Studenti-relatori a Biotecnologie per la Salute

Non c’è distanza che tenga, né schermo di computer che spenga gli entusiasmi: sono le discipline stesse ad unire gli studenti e a fungere da collante con quella vita universitaria ‘normale’ che ormai sembra tanto lontana. Ed è proprio sulla resilienza del sistema universitario catapultato in Dad che pone l’accento “L’Aurora di una nuova didattica: distanti ma vicini, la chimica che unisce tra aule e schermi”, l’evento che, giovedì 3 giugno, ha coinvolto via Teams alcuni studenti al primo anno del Corso di Laurea di Biotecnologie per la Salute. Coordinato dalla prof.ssa Giorgia Oliviero, il meeting si è snodato lungo cinque seminari interdisciplinari con filo conduttore la Chimica Organica per la Genetica e la Biologia.
Manca poco all’inizio dell’incontro e, dai loro schermi, gli studenti sono visibilmente emozionati. Emozionati perché protagonisti dei seminari: a loro, infatti, l’arduo compito di salire in cattedra, ad un anno dall’ingresso in Università, e condividere con colleghi e docenti i frutti di una piccola ricerca condotta su un argomento prescelto. “Uno, nessuno e centomila: percorso storico tra i mille volti del benzene fino all’enigmatico e decisivo sogno di Kekulé” è il primo seminario, a cura di Francesca de Stefano, Alessandro Ciocchi, Mara Bruno e Alessandro Cortese. Passandosi la parola, i ragazzi inquadrano questo idrocarburo aromatico, la cui molecola è composta da un anello di sei atomi di carbonio legati tra loro da doppi legami coniugati, da un punto di vista storico prima e chimico poi. “Il benzene ha una storia piuttosto curiosa – racconta Alessandro Ciocchi – perché si dice sia legato ad un sogno di Kekulé, un importante studioso tedesco a cui dobbiamo la Chimica Organica strutturale, come la conosciamo oggi”. Scienziato molto originale, “entrò all’università come studente di Architettura e ne uscì laureato in Chimica grazie alla sua innata curiosità e immaginazione. Raccontò di aver sognato dei serpenti che si mordevano la coda e di aver avuto, così, l’intuizione che il benzene fosse una catena chiusa di atomi”. Perché, invece, il parallelismo con la letteratura nel titolo dell’intervento? “Il mio quinto anno di scuola superiore fu molto incentrato sulla letteratura – prosegue – Il benzene è come Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo di Pirandello richiamato nel titolo: vorrebbe essere uno, cioè essere classificato con una sola struttura, ma è un ibrido di risonanza e quindi ne ha più di due. Sul benzene si sono dette davvero tante cose diverse”. Innamorato delle materie scientifiche, al pari della letteratura, “un giorno vorrò dedicarmi alla ricerca scientifica, in campo neurologico. Questo è stato un anno difficile, ma io sono fortunato perché, ad esempio, sono riuscito a dare tutti i miei esami in presenza”. “Spesso si pensa alle discipline scientifiche come alla portata solo dei cervelloni che le studiano – prosegue Francesca De Stefano – Invece sono discipline universali come abbiamo dimostrato con i numerosi collegamenti fatti”. Forme di didattica innovative “come quella sperimentata dalla prof.ssa Oliviero, insieme alla didattica a distanza, ci hanno aiutato a capire se e quanto siamo davvero motivati nei nostri studi. Oggi abbiamo davvero unito la teoria alla pratica”. La ricerca “è questo. Applicare in pratica quello che si è studiato in teoria per aiutare gli altri. Ed è un concetto che sono felice di aver appreso al primo anno quando sono ancora in tempo per cominciare a fare ricerca prima di tutto su me stessa”. Segue “Distrofie muscolari con particolare attenzione alla distrofia di Duchenne”, con gli interventi di Danila Gallo e Chiara Formisano. Dopo un’introduzione alla malattia, questo disordine degenerativo del muscolo, le due studentesse si focalizzano sulla Distrofina per poi allontanarsi dalla genetica e arrivare al campo medico trattando di diagnosi e cura della malattia. Il terzo intervento è intitolato “Metodo Sanger: dal sequenziamento del genoma batteriofago all’applicazione moderna della tecnica elettroforetica sulle tracce dei criminali” con Alessandra de Franco, Annalisa Bono, Emanuele Borzacchelli, Michela Campanile e Roberta Cirillo. “La nostra partecipazione a questo evento è stata spontanea – chiarisce Alessandra de Franco – Ma nel nostro caso l’abbiamo sentita come doverosa. Lavorare e approfondire da soli, andando oltre quello che si è detto a lezione, è stato effettivamente significativo del passaggio dal liceo all’università”. A cavallo tra Chimica e Genetica, gli studenti sono partiti dall’analisi del genoma e del DNA per poi arrivare ad illustrare il metodo del sequenziamento del DNA ideato dal due volte Premio Nobel Frederick Sanger. La parte più interessante di questo lavoro è stata “connettere quanto avevamo studiato a casi apparentemente lontani dalle discipline in questione. Abbiamo parlato, ad esempio, della tecnica del fingerprinting che trova applicazione in ambito forense per l’individuazione di criminali, nell’analisi di paternità o in casi di trapianti d’organo”. Allargare il discorso è stato un modo per alleggerire la trattazione di un argomento di per sé “non semplice, ma anche per scoprire una serie di applicazioni future che potrebbero interessarci e che, di norma, non si ha il tempo di affrontare a lezione”. Uno dei punti di forza di Biotecnologie per la Salute, a suo dire, “sta proprio nelle numerose possibilità professionali che un giorno si apriranno. Unica pecca, quest’anno, è stato non poter vivere appieno le esperienze laboratoriali affiancate alle lezioni a causa dell’alternanza tra didattica in presenza e a distanza”. L’attività più interessante, “comunque, è stata proprio con Chimica Organica in cui abbiamo impiegato la tecnica cromatografica, applicata per separare i colori. È stato un primo approccio al mondo dei laboratori molto simpatico”. “Tautomeria cheto-enolica di aldeidi e chetoni e tautomerizzazione delle basi del DNA” è il titolo del quarto seminario tenuto da Sara Fusco. Sembra un concetto alquanto complesso. Non è troppo per una matricola? “A dire il vero no – risponde – Nel mio intervento ho parlato di forme tautomeriche presenti anche nella struttura del DNA che provocano mutazioni e possono essere corrette da altre mutazioni”. Siamo “tra Genetica, Chimica e Biologia, le materie del primo anno. Approfondendo questo argomento mi sono resa conto di quanto il nostro corpo sia una macchina perfetta il cui funzionamento è retto davvero da tanti meccanismi”. Salire virtualmente in cattedra “è stata un’occasione per collegare a 360 gradi quanto ho studiato finora e, soprattutto, per andare oltre lo studio nozionistico che è tipico della scuola”. Chiudono Alessandra Cenni, Anna Borrelli, Cristina De Luca, Gianluca Coppola e Giosuè Francesco De Martino con “L’iprite e la sua redenzione: da pericoloso killer durante la prima guerra mondiale e complice di un celebre assassinio politico a pioniere della lotta contro il cancro”. Anche loro a cavallo tra storia e scienza: “abbiamo scelto di parlare dell’iprite, gas che a scuola si studia in collegamento con la Prima Guerra Mondiale. Il nostro intervento è stato anche una sorta di redenzione di questo gas che da un impiego molto negativo è passato ad essere usato come chemioterapico”. La commistione tra le scienze, “in questo caso Biologia, Chimica perché si è parlato di reazioni, Genetica perché abbiamo approfondito la questione delle mutazioni che esso causa, ci ha aiutati ad inquadrare un argomento che a lezione avevamo trattato in parte. Ma la cosa più significativa è stato scoprire quale potere abbia la ricerca e come riesca a trarre beneficio da ogni cosa”. Poi prosegue: “La mia esperienza universitaria finora è stata decisamente positiva. Abitando vicino all’università ho frequentato il Dipartimento ogni qual volta questo è stato aperto. Per il futuro, ho belle aspettative”.
Se gli studenti hanno dato prova di aver compreso lo scopo dell’iniziativa, altrettanto soddisfatti sono stati i professori Oliviero e Nicola Zambrano, Coordinatore del Corso di Laurea, che hanno chiuso l’incontro con un augurio rivolto agli studenti: “Quanto avete imparato oggi vi tornerà utile in futuro, nelle discipline che studierete nei prossimi anni e nella vostra professione. Questo esercizio ha dato prova della vostra capacità di apprendimento e di autonomia durante la didattica a distanza. Ma ricordiamo che nulla sostituirà mai la didattica frontale. L’aula non è un valore aggiunto negli studi universitari. È il valore”.
Carol Simeoli
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