Guidati da aspirazioni lavorative, dall’attitudine verso una data realtà culturale, da esperienze pregresse durante i loro viaggi o da elementi più pratici, gli studenti del primo anno compilano il proprio piano di studi indicando due diverse lingue da studiare. È ricorrente, però, che la decisione iniziale viri verso altri lidi. Quali sono i motivi alla base di questi ripensamenti? Qualche volta, all’entusiasmo iniziale per una lingua del tutto nuova, segue la realizzazione di quanto difficile sia. È stato così per Vincenzo Pennino, studente al terzo anno in Mediazione Linguistica e Culturale, il quale al momento dell’immatricolazione ha scelto inglese ed arabo, ma dopo un anno ha sostituito l’arabo con il francese. “Mi sono avventurato in una lingua a me completamente sconosciuta. Ho provato a trovare un giusto metodo di studio per vario tempo, ma dopo un anno non ho ottenuto risultati soddisfacenti – spiega – L’arabo stava rallentando moltissimo il mio percorso. Ho scelto il francese perché l’ho studiato alle superiori e volevo assolutamente recuperare il tempo perso”. Vincenzo ha dunque impiegato tempo e risorse, prima di realizzare quale fosse il percorso formativo a lui più adeguato. “Credo che avrei potuto evitare questa deviazione se non avessi fatto una “scelta al buio”, se mi fossi documentato di più, o se mi fossi dato più tempo per valutare pro e contro”.
Anche per Manlio Barbato, primo anno fuori corso in Lingue, Lettere e Culture Comparate, il cammino non è stato sgombro di difficoltà. Anche lui sente un po’ il peso del tempo perso a studiare una lingua alla quale non si è appassionato. Afferma: “credo che il successo nell’apprendimento di una lingua non sia dovuto solo a quanto impegna; secondo me è possibile che per certe lingue si sia portati e per altre no”. Manlio studiava portoghese, che ha poi sostituito con inglese; “alla fine ho fatto una scelta di comodo; ho pensato che l’inglese mi potesse garantire più sbocchi lavorativi. È indubbiamente la lingua più richiesta, e così ho anche sostenuto la mia naturale inclinazione. Purtroppo sono andato fuori corso a causa del portoghese. Il cambio mi ha dato l’input per velocizzare lo studio ed adesso sto per laurearmi”.
Altri studenti evidenziano come i ritmi troppo serrati incidano negativamente nell’apprendimento. Arianna Serrao, ormai prossima alla laurea in Mediazione Linguistica e Culturale, racconta di aver scelto l’accoppiata inglese-russo per poi cambiare in corso d’opera la seconda lingua con il francese. La motivazione: lo studio di lingue con alfabeto e sistema grammaticale così diverse dal nostro dovrebbero essere affrontate senza troppa fretta. E poi: “Non mi sono sentita adeguatamente seguita. Se si considera la difficoltà della lingua ed il fatto di dover partire da zero, almeno le prime lezioni dovrebbero essere meno d’impatto”. Arianna aveva già un’ottima conoscenza del francese, prima ancora di iscriversi a L’Orientale: “il francese è una lingua che amo molto; ho una vera e propria passione per la cultura di questo paese. Volevo tentare di imparare una lingua più difficile, ma sono contenta di essere tornata alla mia passione”. Anche per Arianna, una maggiore ponderazione avrebbe evitato scelte sbagliate: “consiglierei, a chi intraprende gli studi in lingue, di seguire qualche lezione prima dell’immatricolazione. Così si potrebbe capire come è strutturata una lingua e se fa per noi”. La laureanda non è l’unica a ritenere che i docenti vadano troppo in fretta. Giovanna D’Andrea, studentessa di Mediazione che studiava arabo, racconta che le conoscenze richieste, sin dalle prime lezioni, hanno creato uno stato d’ansia in aula: “l’arabo è già difficile, se si pretende che tutti capiscano subito diventa ancora più complesso! La classe oggi è praticamente decimata, hanno retto in ben pochi”. Giovanna adesso studia tedesco e le mancano pochi esami: “Posso solo consigliare di informarsi bene. È un errore comune, ma evitare di perdere tempo, impegno, magari soldi, è più saggio, no?”.
Martina Riccio
Anche per Manlio Barbato, primo anno fuori corso in Lingue, Lettere e Culture Comparate, il cammino non è stato sgombro di difficoltà. Anche lui sente un po’ il peso del tempo perso a studiare una lingua alla quale non si è appassionato. Afferma: “credo che il successo nell’apprendimento di una lingua non sia dovuto solo a quanto impegna; secondo me è possibile che per certe lingue si sia portati e per altre no”. Manlio studiava portoghese, che ha poi sostituito con inglese; “alla fine ho fatto una scelta di comodo; ho pensato che l’inglese mi potesse garantire più sbocchi lavorativi. È indubbiamente la lingua più richiesta, e così ho anche sostenuto la mia naturale inclinazione. Purtroppo sono andato fuori corso a causa del portoghese. Il cambio mi ha dato l’input per velocizzare lo studio ed adesso sto per laurearmi”.
Altri studenti evidenziano come i ritmi troppo serrati incidano negativamente nell’apprendimento. Arianna Serrao, ormai prossima alla laurea in Mediazione Linguistica e Culturale, racconta di aver scelto l’accoppiata inglese-russo per poi cambiare in corso d’opera la seconda lingua con il francese. La motivazione: lo studio di lingue con alfabeto e sistema grammaticale così diverse dal nostro dovrebbero essere affrontate senza troppa fretta. E poi: “Non mi sono sentita adeguatamente seguita. Se si considera la difficoltà della lingua ed il fatto di dover partire da zero, almeno le prime lezioni dovrebbero essere meno d’impatto”. Arianna aveva già un’ottima conoscenza del francese, prima ancora di iscriversi a L’Orientale: “il francese è una lingua che amo molto; ho una vera e propria passione per la cultura di questo paese. Volevo tentare di imparare una lingua più difficile, ma sono contenta di essere tornata alla mia passione”. Anche per Arianna, una maggiore ponderazione avrebbe evitato scelte sbagliate: “consiglierei, a chi intraprende gli studi in lingue, di seguire qualche lezione prima dell’immatricolazione. Così si potrebbe capire come è strutturata una lingua e se fa per noi”. La laureanda non è l’unica a ritenere che i docenti vadano troppo in fretta. Giovanna D’Andrea, studentessa di Mediazione che studiava arabo, racconta che le conoscenze richieste, sin dalle prime lezioni, hanno creato uno stato d’ansia in aula: “l’arabo è già difficile, se si pretende che tutti capiscano subito diventa ancora più complesso! La classe oggi è praticamente decimata, hanno retto in ben pochi”. Giovanna adesso studia tedesco e le mancano pochi esami: “Posso solo consigliare di informarsi bene. È un errore comune, ma evitare di perdere tempo, impegno, magari soldi, è più saggio, no?”.
Martina Riccio