Rilanciare lo sport universitario a Napoli

Una volta si diceva che senza soldi non si cantano messe. Ora viviamo tempi più difficili ancora. Oltre ai denari, servono strategie, informazioni e rapporto con il territorio. Lo sport universitario, anche nella nostra città, attraversa la difficile fase che segue una pandemia lunga e devastante. E non è solo la pandemia determinata dal virus, ma una lunga crisi che, iniziata negli anni Novanta del secolo passato, ha determinato la stagnazione di iniziative, progetti, realizzazioni. Da più di tre decenni l’edilizia sportiva è ferma, per mancanza di finanziamenti, e le infrastrutture disponibili risentono della usura del tempo. Sono calate drasticamente anche le risorse disponibili per la gestione degli impianti, e l’equilibrio economico è strettamente correlato ormai con il numero degli iscritti alle varie discipline sportive.
Siamo stretti in una tenaglia che vede le lame della forbice operare da un lato con la forte riduzione delle risorse finanziarie e dall’altro con la carenza di informazioni verso il pubblico potenziale di utenti delle attività sportive.
Questo secondo aspetto, se c’è volontà, può essere affrontato immediatamente, mettendo in campo una campagna di informazione personalizzata rivolta a tutti gli studenti universitari della nostra città. Non basta solo il prezioso servizio che svolge Ateneapoli: serve un accesso a tutti gli iscritti, operando una opportuna digitalizzazione delle informazioni sulle opportunità che gli impianti del CUS Napoli possono già oggi offrire agli studenti per tornare a praticare lo sport, dopo una pandemia che ha inevitabilmente congelato le attività.
Sono certo che i Comitati dello Sport delle Università napoletane si faranno promotori di una iniziativa immediata che metta in campo un programma di informazione sulle attività del CUS Napoli per allargare la platea dei giovani universitari interessati a praticare le attività sportive negli impianti di Via Campegna, a Cavalleggeri d’Aosta. Consolidare il rapporto con il territorio è questione di importanza primaria, per far comprendere alla comunità che la presenza degli impianti sportivi è un valore di salute e di legalità. Sempre più si vincono le sfide se il territorio comprende che lo sport è un valore sociale di primaria importanza per educare le giovani generazione, assieme alla educazione ed alla cultura.
Poi serve costruire una strategia per potenziare le infrastrutture sportive universitarie nella nostra città. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato un miliardo di euro per la costruzione di impianti sportivi. Non sono previsti interventi per gli impianti universitari, ma 700 milioni di euro sono stati destinati per la costruzione di impianti sportivi nelle periferie.
In questo ampio capitolo ci si può inserire con una iniziativa strategica delle Università: la tendenza che si è consolidata nei Paesi più consapevoli consiste nel non disperdere le energie per realizzare tanti piccoli impianti, ma nel concentrare le risorse verso interventi che abbiano poi anche la massa critica per assicurare una gestione economica ed efficiente.
Dobbiamo avere ben presente che la pandemia lascerà il suo segno: saranno necessarie infrastrutture capaci di assicurare distanziamenti adeguati per garantire sicurezza, spogliatoi dotati di impianti moderni con ricambio di aria continua. Insomma, servirà una progettazione che tenga conto di caratteristiche e standard che prima non erano considerati nella costruzione e nella gestione degli impianti.
Lo sport universitario è un pilastro per mettere a disposizione delle giovani generazioni palestre ed impianti che consentano di coltivare la salute ed il benessere del corpo. L’Unione Europea ha compreso che – per costruire il futuro – bisogna partire dai giovani: il programma comunitario è rivolto proprio alla Next Generation EU.
I prossimi mesi ci diranno se l’Italia avrà compreso il senso di questo cambiamento. Lo sport universitario è uno dei banchi di prova per effettuare un cambio di passo. E allora, per cantare le nostre messe, serviranno denari, strategie ed informazioni. Il CUS Napoli ci metterà il massimo dell’impegno: al nostro fianco abbiamo bisogno delle Università, delle istituzioni, del territorio. Serve ai giovani ed alla comunità. Rilanciare lo sport universitario incrocia bisogni che si intrecciano con la costruzione di una società capace di guardare al proprio futuro.
Prof. Elio Cosentino
Presidente C.U.S. Napoli
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