“La vostra scelta non deve essere l’ultima spiaggia, ma un investimento duraturo, perciò deve essere dettata da ciò che vi appassiona. Non optate per il cinese, perché credete che sia un accessorio prezioso in un avvenire professionale, fatelo per convinzione altrimenti perderete la costanza a lungo andare. Non si può prevedere il mercato del lavoro da qui a dieci anni”, consiglia Giulia Perrella, studentessa di Lingue, Lettere e Culture comparate. E invita alla moderazione perché c’è il rischio di cambiare idea in seguito: “non strafate scegliendo abbinamenti troppo dispendiosi senza considerare le possibili interferenze tra le lingue straniere, e non siate frettolosi, perché l’immatricolazione può essere inoltrata sino al mese di ottobre. Se non avete idea di quale lingua scegliere, internet vi serve a ben poco così come le commissioni di Orientamento: attendete l’inizio dei corsi del primo semestre e seguite quelli che in potenza potrebbero interessarvi. All’inizio della mia carriera, ho seguito dal Russo al Portoghese per poi scoprire che avevo una propensione naturale per le lingue agglutinanti, come quelle ugrofinniche e sto per laurearmi in Finlandese”. Il suo suggerimento: “seguite i consigli di chi vive l’università, non caso nei pressi di Palazzo Giusso è stato organizzato uno sportello di Orientamento”.
Gli studenti prossimi ad iscriversi devono essere a conoscenza in anticipo dei limiti e delle risorse offerte dai Corsi di Laurea più gettonati, in primis Mediazione linguistica e culturale: “ricordate che, a Mediazione, Lingua Inglese non si può abbinare a Lingua Spagnola (a meno che non si voglia scegliere una delle due lingue come esame a scelta del terzo anno), mentre a Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe ciò è possibile”, dice lo studente Giovanni Ametrano e riprende: “Mediazione è un Corso molto mirato alla traduzione, alla linguistica tecnica e allo sviluppo sincronico e diacronico della lingua. Questo Corso prevede tre approcci: uno linguistico, focalizzato su grammatica, fonologia, morfologia e semantica, il cui studio può essere spossante per alcune discipline (come ad esempio il tedesco); uno letterario, che include lo studio della letteratura per tre anni e, infine, uno di mediazione con l’Europa orientale. A Mediazione si può studiare sia il russo che l’arabo, e, se in Italia il profilo del mediatore non è molto valorizzato, all’estero rientra in una figura professionale di tutto rispetto”. Prosegue Bianca: “a Mediazione, però, non si può studiare né il cinese, né il giapponese. Per avere accesso alle lingue asiatiche, bisogna iscriversi a Lingue, Lettere e Culture comparate e si possono scegliere due percorsi: letterario-filosofico o linguistico-letterario. Ad entrambi, si associa lo studio della storia, della geografia e della filologia relativa alla lingua interessata. Io ho scelto l’approccio letterario, perché – a mio avviso – si proponeva come l’unico a possedere una visione comparatistica. Portare avanti studi comparatistici significa mettere a confronto le letterature connesse alle lingue scelte (fino ad un massimo di 3 lingue) al fine di individuare differenze e analogie tra le culture. Goethe diceva che chi non conosce le lingue straniere, non sa niente della propria. Con l’acquisizione di una lingua, ci si apre al confronto con un’altra mentalità per rafforzare la propria identità”.
Per lo studio delle lingue africane, invece, è pertinente scegliere il Corso di Laurea in Lingue e Culture orientali e africane, che è l’unico a consentire lo studio del berbero, dell’etiopico e del somalo. Ne parla Letizia: “Io studio la lingua hausa, che si parla in alcune zone di Nigeria, Niger, Ghana, Burkina Faso e Togo, ma per comunicare con buona parte dell’Africa basta una conoscenza base di inglese standard, arabo e francese. Queste sono lingue che si apprendono per amore verso il sociale e non per scopi lavorativi”.
Gli studenti prossimi ad iscriversi devono essere a conoscenza in anticipo dei limiti e delle risorse offerte dai Corsi di Laurea più gettonati, in primis Mediazione linguistica e culturale: “ricordate che, a Mediazione, Lingua Inglese non si può abbinare a Lingua Spagnola (a meno che non si voglia scegliere una delle due lingue come esame a scelta del terzo anno), mentre a Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe ciò è possibile”, dice lo studente Giovanni Ametrano e riprende: “Mediazione è un Corso molto mirato alla traduzione, alla linguistica tecnica e allo sviluppo sincronico e diacronico della lingua. Questo Corso prevede tre approcci: uno linguistico, focalizzato su grammatica, fonologia, morfologia e semantica, il cui studio può essere spossante per alcune discipline (come ad esempio il tedesco); uno letterario, che include lo studio della letteratura per tre anni e, infine, uno di mediazione con l’Europa orientale. A Mediazione si può studiare sia il russo che l’arabo, e, se in Italia il profilo del mediatore non è molto valorizzato, all’estero rientra in una figura professionale di tutto rispetto”. Prosegue Bianca: “a Mediazione, però, non si può studiare né il cinese, né il giapponese. Per avere accesso alle lingue asiatiche, bisogna iscriversi a Lingue, Lettere e Culture comparate e si possono scegliere due percorsi: letterario-filosofico o linguistico-letterario. Ad entrambi, si associa lo studio della storia, della geografia e della filologia relativa alla lingua interessata. Io ho scelto l’approccio letterario, perché – a mio avviso – si proponeva come l’unico a possedere una visione comparatistica. Portare avanti studi comparatistici significa mettere a confronto le letterature connesse alle lingue scelte (fino ad un massimo di 3 lingue) al fine di individuare differenze e analogie tra le culture. Goethe diceva che chi non conosce le lingue straniere, non sa niente della propria. Con l’acquisizione di una lingua, ci si apre al confronto con un’altra mentalità per rafforzare la propria identità”.
Per lo studio delle lingue africane, invece, è pertinente scegliere il Corso di Laurea in Lingue e Culture orientali e africane, che è l’unico a consentire lo studio del berbero, dell’etiopico e del somalo. Ne parla Letizia: “Io studio la lingua hausa, che si parla in alcune zone di Nigeria, Niger, Ghana, Burkina Faso e Togo, ma per comunicare con buona parte dell’Africa basta una conoscenza base di inglese standard, arabo e francese. Queste sono lingue che si apprendono per amore verso il sociale e non per scopi lavorativi”.