cinque americani e quattro italiani, che si sono distinti per le loro azioni durante la pandemia. “Filitalia ha una serie di chapter locali e io sono stato segnalato come meritevole da quello di Vibo Valentia – precisa il docente – La premiazione si è tenuta online, ma conto di andare in America appena possibile”. Su quattro italiani premiati, tre – il prof. Mannacio, il dott. Paolo Ascierto dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e la capo-infermiera all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore Lucia Errico – operano nel Meridione. Questo vuol dire tanto: “Io non ho mai creduto che la sanità del Mezzogiorno sia pessima come a volte vogliono farci credere. Anzi, date le difficoltà che ogni giorno dobbiamo affrontare, forse lavoriamo anche meglio degli altri”. Nonno medico, padre medico, “nella nostra realtà di paese, li ho visti prestare la loro opera per decenni, con grande dedizione. Alla mia terra sono profondamente legato, coltivo con cura e annaffio le mie radici – e ci tiene che il suo accento calabrese sia riconoscibile – Anche per questo motivo ho deciso di mettere in piedi il progetto dell’ambulatorio, per restituire qualcosa alla mia gente nel momento del bisogno”. Parimenti amata è la nostra città, Napoli, “che è anche la mia città, da quarant’anni, e di cui mi sono innamorato. Dal mio paesino c’era chi sognava Roma, chi Firenze, chi Bologna, io Napoli. E sono un federiciano, dalle origini – Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1979 e successive Specializzazioni in Chirurgia Generale e Chirurgia Cardiovascolare – ad oggi”. Come docente si definisce “un professore illuminato, di quelli che cercano di parlare davvero con gli studenti. Il mio esame non deve essere solo un momento di verifica, ma un’occasione di dialogo e di crescita”. È fondamentale “che i ragazzi non si lascino affascinare dalle lusinghe della materialità che ci circonda. Fare il medico non è questione di trovare un lavoro rassicurante sotto il profilo economico. Il medico non è un prestatore d’opera a richiesta – e questo il Covid lo ha palesato in maniera alquanto brusca – Con l’emergenza ci siamo resi conto di quanto sia importante avere una sanità che funzioni e che necessiterebbe di un potenziamento del filtro territoriale, per un precoce riconoscimento delle malattie con tutto il lavoro che ne consegue, e delle reti emergenziali”.
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