Diversi gli studenti interessati al seminario, che raccontano le loro ambizioni e la percezione della Facoltà durante il percorso universitario. “Provengo dall’Università di Salerno e ho dovuto integrare diversi crediti per iscrivermi alla Federico II, ma ne è valsa la pena. La Facoltà di Farmacia qui è ben organizzata, ci sono aule ultramoderne e luoghi d’incontro, come il bar”, afferma Enrica Landieri, studentessa del terzo anno. Gli esami che le hanno dato maggiori soddisfazioni: “Farmacologia, ovvero lo studio dei farmaci, come vengono somministrati e quando, e Anatomia”. Il suo sogno: “impiegarmi nel mondo della cosmesi. Sono sicura di non poterlo fare qui in Italia, cerco infatti un’opportunità in Europa”. Melania Cecere, al quarto anno, condivide la passione di Enrica per il mondo della cosmetica, ed è altrettanto soddisfatta dell’ambiente che si respira in Facoltà. “Siamo molto seguiti, i docenti sempre disponibili e i corsi ben organizzati. Ho tentato di entrare a Medicina solo il primo anno, poi ho capito che Farmacia è la strada per me”. Il collega Gerardo Di Girolamo si sofferma sull’importanza dei laboratori di Analisi Chimica e Tecnica Farmaceutica: “Grazie ai laboratori siamo in grado di preparare farmaci, sciogliere un principio attivo in una polvere, comprendere come si miscelano i composti e quali sono le giuste proporzioni da utilizzare”.
Una voce fuori dal coro, rispetto all’entusiasmo generale, quella di Ermenegildo D’Angelo, al quarto anno di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche: “Innanzitutto vorrei parlare degli appelli e delle sessioni, che si sono ridotte di anno in anno, fino a contarne solo tre. Le strutture, inoltre, sono belle da vedere, ma non sufficienti a contenere tutti gli studenti. Infatti, spesso le aule sono sovraffollate”. Il ragazzo si scaglia contro il numero chiuso, procedura a suo parere non idonea alla selezione: “I quiz non sono tutti attinenti agli argomenti che si affronteranno nel percorso di studi per alcune Facoltà. Per Farmacia rilevo una certa attinenza, ma, allo stesso tempo, non si può escludere il genio di un domani solo perché ha totalizzato un punteggio basso al test. Lo studente deve essere libero di scegliere e sperimentare, se questa è davvero la strada giusta per lui”. Squilibrio tra i programmi di studio e il mondo del lavoro: “Studiamo gli stessi argomenti di cento anni fa. Addirittura, abbiamo sostenuto un esame su un farmaco che non è più in commercio dal 1918. Come speriamo, allora, di avere un’esperienza pratica che ci prepari al mondo del lavoro?”. Anche riguardo ai laboratori c’è qualcosa che non quadra: “Erano all’avanguardia quando la struttura è stata costruita, ma oggi dovrebbero essere rinnovati”. Un punto a favore lo registra la preparazione dei docenti. “Estremamente preparati, ad esempio, il prof. Ettore Novellino e Francesco Barbato, che insegnano al Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica”. Anche Ermenegildo è convinto che dovrà cercare lavoro all’estero: “Sarebbe opportuno recarsi in Asia, dove l’economia sta crescendo, ma io preferisco inseguire il sogno americano”.
Una voce fuori dal coro, rispetto all’entusiasmo generale, quella di Ermenegildo D’Angelo, al quarto anno di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche: “Innanzitutto vorrei parlare degli appelli e delle sessioni, che si sono ridotte di anno in anno, fino a contarne solo tre. Le strutture, inoltre, sono belle da vedere, ma non sufficienti a contenere tutti gli studenti. Infatti, spesso le aule sono sovraffollate”. Il ragazzo si scaglia contro il numero chiuso, procedura a suo parere non idonea alla selezione: “I quiz non sono tutti attinenti agli argomenti che si affronteranno nel percorso di studi per alcune Facoltà. Per Farmacia rilevo una certa attinenza, ma, allo stesso tempo, non si può escludere il genio di un domani solo perché ha totalizzato un punteggio basso al test. Lo studente deve essere libero di scegliere e sperimentare, se questa è davvero la strada giusta per lui”. Squilibrio tra i programmi di studio e il mondo del lavoro: “Studiamo gli stessi argomenti di cento anni fa. Addirittura, abbiamo sostenuto un esame su un farmaco che non è più in commercio dal 1918. Come speriamo, allora, di avere un’esperienza pratica che ci prepari al mondo del lavoro?”. Anche riguardo ai laboratori c’è qualcosa che non quadra: “Erano all’avanguardia quando la struttura è stata costruita, ma oggi dovrebbero essere rinnovati”. Un punto a favore lo registra la preparazione dei docenti. “Estremamente preparati, ad esempio, il prof. Ettore Novellino e Francesco Barbato, che insegnano al Dipartimento di Chimica Farmaceutica e Tossicologica”. Anche Ermenegildo è convinto che dovrà cercare lavoro all’estero: “Sarebbe opportuno recarsi in Asia, dove l’economia sta crescendo, ma io preferisco inseguire il sogno americano”.