Una scuola materna nella zona collinare della città; la sistemazione di Porta Napoli, a Pozzuoli; una piazza e una biblioteca a Giugliano; la riqualificazione del litorale di Vietri sul Mare, in costiera amalfitana; una residenza destinata agli studenti universitari nella piazza Pignasecca, nel centro della metropoli. Sono alcune delle 45 tesi realizzate da coloro i quali hanno conseguito la laurea in Scienze dell’Architettura. Tutti i lavori sono adesso in un catalogo, consultabile sul sito internet del Corso di Laurea. Saranno inoltre esposti ad Architettura nell’ambito della mostra che sarà inaugurata a fine maggio, probabilmente il 28. Il catalogo è anche l’occasione per tracciare un primo, provvisorio bilancio dei sette anni di vita di Scienze dell’Architettura. Sergio Stenti, uno dei docenti che più attivamente hanno collaborato alla realizzazione del repertorio dei lavori dei laureandi, distingue due aspetti diversi: qualità della formazione impartita agli allievi e sbocchi occupazionali della laurea di primo livello. Riflette: “L’obiettivo di incrementare l’occupazione dei giovani attraverso la laurea di primo livello non è riuscito, inutile girarci attorno. Vale per Scienze dell’Architettura e per tutti gli altri Corsi triennali, non solo della Federico II. Non a caso, direi, il 90% degli allievi di Scienze dell’Architettura prosegue poi con la laurea di secondo livello, la Specialistica”. Ragiona il docente: “Se mi si chiede perché le Triennali, compresa la nostra, non trovino generalmente mercato, direi che la prima responsabilità è di chi dovrebbe offrire opportunità occupazionali calibrate sulla formazione dei laureati junior”. Il sogno dei ventiduenni al lavoro con la laurea in tasca e con incarichi e remunerazione adeguati alla formazione, insomma, che tanto aveva entusiasmato i meno scettici, all’epoca della riforma del 3 +2, sulla base dell’esempio anglosassone, pare destinato a rimanere nel cassetto. Invece, sostiene Stenti, il bilancio dei primi sette anni di Scienze dell’Architettura, sotto il profilo della qualità della formazione, è positivo. “Lo dimostra”, sottolinea, “il fatto che non pochi dei laureati di primo livello abbiano proseguito con buoni risultati la propria formazione alla Federico II, in Italia e all’estero, Insomma, sono arrivati con un’ottima preparazione alla Specialistica”.
La mostra delle tesi, scrive il Presidente del Corso di Laurea Antonio Lavaggi, nella prefazione, ha peraltro come destinatari privilegiati proprio i docenti della Facoltà. In particolare, sottolinea, non senza una punta di polemica, “i numerosi colleghi i quali ancora oggi poco o nulla sanno degli esiti del percorso triennale”. Ricorda: “Addirittura un autorevole collega aveva definito il Triennale come un Corso per supergeometri”. Invece, sostiene il docente, “lo studente nei tre anni di Scienze dell’Architettura comprende quanto meno di che si tratta e, una volta conseguita la laurea di primo livello, può fare a valle ulteriori esperienze. Di rado, infatti, un diciottenne ha le idee chiare sulle competenze dell’architetto. Capita di frequente che si iscriva perseguendo il miraggio di un lavoro da artista o quanto meno di un’attività improntata all’estro e alla genialità”. Ancora, prosegue la prefazione del docente, “il laureato triennale che intenda continuare gli studi può, sulla base dell’esperienza maturata, scegliere tra Corsi Magistrali in diverse classi, assecondando le proprie disposizioni con la possibilità di frequentare il Corso biennale in altre Facoltà. Il che arricchisce e sprovincializza”.
Una difesa davvero appassionata, insomma, quella che Lavaggi fa del Corso di Laurea, attraverso le tesi che hanno svolto in questi anni gli studenti. Non è un caso, forse, che catalogo e mostra arrivino mentre, anche in Facoltà, c’è chi propone di tornare all’antico – mantenendo solo il tradizionale Corso di Laurea Magistrale, in 5 anni – e mentre si discute della legge Gelmini che costringerà gli Atenei a riformulare drasticamente l’offerta didattica, tagliando Corsi e accorpando Dipartimenti.
Fabrizio Geremicca
La mostra delle tesi, scrive il Presidente del Corso di Laurea Antonio Lavaggi, nella prefazione, ha peraltro come destinatari privilegiati proprio i docenti della Facoltà. In particolare, sottolinea, non senza una punta di polemica, “i numerosi colleghi i quali ancora oggi poco o nulla sanno degli esiti del percorso triennale”. Ricorda: “Addirittura un autorevole collega aveva definito il Triennale come un Corso per supergeometri”. Invece, sostiene il docente, “lo studente nei tre anni di Scienze dell’Architettura comprende quanto meno di che si tratta e, una volta conseguita la laurea di primo livello, può fare a valle ulteriori esperienze. Di rado, infatti, un diciottenne ha le idee chiare sulle competenze dell’architetto. Capita di frequente che si iscriva perseguendo il miraggio di un lavoro da artista o quanto meno di un’attività improntata all’estro e alla genialità”. Ancora, prosegue la prefazione del docente, “il laureato triennale che intenda continuare gli studi può, sulla base dell’esperienza maturata, scegliere tra Corsi Magistrali in diverse classi, assecondando le proprie disposizioni con la possibilità di frequentare il Corso biennale in altre Facoltà. Il che arricchisce e sprovincializza”.
Una difesa davvero appassionata, insomma, quella che Lavaggi fa del Corso di Laurea, attraverso le tesi che hanno svolto in questi anni gli studenti. Non è un caso, forse, che catalogo e mostra arrivino mentre, anche in Facoltà, c’è chi propone di tornare all’antico – mantenendo solo il tradizionale Corso di Laurea Magistrale, in 5 anni – e mentre si discute della legge Gelmini che costringerà gli Atenei a riformulare drasticamente l’offerta didattica, tagliando Corsi e accorpando Dipartimenti.
Fabrizio Geremicca