Quaranta botanici sui monti del casertano per scoprire la flora del territorio

“I risultati del nostro studio li conosceremo tra due anni, questa è solo la prima fase della ricerca, quando si va direttamente sul campo per raccogliere i campioni che ci interessano”. Adriano Stinca, ricercatore presso i Dipartimenti di Agraria della Federico II e di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche dell’Università Vanvitelli, ci racconta di una esplorazione di studio della flora che si è svolta per quattro giorni, dal 3 al 6 maggio, sui monti casertani grazie al Gruppo per la Floristica, Sistematica ed Evoluzione della Società Botanica Italiana onlus. Lo scopo è creare un inedito campionario
delle specie vegetali che nascono e crescono spontaneamente sulle montagne del Casertano. Un terreno mai battuto prima da questo punto di vista. “Non è la prima volta che viviamo un’esperienza del genere nella provincia di Caserta – spiega il prof. Stinca – tempo fa abbiamo svolto una esplorazione di studio nell’area del Matese”. Circa quaranta i botanici coinvolti in quest’ultima ricerca, giovani e meno giovani, provenienti da tutta Italia, da altre università italiane ma anche dai principali enti di ricerca e museali. “Questa grande partecipazione è dovuta probabilmente alla curiosità che i floristi nutrivano e nutrono verso un territorio la cui flora, se si escludono note sporadiche in lavori del passato dovuti soprattutto a Nicola Terracciano, era pressoché
sconosciuta”. La ricerca, dunque, ha avuto come principale finalità l’analisi della flora vascolare dei Monti Tifatini e Trebulani, aree del casertano
scarsamente note dal punto di vista floristico. “Le esplorazioni in territori per i quali si hanno poche notizie sulle piante spontanee che compongono il popolamento vegetale sono ormai una costante per i floristi italiani che negli ultimi dieci anni hanno scelto per ben quattro volte la Campania come area di
studio: Matese (2007), Monti della Maddalena (2013), Irpinia Orientale (2015), Monti Casertani (2017)”. Nei quattro giorni di lavori di questo importante evento sono state esplorate le principali vette carbonatiche del territorio: M. Virgo, M. San Leucio, M. Tifata, M. Maggiore, M. Caruso, M. Santa Croce e M. Friento. Le località indagate ricadono in otto Comuni del territorio casertano: Capua, Caserta, Castel di Sasso, Castel Morrone, Piana di Monte Verna, Pietramelara, Rocchetta e Croce, San Prisco. Ogni anno, quindi, si organizzano escursioni in luoghi di cui non si conosce affatto la popolazione vegetale, mettendo a punto, mappe e bussole alla mano, percorsi precisi e mirati. “Abbiamo macinato chilometri in tutti questi anni per raccogliere esemplari di piante che poi successivamente vengono trattate e lasciate essiccare per essere poi conservate e studiate alla fine in laboratorio”. A questa primafase svolta sul campo, durante la  quale sono stati raccolti appunto i campioni vegetali necessari allo studio, seguirà la fase in laboratorio di determinazione del materiale ed un workshop nel corso del quale saranno discussi i gruppi critici che richiedono un confronto tra i partecipanti. I risultati ottenuti, come già detto a lungo termine, saranno infine oggetto di un articolo scientifico firmato dai 40 botanici che hanno condotto la ricerca. “I dati rilevati, oltre
a mettere in risalto la biodiversità vegetale del territorio, – commenta il prof. Stinca – potrebbero essere una fonte di sviluppo turistico di questa porzione della provincia di Caserta dall’indiscussa valenza storica e culturale”. La ricerca è stata coordinata dai botanici dell’Università Vanvitelli, Adriano Stinca e Assunta Esposito, dell’Università di Napoli Federico II, Annalisa Santangelo, dell’Università della Basilicata, Simonetta Fascetti  e Leonardo Rosati, e dell’Università Roma Tre, Giovanni Salerno.
Claudia Monaco
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