Statuto, i membri della Commissione incontrano la Facoltà

Un’abitudine del passato, quella delle riunioni aperte, riportata in auge dalla delicatezza del momento. Subito dopo il Consiglio di Facoltà dell’11 marzo,  Ingegneria si è riunita per discutere le questioni cruciali con i suoi due rappresentanti presso la Commissione Statuto, i docenti Bruno Montella e Antonio Moccia. È quest’ultimo ad introdurre all’aula i principi e gli aspetti più interessanti e innovativi in termini di gestione universitaria, introdotti dalla riforma Gelmini. “Fra le linee guida da formalizzare ci sarà il massimo trasferimento delle autonomie decisionali e della responsabilità alle strutture periferiche in materia di gestione, amministrazione, reclutamento e progressione di carriera”, dice il prof. Moccia. Le Scuole (strutture di raccordo tra i Dipartimenti), per esempio, potrebbero diventare organi di coordinamento della didattica ed avere rappresentanti in Consiglio di Amministrazione. Il dibattito è intenso e ricco di contributi, divisi fra la necessità di recuperare efficienza (“non facciamo diventare lo Statuto un elenco di principi generali che demanda a regolamenti successivi. Si rischia di avere, in seguito, un tempo di discussione indefinito”, fa notare il prof. Massimo D’Apuzzo) e la preoccupazione per la direzione da prendere (“non c’è niente di buono nel passato? Ho paura delle istituzioni che, nel cambiare, non tengono conto delle proprie tradizioni, imitando modelli insostenibili”, obietta il prof. Pasquale Erto). I timori relativi ad una reale partecipazione collegiale e trasparente sono molto forti: “forse dovremmo ripartire dal basso raccogliendo idee dalle persone. Qual è il percorso del denaro?” (prof. Antonello Cutolo); “la legge stabilisce una dicotomia fra didattica e ricerca, ma la base deve essere presente nel momento costitutivo, per sorvegliare sulle deleghe relative al reclutamento” (prof. Nino Grizzuti); “si tratta di una riforma fortemente piramidale e dirigista; le deleghe si danno solo dopo aver preso delle decisioni, ma noi facciamo al contrario. Il passo successivo può solo essere il dispotismo, sperando che sia illuminato” (prof. Antonio Sforza). Diverse anche le opinioni sull’identità: “noi, forse, dovremmo fare, da soli, una Scuola” (prof. Luciano Rosati); “apriamo ad altri soggetti con i quali fondare una Scuola. È ancora in vigore una legge sulle separazioni organiche dei mega Atenei” (prof. Giuseppe Gentile). Le conclusioni sono affidate al prof. Montella. “La legge stabilisce che le funzioni siano centralizzate, per massimizzare le efficienze ed eliminare le criticità – dice – Per quanto riguarda il denaro, lo attribuirà il Consiglio di Amministrazione ai settori in funzione delle risultanze del Nucleo di Valutazione. È una riforma dirigista, lo sappiamo, perché il Consiglio di Amministrazione può fare quasi tutto”. Acqua sul fuoco anche sui temi dell’identità e delle Scuole: “la nostra Facoltà e Medicina racchiudono all’incirca milleseicento persone. Il resto dell’Ateneo è costituito da un altro migliaio di docenti, ci sono i numeri per formare un numero contenuto di Scuole, lasciando dei forti poli di attrazione. Il problema è, semmai, capire cosa cambierà nei problemi quotidiani”.
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