Una lezione ricca di contenuti, riferimenti, spunti, collegamenti e, soprattutto, di immagini. Il professore le proietta una dietro l’altra, man mano che prende corpo il suo discorso sulle tecniche pittoriche. Dalla tecnica su tavola fino a quella su tela, l’incontro scivola via tra esempi ed approfondimenti. Peccato per la presenza di un ridottissimo – e casuale – uditorio. “Purtroppo gli studenti non leggono le notizie sul nostro sito Internet”, commenta con disappunto il prof. Riccardo Lattuada, docente di Storia dell’arte moderna e Storia sociale dell’arte, che aveva promosso una lezione di indirizzo sui metodi di studio destinata agli iscritti alla Triennale del Corso di Laurea in Beni Culturali. Il 13 gennaio, invece, nell’aula Tesi del Complesso di San Francesco del Dipartimento di Lettere sono arrivate solo alcune studentesse della Magistrale interessate ai sopralluoghi organizzati dal docente che hanno approfittato dell’opportunità per “ripassare” la materia. Lattuada parte da una tavola di Coppo di Marcovaldo, uno degli esponenti più insigni della pittura tardoromantica, per arrivare agli splendidi cartoni per gli arazzi di Raffaello conservati oggi al Victoria and Albert Museum. In meno di due ore la storia della pittura è servita. Ma non solo. Il docente induce continuatamente le sue allieve a porsi delle domande, ad approcciarsi all’arte in maniera critica e curiosa. Ed è questo il più grande insegnamento sul metodo di studio. “I quadri sono il prodotto di una complicata genesi – dice Lattuada – Di fronte ad un’opera d’arte dobbiamo domandarci: Com’è fatta? Solo in questo modo possiamo capire le intenzioni dell’artista”. Studiare la storia dell’arte diventa così una scoperta, un’avventura che non si compie solo sui libri o nelle aule. “I sopralluoghi sono una parte fondamentale dello studio delle mie discipline”, spiega il professore. “Venite con scarpe comode, vedremo cose mai viste”, l’invito alle studentesse a fine lezione, nel dar loro appuntamento a Solofra. Negli stessi giorni ha anche in programma delle visite a Napoli, alle Gallerie di Capodimonte ed alla Galleria Principe. “È sorprendente sapere di quante persone residenti nella vicina Caserta, e non mi riferisco solo a studenti, non abbiano mai camminato con consapevolezza nella Napoli industriale e borghese. Nei musei, invece, si verifica il cosiddetto effetto transumanza: ci sono tante persone che vagano nelle sale non sapendo cosa stanno vedendo. I nostri studenti hanno delle coordinate che poi si spera riescano a dare, un domani, a quegli stessi visitatori inconsapevoli”. Il professore si sofferma poi su una interessante riflessione, quella sulla democratizzazione delle immagini dovuta alla diffusione digitale: “Non ci sono mai state così tante immagini alla portata di tutti come in questi anni. Se voglio vedere la Cappella Sistina o qualsiasi altra opera d’arte posso andare su Internet. Ma ciò che si osserva dal vivo non è catturabile dallo schermo di un computer. Noi dobbiamo educare alle immagini e ad un uso attivo di Internet. Lo storico dell’arte e l’archeologo si sono sempre confrontati sulle cose – che siano dipinti, sculture o altro – viste ad occhio nudo, e questo cambia le condizioni di lavoro. Per quanto gli strumenti multimediali possano essere d’aiuto, solo il contatto con gli oggetti ci porta alla reale comprensione di quello che vediamo. La relazione fisica individualizzata tra una persona ed un dipinto rimane intangibilmente legata all’esperienza diretta. Pertanto, la preparazione reale non la danno solo i libri studiati a casa, è fondamentale l’esperienza sul campo”. Lattuada puntualizza che i sopralluoghi, oltre ad essere attività stimolanti sia per lui che per gli alunni, sono obbligatori. Ed anche queste attività, come tutto il resto, risentono della carenza di risorse. “In anni migliori le visite in luoghi più lontani ricevevano dei finanziamenti. Oggi, purtroppo, non ci sono più fondi, ed io non posso pretendere che gli studenti raggiungano anche i posti per loro lontani a proprie spese”. Ma nonostante debbano metter mano al proprio portafogli, gli studenti non rinunciano a queste lezioni dal vivo, che siano a cielo aperto o in museo. “Devo dire che i miei studenti mi seguono. Vengono prima per curiosità, e poi perché si rendono conto che questi sopralluoghi sono cruciali: se le cose non le capisci dal vivo non ti rimangono. Ammetto che le nostre camminate sono faticose, per questo consiglio loro di indossare scarpe comode. Ma è un orgoglio per me vedere che gli studenti ne traggono tanti insegnamenti”.
Angela Lonardo
Angela Lonardo