Scegliere “in termini di opportunità lavorative può essere pericoloso”

“Noi curiamo gli studenti”. Sembra essere questo lo slogan dell'Ateneo del Sannio. Insieme al prof. Francesco Vespasiano, Presidente della Commissione Orientamento e docente di Sociologia, scopriamo in cosa consistono queste attenzioni. La messa in pratica del famoso percorso di orientamento in entrata, in itinere ed in uscita. “Molto spesso, i ragazzi si iscrivono all'ultimo momento ad una facoltà per cui non hanno la vocazione, trascinati dalle influenze dei loro compagni, della loro famiglia o pensando solo ed esclusivamente agli sbocchi occupazionali”. E allora a chi dare retta? “Pensare in termini di 'opportunità lavorative' può risultare pericoloso. La prima cosa che deve essere presa in considerazione è la propria vocazione. C'è da aggiungere che le scelte sbagliate dei ragazzi sono da imputare anche ad un orientamento partito male dalle scuole superiori. A mio avviso, si avverte l'esigenza di costruire un percorso di riflessione sulle proprie aspirazioni e capacità che parta già dal quarto anno delle superiori. Allo stesso modo, bisogna pensare alla formazione dei loro docenti. E' molto efficace, come abbiamo potuto constatare quest'anno, visitare le sedi universitarie per guardare con i propri occhi, entrare in un nuovo ambiente dopo una fase di pre-orientamento svolta nelle scuole”.
Varie sono anche le problematiche delle matricole che devono adeguarsi ad un ambiente diverso da quello scolastico, ad un nuovo metodo di studi. “Sia i docenti  che  neo-laureati triennali – dice Vespasiano – svolgono attività di tutorato  per le matricole. Per difficoltà che riguardano le materie di studio, abbiamo previsto lezioni mirate e di approfondimento su specifici temi che risultano più complicati”. Il percorso si conclude con l'orientamento in uscita: “curiamo molto anche il placement dei neo-laureati. Siamo associati al Consorzio interuniversitario Almalaurea e ad Italialavoro (l'Agenzia del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale per la gestione nel campo della politica del lavoro). Diversi nostri laureati hanno creato dei progetti di spin-off insieme ai docenti. Al terzo anno, gli studenti scelgono se svolgere un'attività di tirocinio, di solito della durata di tre mesi presso enti o aziende del territorio che sono in convenzione con l'Ateneo o, in alternativa, seguire corsi integrativi professionalizzanti. Nel primo caso, c'è un docente che gestisce il programma insieme ad un tutor aziendale e segue lo studente durante le varie fasi di questa esperienza sul campo, fino alla redazione finale di una relazione. Nel secondo caso, e purtroppo alcuni studenti scelgono questa opzione (evidentemente perché è più comoda), seguono lezioni tenute da esperti del mondo imprenditoriale che svolgono, in aula, una formazione indirizzata al know how”.
La frequenza ai corsi, che prenderanno il via a fine settembre, non è obbligatoria ma consigliata in particolar modo al primo anno. Le lezioni sono organizzate in tre giorni a settimana, in modo da assicurare due giorni liberi da dedicare allo studio. Da quest'anno, poi, il calendario sarà diviso in semestri, piuttosto che in trimestri come era avvenuto fino ad ora. “La trimestralizzazione è un meccanismo che costringe gli studenti a sostenere un esame dietro l'altro – incrementa i fuori corso -; è un'organizzazione che li affatica e che non permette l'approfondimento”.
Oltre a seguire i corsi, i docenti consigliano di studiare in gruppo. Secondo Vespasiano, “l'apprendimento deve essere cooperativo, in quanto oggi le comunità di pratica sono fondamentali”.
 
 
 
 
 
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