Otto squadre. Un obiettivo: divertirsi. Prosegue il torneo universitario di Basket, organizzato per dare ai cestisti l’opportunità di sentire il profumo del parquet anche dopo la conclusione degli altri campionati. A spiegarlo è Andrea Simeone, venticinquenne e membro dei Mix, squadra ammazza torneo che ha dovuto attendere la dodicesima partita per conoscere una battuta d’arresto. Prima di allora, en plein con 11 vittorie in altrettanti match: “finito il campionato di promozione e quello amatoriale, si è pensato di organizzare qualcosa di diverso. Suddividendo in gruppi tutti i giocatori di pallacanestro abbiamo formato otto squadre che fossero il più equilibrate possibile”. Un equilibrio che ha gettato benzina sul fuoco della competitività: “tutto è cominciato per divertirsi, ma le
squadre si sono rivelate ben presto molto agguerrite. Sta diventando un torneo molto fisico. Nessuno se lo aspettava”. Andrea è il camaleonte della squadra: “sono un po’ il jolly, l’addetto a imparare tutte le posizioni quando si studiano gli schemi. Credo che il ruolo mi venga assegnato per il mio fisico, non sono altissimo, ma in compenso sono abbastanza robusto”. Il suo riferimento sportivo: “non imito nessuno, credo però che la mia generazione sia nata nel mito di Kobe Bryant, figlio d’arte, cresciuto cestisticamente in Italia e arrivato fino all’NBA”. Un figlio d’arte, proprio come lui: “in famiglia siamo tutti amanti di questo sport. Mio padre, Luigi Simeone, ha giocato in serie C e attualmente è allenatore. Anche mia mamma ha allenato. È una passione di tutti. Nel giardino di casa abbiamo attrezzato un piccolo campo per giocare”. Fuori dalla palestra, Alessio è uno studente federiciano di Ingegneria gestionale dei progetti e delle infrastrutture. Per lui la laurea dovrebbe arrivare tra qualche mese. In tutto quello che fa: “ci metto il massimo dell’impegno. Non sono mai stato bocciato a un esame, semplicemente perché non vado a provarli, ma mi siedo davanti al professore solo quando sono convinto di aver dato tutto. Allo stesso modo, nello sport, corro fino a farmi uscire il cuore dal petto, colmando con lo sforzo fisico alcune lacune tecniche”. Come lui, guarda tutti dall’alto in basso Dario Marcato, altro atleta di Mix: “ieri è arrivata la prima sconfitta, ma nessun dramma. Il torneo è organizzato benissimo, merito dei nostri allenatori Paolo e Alberto”. Al canestro Dario si è avvicinato da piccolo: “ho iniziato a 13 anni. Fino ad allora avevo sempre giocato a calcetto, senza ottenere grossi risultati. Nel basket ho trovato un ambiente molto più sano e genuino”. Non ha smesso però di rivolgere un occhio al calcio. Non a caso, da “ala grande”, ruolo che ricopre in campo, cita come modello sportivo un ex calciatore
argentino dell’Inter, squadra del campionato italiano per la quale fa il tifo: “Javier Zanetti, è un esempio di volontà e di voglia di rivalsa”. Da studente di Scienze politiche e delle relazioni internazionali a L’Orientale ha imparato “a rispettare gli altri, fattore che ho trasferito nel gioco. Allo stesso tempo, lo sport mi ha insegnato che il gioco di squadra nell’apprendimento vale molto di più del lavoro solitario”. Viene da Cassino e gioca in squadra con Dario e Andrea, Emanuele Saltarelli, matricola di Ingegneria Gestionale alla Federico II. A suo avviso, il torneo è caratterizzato “da un buon livello agonistico e da un’ottima organizzazione. Inoltre, con il sistema dei Play-off – che permette alle prime 4 classificate di giocarsi la semifinale – il campionato è stato aperto fino alla fine per tutti”. Il suo obiettivo: “si gioca sempre per vincere, ma quello che conta veramente è divertirsi. Se non dovesse arrivare la vittoria, avrei comunque partecipato a un bel torneo”. Emanuele ha iniziato a mirare il canestro “a 11 anni. Provai un allenamento, da allora non ho più smesso. Bisogna allenarsi molto e fare sacrifici, senza abbattersi se qualcosa non va bene”. Insegnamento che si porta nelle aule di Ingegneria gestionale: “è un Corso che ho scelto perché spazia tra più materie, soffermandosi molto sull’Economia. L’Università è tosta, però i professori sono preparati”. Un riferimento in mezzo al campo? “Mi piace molto David Logan della Dinamo Sassari”. Partecipa al torneo pure un altro aspirante ingegnere. È Angelo Delgado, iscritto a Ingegneria Informatica della Federico II e cestita di UISP A, squadra del torneo momentaneamente terza. Due attività che si fondono: “nello studio e nel basket gioco da Playmaker. Servono schemi e aperture mentali sia per gestire una partita sia per affrontare un problema che si pone in aula”. Sul torneo: “è stata un’idea carina. Siamo tra amici, quindi il clima è molto più sereno rispetto a quando sfidi degli estranei. Per ora siamo terzi, ma vogliamo vincerlo”.
squadre si sono rivelate ben presto molto agguerrite. Sta diventando un torneo molto fisico. Nessuno se lo aspettava”. Andrea è il camaleonte della squadra: “sono un po’ il jolly, l’addetto a imparare tutte le posizioni quando si studiano gli schemi. Credo che il ruolo mi venga assegnato per il mio fisico, non sono altissimo, ma in compenso sono abbastanza robusto”. Il suo riferimento sportivo: “non imito nessuno, credo però che la mia generazione sia nata nel mito di Kobe Bryant, figlio d’arte, cresciuto cestisticamente in Italia e arrivato fino all’NBA”. Un figlio d’arte, proprio come lui: “in famiglia siamo tutti amanti di questo sport. Mio padre, Luigi Simeone, ha giocato in serie C e attualmente è allenatore. Anche mia mamma ha allenato. È una passione di tutti. Nel giardino di casa abbiamo attrezzato un piccolo campo per giocare”. Fuori dalla palestra, Alessio è uno studente federiciano di Ingegneria gestionale dei progetti e delle infrastrutture. Per lui la laurea dovrebbe arrivare tra qualche mese. In tutto quello che fa: “ci metto il massimo dell’impegno. Non sono mai stato bocciato a un esame, semplicemente perché non vado a provarli, ma mi siedo davanti al professore solo quando sono convinto di aver dato tutto. Allo stesso modo, nello sport, corro fino a farmi uscire il cuore dal petto, colmando con lo sforzo fisico alcune lacune tecniche”. Come lui, guarda tutti dall’alto in basso Dario Marcato, altro atleta di Mix: “ieri è arrivata la prima sconfitta, ma nessun dramma. Il torneo è organizzato benissimo, merito dei nostri allenatori Paolo e Alberto”. Al canestro Dario si è avvicinato da piccolo: “ho iniziato a 13 anni. Fino ad allora avevo sempre giocato a calcetto, senza ottenere grossi risultati. Nel basket ho trovato un ambiente molto più sano e genuino”. Non ha smesso però di rivolgere un occhio al calcio. Non a caso, da “ala grande”, ruolo che ricopre in campo, cita come modello sportivo un ex calciatore
argentino dell’Inter, squadra del campionato italiano per la quale fa il tifo: “Javier Zanetti, è un esempio di volontà e di voglia di rivalsa”. Da studente di Scienze politiche e delle relazioni internazionali a L’Orientale ha imparato “a rispettare gli altri, fattore che ho trasferito nel gioco. Allo stesso tempo, lo sport mi ha insegnato che il gioco di squadra nell’apprendimento vale molto di più del lavoro solitario”. Viene da Cassino e gioca in squadra con Dario e Andrea, Emanuele Saltarelli, matricola di Ingegneria Gestionale alla Federico II. A suo avviso, il torneo è caratterizzato “da un buon livello agonistico e da un’ottima organizzazione. Inoltre, con il sistema dei Play-off – che permette alle prime 4 classificate di giocarsi la semifinale – il campionato è stato aperto fino alla fine per tutti”. Il suo obiettivo: “si gioca sempre per vincere, ma quello che conta veramente è divertirsi. Se non dovesse arrivare la vittoria, avrei comunque partecipato a un bel torneo”. Emanuele ha iniziato a mirare il canestro “a 11 anni. Provai un allenamento, da allora non ho più smesso. Bisogna allenarsi molto e fare sacrifici, senza abbattersi se qualcosa non va bene”. Insegnamento che si porta nelle aule di Ingegneria gestionale: “è un Corso che ho scelto perché spazia tra più materie, soffermandosi molto sull’Economia. L’Università è tosta, però i professori sono preparati”. Un riferimento in mezzo al campo? “Mi piace molto David Logan della Dinamo Sassari”. Partecipa al torneo pure un altro aspirante ingegnere. È Angelo Delgado, iscritto a Ingegneria Informatica della Federico II e cestita di UISP A, squadra del torneo momentaneamente terza. Due attività che si fondono: “nello studio e nel basket gioco da Playmaker. Servono schemi e aperture mentali sia per gestire una partita sia per affrontare un problema che si pone in aula”. Sul torneo: “è stata un’idea carina. Siamo tra amici, quindi il clima è molto più sereno rispetto a quando sfidi degli estranei. Per ora siamo terzi, ma vogliamo vincerlo”.