L’assioma per cui leggere molto vuol dire automaticamente saper scrivere è vero, ma solo in parte. Fatto sta che molti studenti universitari hanno serie difficoltà nel mettere inchiostro su carta e la questione fu evidenziata già dal linguista Tullio de Mauro, che, come ricorda la prof.ssa Luciana Guida,
“ha sollevato più volte il problema dell’analfabetismo funzionale e durante il suo Ministero ha lanciato un programma di formazione dei docenti sulle competenze di scrittura. Il programma non durò molto perché terminarono i fondi, ma una buona parte di noi vi partecipò e questo ha rappresentato un primo passo verso la formazione delle nuove generazioni di docenti e di studenti”. Dietro questi stimoli, in collaborazione con la cattedra di Metodologie e Critica dell’Arte della prof.ssa Nina Vargas, è stato attivato presso la Facoltà di Lettere il seminario di scrittura per la preparazione della tesi di laurea. “Si tratta di un tipo di formazione che viene offerta diffusamente ed in forme curriculari già in altri atenei italiani – spiega la prof. ssa Guida, docente della Facoltà e curatrice del ciclo seminariale – L’idea è nata da una riflessione portata avanti con la prof.ssa Vargas su quelle che sono le difficoltà, ormai di dominio pubblico, che hanno i ragazzi nella scrittura”. L’obiettivo del seminario, che già ha avuto una prima edizione nel primo semestre del
2016-17, è quindi quello di dare agli studenti, in particolare a coloro in procinto di stendere la tesi di laurea Magistrale, gli strumenti necessari per una corretta composizione. Ma quali sono le lacune principali? Come colmarle? “I deficit sono quelli legati innanzitutto alla povertà lessicale, ma – spiega la prof.ssa Guida – si attraversano tutte le fasi della scrittura: dagli errori grammaticali all’ortografia e la sintassi. Inoltre, quello che colpisce nel momento della stesura della tesi, legata alla necessità di una scrittura accademica che dovrebbe avere un certo rilievo, è proprio l’incapacità di ampliare il periodo, di far fluire il pensiero e dargli corpo nella scrittura. L’aspetto macroscopico è quindi il trasferimento del parlato nello scritto, che, in particolare in un tipo di scrittura elevata come quella accademica, stride e rende evidente la stonatura. La difficoltà sta anche nella costruzione dei periodi: noi, rispetto ad altri Paesi come quelli anglosassoni, abbiamo ancora la tradizione umanistica del saggio, con un pensiero costruito e una sintassi articolata e complessa, dove la mancanza di capacità di scrittura è ancora più evidente”. Le cause sono da ritrovare nello scarso esercizio e nelle letture mal fatte: “In realtà, il luogo comune per cui per saper scrivere basta leggere è chiaramente da sfatare. Tanti ragazzi amano leggere ma non per questo scrivono bene. Perché la lettura giovi alla scrittura deve essere una lettura consapevole. Infatti, uno degli esercizi che svolgiamo durante il corso è proprio l’analisi
dei testi scritti, di tutti i passaggi e del linguaggio usato. La consapevolezza dello scrivere è il messaggio più importante che vogliamo dare: scrivere è un’azione complessa che richiede una distensione del pensiero, che sia anche graduale e proceda per blocchi coesi, e una vera e propria strategia, che va attuata attraverso i giusti strumenti linguistici. Se si analizza un buon testo, ad esempio, ci si rende conto di quanto lessico che si conosce non si usa, o di come esista la varietà dell’enunciato. Un altro esercizio con i ragazzi consiste nel fare liste di vocaboli da non usare perché diventano usurati.
Altri stimoli arrivano, poi, dagli stessi studenti. I ragazzi sono entusiasti di questa attività e molti, tra coloro che hanno seguito nel primo semestre, sono venuti anche per questo secondo ciclo”. È un gruppo di circa 20 studenti, abbastanza fluido e a cui si è ancora in tempo per aggregarsi recandosi il giovedì alle 10.30 in aula C, composto per lo più da studenti Magistrali. “Si tratta di un seminario che ha una forma che potremmo definire laboratoriale, per cui ai ragazzi è lasciata libertà di frequenza. Ciò che cerchiamo di creare è una dinamica più vicina al dialogo che alla lezione frontale. Li aiutiamo non solo nella composizione delle schede di lettura dei saggi che spesso gli vengono assegnati per la preparazione della tesi, e nella composizione della tesi stessa, ma soprattutto vogliamo dargli le giuste competenze per un uso corretto della lingua nella scrittura da utilizzare nella loro vita futura”.
“ha sollevato più volte il problema dell’analfabetismo funzionale e durante il suo Ministero ha lanciato un programma di formazione dei docenti sulle competenze di scrittura. Il programma non durò molto perché terminarono i fondi, ma una buona parte di noi vi partecipò e questo ha rappresentato un primo passo verso la formazione delle nuove generazioni di docenti e di studenti”. Dietro questi stimoli, in collaborazione con la cattedra di Metodologie e Critica dell’Arte della prof.ssa Nina Vargas, è stato attivato presso la Facoltà di Lettere il seminario di scrittura per la preparazione della tesi di laurea. “Si tratta di un tipo di formazione che viene offerta diffusamente ed in forme curriculari già in altri atenei italiani – spiega la prof. ssa Guida, docente della Facoltà e curatrice del ciclo seminariale – L’idea è nata da una riflessione portata avanti con la prof.ssa Vargas su quelle che sono le difficoltà, ormai di dominio pubblico, che hanno i ragazzi nella scrittura”. L’obiettivo del seminario, che già ha avuto una prima edizione nel primo semestre del
2016-17, è quindi quello di dare agli studenti, in particolare a coloro in procinto di stendere la tesi di laurea Magistrale, gli strumenti necessari per una corretta composizione. Ma quali sono le lacune principali? Come colmarle? “I deficit sono quelli legati innanzitutto alla povertà lessicale, ma – spiega la prof.ssa Guida – si attraversano tutte le fasi della scrittura: dagli errori grammaticali all’ortografia e la sintassi. Inoltre, quello che colpisce nel momento della stesura della tesi, legata alla necessità di una scrittura accademica che dovrebbe avere un certo rilievo, è proprio l’incapacità di ampliare il periodo, di far fluire il pensiero e dargli corpo nella scrittura. L’aspetto macroscopico è quindi il trasferimento del parlato nello scritto, che, in particolare in un tipo di scrittura elevata come quella accademica, stride e rende evidente la stonatura. La difficoltà sta anche nella costruzione dei periodi: noi, rispetto ad altri Paesi come quelli anglosassoni, abbiamo ancora la tradizione umanistica del saggio, con un pensiero costruito e una sintassi articolata e complessa, dove la mancanza di capacità di scrittura è ancora più evidente”. Le cause sono da ritrovare nello scarso esercizio e nelle letture mal fatte: “In realtà, il luogo comune per cui per saper scrivere basta leggere è chiaramente da sfatare. Tanti ragazzi amano leggere ma non per questo scrivono bene. Perché la lettura giovi alla scrittura deve essere una lettura consapevole. Infatti, uno degli esercizi che svolgiamo durante il corso è proprio l’analisi
dei testi scritti, di tutti i passaggi e del linguaggio usato. La consapevolezza dello scrivere è il messaggio più importante che vogliamo dare: scrivere è un’azione complessa che richiede una distensione del pensiero, che sia anche graduale e proceda per blocchi coesi, e una vera e propria strategia, che va attuata attraverso i giusti strumenti linguistici. Se si analizza un buon testo, ad esempio, ci si rende conto di quanto lessico che si conosce non si usa, o di come esista la varietà dell’enunciato. Un altro esercizio con i ragazzi consiste nel fare liste di vocaboli da non usare perché diventano usurati.
Altri stimoli arrivano, poi, dagli stessi studenti. I ragazzi sono entusiasti di questa attività e molti, tra coloro che hanno seguito nel primo semestre, sono venuti anche per questo secondo ciclo”. È un gruppo di circa 20 studenti, abbastanza fluido e a cui si è ancora in tempo per aggregarsi recandosi il giovedì alle 10.30 in aula C, composto per lo più da studenti Magistrali. “Si tratta di un seminario che ha una forma che potremmo definire laboratoriale, per cui ai ragazzi è lasciata libertà di frequenza. Ciò che cerchiamo di creare è una dinamica più vicina al dialogo che alla lezione frontale. Li aiutiamo non solo nella composizione delle schede di lettura dei saggi che spesso gli vengono assegnati per la preparazione della tesi, e nella composizione della tesi stessa, ma soprattutto vogliamo dargli le giuste competenze per un uso corretto della lingua nella scrittura da utilizzare nella loro vita futura”.