Spauracchio Diritto Commerciale?

Diritto Commerciale è lo spauracchio degli studenti di Giurisprudenza. Non soltanto della Vanvitelli ma di chiunque, allievo o ex allievo, abbia avuto  contatto con la materia. La ragione sarebbe da ascrivere all’estraneità dell’argomento in sé rispetto agli strumenti posseduti dagli studenti, così come spiega il prof. Mario Campobasso, il quale, insieme al prof. Massimo Rubino De Ritis, è titolare della cattedra divisa in due parti: Diritto Commerciale 1 e 2. “Se uno studente si confronta con la disciplina dell’omicidio – spiega il prof. Campobasso – questi non troverà particolari difficoltà, in quanto vi è almeno un’iniziale conoscenza rispetto all’argomento trattato. Se, invece, la spiegazione si estende alle tipologie di investimento in borsa o alle possibilità di finanziamento di un’azienda, il discorso cambia. Si tratta di una realtà che di fatto lo studente non conosce e può incontrare delle difficoltà proprio per questa ragione, problematica connessa anche a tutta la parte antecedente la disciplina”. È indubbio, insomma, che la materia abbia una propria tecnicità, motivo per cui molti sono gli studenti che hanno scelto di posticipare l’esame a fine carriera. Nulla di più errato. “È una scelta che non consiglio. Personalmente, raccomando agli studenti di seguire le attività didattiche che organizziamo ed avere fiducia in noi. Spesso lo studente di Giurisprudenza tende ad essere autodidatta. Senza avere rapporti con il docente, però, diventa molto più difficile orientarsi nella materia”. Un consiglio ulteriore è anche quello di rispettare il piano di studi, sostenendo gli esami così come vengono proposti nel programma accademico: “Se il Dipartimento ha ideato una data successione, lo ha fatto avendo dalla sua delle valide motivazioni”. Il Manifesto degli studi “è stato realizzato come un vero e proprio piano di accrescimento del sapere dello studente che, via via, va affinando le proprie categorie giuridiche. C’è quindi un significato dietro un percorso da seguire”.
Il 19 febbraio sono partiti i corsi di Diritto Commerciale, la frequenza è caldamente consigliata. “Bisogna che gli studenti si affidino a noi – l’invito del prof. Campobasso – perché siamo in grado di aiutarli. Auspichiamo che gli esami si sostengano quanto prima, in quanto molto spesso, a lungo termine, la concentrazione va poi scemando. Coloro che lo hanno fatto sono riusciti ad ottenere validi risultati, usufruendo anche degli aiuti che il Dipartimento mette a disposizione”. In primo luogo, dunque, la frequenza ai corsi universitari, ma non solo. “Vi sono una serie di servizi che vanno modulati in base all’esigenza degli allievi: lezioni frontali, ricevimenti, corsi di recupero. E ancora, classi di ripetizioni, sino a giungere ad un tutor che valuta ed aiuta lo studente ad organizzare lo studio. Chi ha fiducia in noi riesce a superare, anche con risultati brillanti, l’esame”. In diversi casi, attraverso l’attività didattica, “riusciamo anche a produrre più di un semplice interesse nello studente: una passione – conclude il docente – che può trasformarsi anche in una tesi di laurea”.
Pagine e crediti 
formativi
Sulla mancata corrispondenza fra pagine e crediti formativi, questione emersa in occasione della riunione fra Rettore e studenti che si è tenuta qualche settimana fa, interviene il prof. Massimo Rubino De Ritis. Afferma: “Quando nel 2006, anno in cui feci il mio ingresso da docente alla Vanvitelli, non c’era un limite di 50 pagine per ciascun credito formativo, il programma  di Diritto Commerciale prevedeva tre manuali, ognuno riguardante un ambito: impresa, società, procedure concorsuali. Quando, poi, è stato fissato questo limite, mi sono attenuto ad un manuale di 350 pagine, così da offrire agli studenti la possibilità di studiare da un manuale sintetico. Anche chi, per propria volontà, continua a studiare sui precedenti testi, ha ottenuto alcuni sconti in termini di paragrafi. Ovvio che non potrei sottrarre i contratti bancari o le procedure concorsuali, ad esempio, in quanto non fornirei agli studenti alcuno strumento utile per il loro futuro. Lo studente è pertanto libero di scegliere ed organizzare come meglio crede l’esame”. Ma qual è allora la maggiore difficoltà incontrata dagli studenti? “Gli studenti prenotati agli appelli sono già fuoricorso. Dai colloqui con i miei allievi – afferma il docente – ho avuto modo di riscontrare alcune costanti. Al primo anno lo studente che  passa da una realtà liceale ad una accademica incontra delle difficoltà e non riesce a sostenere tutti gli esami previsti. Inizia, pertanto, il secondo anno già con qualche esame in debito. Così posticipano Diritto Commerciale 1 e Avanzato a conclusione del Corso di studi, in quanto esami con una loro tecnicità e per questo possono risultare più complessi. Una conferma arriva proprio dalla presenza di numerosi fuoricorso nella lista dei prenotati. Il problema, pertanto, non è causato da noi docenti, è già esistente, ed è insito nell’approccio con la materia”.
Con il prof. Rubino De Ritis un inciso sul futuro professionale dei laureati: “Ritengo che sia ancora esistente un mercato professionale per i giuristi. Giurisprudenza, però, dovrebbe essere meno letteraria e più tecnica, così da facilitare l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro, che magari possono dirsi a disposizione della media e piccola impresa italiana”. Dunque, nel mondo del lavoro si entra anche grazie ad un bagaglio di conoscenze tecniche importanti che, secondo il docente, sono da ascriversi ad un sapere specialistico. “Il nostro contesto vive di una elevata specializzazione. Certo, la preparazione di base è comunque importante ma potrebbe essere utile suddividere i percorsi. Quando mi iscrissi alla Facoltà di Giurisprudenza scelsi un piano di studi giuridico-finanziario in quanto già avevo ben chiara la mia strada. Poi, assistendo alle lezioni, mi innamorai dal punto di vista intellettuale del mio docente, Gianfranco Campobasso. Insomma, ritengo che le passioni verso un settore vadano curate sin da subito. Un laureato in Ingegneria Navale, ad esempio, dopo cinque anni, terminati gli studi, è già pronto per dirigere il cantiere di recupero di una nave in mare: questo perché ha compiuto un percorso formativo che gli ha garantito gli strumenti per essere specializzato in uno specifico indirizzo. È assurdo, invece, che uno studente di Giurisprudenza dopo cinque anni debba continuare con Master e corsi per specializzarsi in un ramo specifico e poi arrivare in età avanzata ad affermarsi nel proprio lavoro”. 
L’Università, conclude il docente, deve essere aperta a tutti, anzi è necessario che “i docenti si dedichino soprattutto a coloro i quali incontrano maggiore difficoltà nel percorso, avendo rispetto anche e soprattutto della propensione di ciascuno studente”. Insomma, sarebbe bene evitare comportamenti simili a quelli delle associazioni sportive – mondo che il prof. De Ritis conosce molto bene perché pratica con passione il Triathlon, attività che combina nuoto, bicicletta e corsa – che curano solo l’agonistica nella speranza di poter plasmare un futuro campione.
Maria Teresa Perrotta
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