Consiglio molto breve a Scienze il 15 maggio. La Facoltà si è riunita per compiere brevissimi adempimenti e avviare un confronto molto ampio sui test di valutazione previsti dai decreti 270. Chiamate di idonei e designazione della Commissione giudicatrice (i docenti scelti sono Alberto Di Donato – Biochimica, Ezio Ricca – Microbiologia Generale, Vincenzo Barone – Chimica Fisica, Ernesto Burattini – Informatica) per quattro posti da ricercatore, due finanziati dal Ministero attraverso il decreto Mussi e due cofinanziati dalla Facoltà, concludono il Consiglio vero e proprio.
Questione cruciale da decidere in tempi anche abbastanza stretti, la modalità di test di valutazione da sottoporre alle aspiranti matricole. Selettivo o no? Nazionale? Specifico per Corso di studi, o generale della Facoltà? “È obbligatorio ma non selettivo. Serve per mettere a punto delle attività che prevedano degli obblighi formativi aggiuntivi. Ogni sede può decidere come intervenire nelle situazioni più urgenti. Con l’andare avanti delle riunioni, mi sono sempre più convinto che valutare la qualità delle conoscenze in ingresso, rappresenti uno strumento in più ed un servizio agli studenti, anche per quel 20-30% circa che abbandona dopo il primo anno, senza nemmeno un credito” dice il Preside Roberto Pettorino. Alcune Facoltà di Scienze, come per esempio quella di Trento, hanno introdotto da tempo questa procedura, raccogliendo delle utili statistiche predittorie sui tempi di laurea degli studenti che alla prova si attestano al di sotto di una certa soglia. Lo stesso si fa, ormai da molti anni, ad Ingegneria che, nello stesso giorno, svolge un test di valutazione, obbligatorio, preparato da un consorzio nazionale; chi si colloca in graduatoria al di sotto di una certa soglia, dovrà colmare le carenze attraverso corsi di recupero obbligatori, cui vengono attribuiti dei crediti. Anche la Conferenza dei Presidi di Scienze sta pensando a test nazionali, con le stesse modalità di Ingegneria, magari appoggiandosi anche allo stesso consorzio. “All’inizio, l’orientamento generale era quello di una prova selettiva. Poi in diversi abbiamo insistito per una formula diversa. Alla fine si è deciso che le università disporranno del test come vorranno. Le date fissate, per ora, sono il 10 settembre e il 30 settembre”. Il questionario prevederà 25 domande di Logica, Comprensione del testo e Matematica elementare. Dal confronto emergono la volontà di uniformarsi al modello nazionale ma anche pesanti interrogativi sulle forme di tutorato da mettere punto. L’esperienza più accreditata che fino ad ora ha dato buoni risultati in diversi Corsi di Laurea sembra essere quella del tutorato affidato agli studenti: ragazzi della Specialistica che hanno fatto da guida a matricole e studenti della triennale. C’è anche chi suggerisce delle prove aggiuntive specifiche per i singoli Corsi di Laurea. “Prevedere un test di ingresso non deve essere un modo di scaricarsi la coscienza. Chi ha deficienze deve seguire dei corsi, ma le esperienze del passato sono deludenti e dobbiamo misurare le nostre capacità organizzative. Forse potremmo pubblicare qualche anteprima in rete” suggerisce l’ex Preside Alberto Di Donato. “Mi sembra una delle tante cose inutili che ci stanno facendo fare. Prove aggiuntive? Nelle scuole la Chimica si insegna malissimo, però poi i ragazzi vanno avanti molto bene. Atteniamoci a quello che si fa a livello nazionale e incidiamo sulla nostra didattica” suggerisce la prof.ssa Giuseppina Castronuovo, Presidente del Corso di Laurea in Chimica. “È importante valutare la preparazione degli studenti per poi tenerne conto nella nostra didattica. Nei paesi anglosassoni il tutorato funziona perché è obbligatorio. Per iscriversi ai corsi, c’è bisogno della firma del tutore, che si informa sulle tue basi” dice il prof. Renato Musto. Informatica da alcuni anni svolge già delle prove di valutazione non selettive e i dati rivelano che più della metà degli studenti non raggiunge dei livelli minimi. “Manca la comprensione dell’italiano, ma questo succede anche negli Stati Uniti dove si tengono corsi non solo per stranieri. Io introdurrei dei corsi base con frequenza obbligatoria e verifica costante” suggerisce il prof. Giovanni Criscuolo. “Non possiamo fare esperienze di lettura e comprensione del testo all’università. E poi le prove non possono essere come quelle del passato. Certe volte nemmeno i docenti riescono a rispondere” sostiene il prof. Luigi Maria Ricciardi. “L’insegnamento è una professione per la quale non basta la preparazione disciplinare e i dati ci vedono penalizzati rispetto al Centro-Nord” interviene il prof. Roberto Tortora. Nella platea si affaccia la proposta di introdurre Honour Courses sul modello anglosassone, corsi eccellenti per i migliori. “Negli Stati Uniti l’80% dei maschi universitari non sa leggere Shakespeare. Hanno classi differenziate di serie A, B e C, con insegnanti, colori della pelle e classi sociali, di serie A, B e C. Ho paura di selezioni verticali” interviene la prof.ssa Lucia Simone. “Abbandonare dopo un anno è peggio di eseguire un test e scoprire di avere delle carenze. Troppo spesso gli studenti sono convinti che la triennale sia poco più di un diploma. Noi siamo contenti del tutorato con gli studenti” afferma la prof.ssa Simonetta Bartolucci, Presidente del Corso di Laurea in Biologia Generale e Applicata. “Dobbiamo incidere sull’ultimo anno della scuola e il primo di università e trarre un comportamento virtuoso da un adempimento di legge. Ma a chi lo rivolgiamo? A chi lascia? A chi se la caverebbe anche senza di noi? A quel 70% variamente collocato nella scala della qualità?” dice il prof. Luciano Gaudio, Presidente del Corso di Laurea in Scienze Biologiche. “Il tutorato non serve a chi ha carenze metodologiche. Da noi chi non ha superato lo scritto di Fisica entro l’estate, lavora in gruppo per recuperare. Abbiamo piccoli numeri ed è più semplice. Forse si potrebbero spingere gli studenti con lacune a fare un contratto” suggerisce il prof. Antonino Sciarrino, Presidente del Corso di Laurea in Fisica.
Simona Pasquale
Questione cruciale da decidere in tempi anche abbastanza stretti, la modalità di test di valutazione da sottoporre alle aspiranti matricole. Selettivo o no? Nazionale? Specifico per Corso di studi, o generale della Facoltà? “È obbligatorio ma non selettivo. Serve per mettere a punto delle attività che prevedano degli obblighi formativi aggiuntivi. Ogni sede può decidere come intervenire nelle situazioni più urgenti. Con l’andare avanti delle riunioni, mi sono sempre più convinto che valutare la qualità delle conoscenze in ingresso, rappresenti uno strumento in più ed un servizio agli studenti, anche per quel 20-30% circa che abbandona dopo il primo anno, senza nemmeno un credito” dice il Preside Roberto Pettorino. Alcune Facoltà di Scienze, come per esempio quella di Trento, hanno introdotto da tempo questa procedura, raccogliendo delle utili statistiche predittorie sui tempi di laurea degli studenti che alla prova si attestano al di sotto di una certa soglia. Lo stesso si fa, ormai da molti anni, ad Ingegneria che, nello stesso giorno, svolge un test di valutazione, obbligatorio, preparato da un consorzio nazionale; chi si colloca in graduatoria al di sotto di una certa soglia, dovrà colmare le carenze attraverso corsi di recupero obbligatori, cui vengono attribuiti dei crediti. Anche la Conferenza dei Presidi di Scienze sta pensando a test nazionali, con le stesse modalità di Ingegneria, magari appoggiandosi anche allo stesso consorzio. “All’inizio, l’orientamento generale era quello di una prova selettiva. Poi in diversi abbiamo insistito per una formula diversa. Alla fine si è deciso che le università disporranno del test come vorranno. Le date fissate, per ora, sono il 10 settembre e il 30 settembre”. Il questionario prevederà 25 domande di Logica, Comprensione del testo e Matematica elementare. Dal confronto emergono la volontà di uniformarsi al modello nazionale ma anche pesanti interrogativi sulle forme di tutorato da mettere punto. L’esperienza più accreditata che fino ad ora ha dato buoni risultati in diversi Corsi di Laurea sembra essere quella del tutorato affidato agli studenti: ragazzi della Specialistica che hanno fatto da guida a matricole e studenti della triennale. C’è anche chi suggerisce delle prove aggiuntive specifiche per i singoli Corsi di Laurea. “Prevedere un test di ingresso non deve essere un modo di scaricarsi la coscienza. Chi ha deficienze deve seguire dei corsi, ma le esperienze del passato sono deludenti e dobbiamo misurare le nostre capacità organizzative. Forse potremmo pubblicare qualche anteprima in rete” suggerisce l’ex Preside Alberto Di Donato. “Mi sembra una delle tante cose inutili che ci stanno facendo fare. Prove aggiuntive? Nelle scuole la Chimica si insegna malissimo, però poi i ragazzi vanno avanti molto bene. Atteniamoci a quello che si fa a livello nazionale e incidiamo sulla nostra didattica” suggerisce la prof.ssa Giuseppina Castronuovo, Presidente del Corso di Laurea in Chimica. “È importante valutare la preparazione degli studenti per poi tenerne conto nella nostra didattica. Nei paesi anglosassoni il tutorato funziona perché è obbligatorio. Per iscriversi ai corsi, c’è bisogno della firma del tutore, che si informa sulle tue basi” dice il prof. Renato Musto. Informatica da alcuni anni svolge già delle prove di valutazione non selettive e i dati rivelano che più della metà degli studenti non raggiunge dei livelli minimi. “Manca la comprensione dell’italiano, ma questo succede anche negli Stati Uniti dove si tengono corsi non solo per stranieri. Io introdurrei dei corsi base con frequenza obbligatoria e verifica costante” suggerisce il prof. Giovanni Criscuolo. “Non possiamo fare esperienze di lettura e comprensione del testo all’università. E poi le prove non possono essere come quelle del passato. Certe volte nemmeno i docenti riescono a rispondere” sostiene il prof. Luigi Maria Ricciardi. “L’insegnamento è una professione per la quale non basta la preparazione disciplinare e i dati ci vedono penalizzati rispetto al Centro-Nord” interviene il prof. Roberto Tortora. Nella platea si affaccia la proposta di introdurre Honour Courses sul modello anglosassone, corsi eccellenti per i migliori. “Negli Stati Uniti l’80% dei maschi universitari non sa leggere Shakespeare. Hanno classi differenziate di serie A, B e C, con insegnanti, colori della pelle e classi sociali, di serie A, B e C. Ho paura di selezioni verticali” interviene la prof.ssa Lucia Simone. “Abbandonare dopo un anno è peggio di eseguire un test e scoprire di avere delle carenze. Troppo spesso gli studenti sono convinti che la triennale sia poco più di un diploma. Noi siamo contenti del tutorato con gli studenti” afferma la prof.ssa Simonetta Bartolucci, Presidente del Corso di Laurea in Biologia Generale e Applicata. “Dobbiamo incidere sull’ultimo anno della scuola e il primo di università e trarre un comportamento virtuoso da un adempimento di legge. Ma a chi lo rivolgiamo? A chi lascia? A chi se la caverebbe anche senza di noi? A quel 70% variamente collocato nella scala della qualità?” dice il prof. Luciano Gaudio, Presidente del Corso di Laurea in Scienze Biologiche. “Il tutorato non serve a chi ha carenze metodologiche. Da noi chi non ha superato lo scritto di Fisica entro l’estate, lavora in gruppo per recuperare. Abbiamo piccoli numeri ed è più semplice. Forse si potrebbero spingere gli studenti con lacune a fare un contratto” suggerisce il prof. Antonino Sciarrino, Presidente del Corso di Laurea in Fisica.
Simona Pasquale