Statistica con il prof. Santoro, un docente esigente

Su di lui è possibile raccogliere in giro le opinioni più disparate. I ragazzi del nuovo ordinamento si lamentano del suo programma di insegnamento, che ritengono essere ancora troppo corposo per una materia da 6 crediti quale è diventata Statistica, mentre i fuori corso del vecchio ordinamento lo prendono per quello che è, ossia un docente “vecchio stampo” che dà molto ed esige molto. C’è chi lo apprezza moltissimo per il suo rigore e chi spera che vada in pensione presto. Il prof. Vincenzo Santoro in pensione potrebbe già esserci da un po’, con i suoi quarant’anni e passa di didattica a tempo pieno tra la Federico II, l’Università di Cambridge e la Parthenope. Sono stati suoi allievi l’attuale Preside della Facoltà di Economia della Parthenope, prof. Claudio Quintano, e l’ex Direttore del Dipartimento di Statistica della Federico II, prof. Carlo Natale Lauro. “Il primo marzo del 1963 ero già in aula a fare lezione – dice- avevo 24 anni. Faccia i conti e scopra quanti anni ho. Io non vado ancora in pensione proprio perché amo gli studenti”. Facciamo i conti: 67 anni, giusto? Con il prof. Santoro è essenzialmente questione di conti, che tornano su tutto, a partire dal programma d’esame. Professore, i ragazzi del nuovo ordinamento ritengono che il suo programma di Statistica sia ancora troppo ampio. “Non è così. Nel nuovo programma ci sono i due terzi del vecchio programma. Le faccio vedere”. Mostra un libro di teoria, in parte costituito dalle fotocopie dei lucidi che spiega a lezione, lo apre partendo dal retro e indica le pagine dell’indice. “Vede? La prima parte indica argomenti che devono studiare tutti, sia i ragazzi del nuovo che quelli del vecchio ordinamento. Della seconda parte, gli allievi del nuovo ordinamento sono tenuti a studiare solo la metà degli argomenti. E’ semplice, se lei prende il programma e lo divide per tre, troverà che i nuovi studenti portano all’esame solo i due terzi di esso. Due per tre fa sei, no?”. I sei crediti di Statistica generale, appunto. Tant’è che per gli allievi del vecchio ordinamento il professore sta tenendo delle lezioni integrative, dato che il corso ufficiale si ferma troppo presto per loro. “Sono lezioni che tengo gratis – sottolinea- proprio per supportare i fuori corso”. I testi utilizzati per l’esame, sia la teoria che l’eserciziario, sono lo strumento di cui il prof. Santoro si serve per rispondere alle domande di quest’intervista. Alcuni studenti se ne lamentano sostenendo che la grafia con cui è scritto il libro di teoria non è leggibile. Ma il professore lo sfoglia e dice: “i ragazzi che non studiano danno un’occhiata sommaria al testo e quando arrivano a queste pagine si spaventano perché le trovano incomprensibili. E’ naturale, perché le pagine scritte con la mia grafia non sono altro che le fotocopie dei lucidi che spiego a lezione. Se uno non segue, è logico che non le capisce. Altrimenti, deve leggere pure le pagine che le precedono”. Mostra delle pagine in carattere a stampa. 
“Un minimo di 
logica matematica” occorre
Professore, quando e perché gli studenti vanno male in Statistica? “La cosa assolutamente sbagliata è venire all’esame e ripetere le cose a memoria. Chi ha capito la materia sa anche spiegarla. Faccio sempre l’esempio del telegiornale. Chiedo di mettersi nei panni di un giornalista mezzobusto che deve illustrare agli italiani una tabella dell’Istat. Se lo studente mi ripete una filastrocca a memoria, gli dico: ‘credi che tua nonna o tua zia avrebbero capito quello che hai detto?’ ”. Qual è il rapporto della statistica con la matematica? “La statistica è lo studio quantitativo dei fatti della vita, un minimo di logica matematica bisogna averla”. E’ vero che agli esami lei guarda il voto che i candidati hanno preso in Matematica? “Certo, ma solo dopo aver già messo il voto. E si scoprono cose sgradevoli: non si riesce a capire come uno che ha preso 30 e lode in matematica poi non sappia svolgere neppure una derivata. Per fortuna questi casi non sono la regola”. I suoi studenti possono scegliere se sostenere l’esame solo in forma orale oppure in forma scritta e orale. Perché? “E’ una decisione che ho preso quando mi sono reso conto che lo scritto fa impressione a parecchi. Così ho dato la possibilità di scegliere se farlo o no, tanto il contenuto di scritto e orale è sempre lo stesso, si deve costruire un ragionamento statistico partendo dai dati che fornisco nel compito per lo scritto o nel testo per l’orale. E’ una scelta che non influisce minimamente sul voto”. Il professore stavolta apre l’eserciziario. Prende una pagina a caso, c’è una tabella di fonte Istat: Le interruzioni di gravidanza. Sulla base di quei dati è possibile svolgere delle indagini. “Chi ha studiato sa portare avanti un ragionamento”. 
Professore, ci è rimasto un po’ male per gli studenti che chiedono quando andrà in pensione? “Ma no, i ragazzi dicono tante cose. La prossima volta le farò vedere i biglietti che mi scrivono dopo la laurea, in cui mi ringraziano per le cose che gli ho insegnato sulla vita: li conservo tutti. Conservo anche gli spogli delle interrogazioni con le domande. Danno la misura di quanto è cambiata negli anni la valutazione”. Lei ha fama di essere sempre molto esigente. “Abbiamo aumentato la percentuale di promossi. Io penso di essere diventato un po’ più indulgente, mi sono adeguato al cambiamento”. E di questo cambiamento cosa pensa? “Prima l’insegnamento della Statistica richiedeva due anni. Poi si è passati a un anno. Oggi, 24 lezioni. Non so se è un bene per gli studenti”.  
Sara Pepe
- Advertisement -




Articoli Correlati